“Uniti siamo forti”. Con queste parole il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha concluso il tradizionale discorso di fine anno agli italiani, tornando su un tema a lui molto caro: l’unità d’intenti, richiamando tutti a fare del proprio meglio per il bene della Repubblica, sottolineando che solo così gli italiani possono trovare la forza per affrontare le sfide del presente e costruire un futuro migliore. Dal Quirinale, in piedi con un albero di Natale sullo sfondo, Mattarella ha trattato di vari temi: guerre, violenza sulle donne, disagi nelle periferie, disuguaglianze nei posti di lavoro, disorientamento dei giovani, diritti umani negati.
Motivi d’angoscia
“Ci prepariamo a festeggiare il nuovo anno, nella speranza si aprano giorni positivi. Ma non possiamo distogliere il pensiero rispetto a quello che sta succedendo intorno a noi. Sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità. Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana” sono state le prime parole del Presidente che si è detto speranzoso che il 2024 possa portare aria nuova, a partire dalla pace. Uno dei punti focali del discorso è stato il netto rifiuto delle guerre e l’urgente richiesta di sviluppare una cultura di pace. Mattarella ha evidenziato l’angoscia per la violenza diffusa che si manifesta tra gli Stati, nella società, nelle strade e nelle scene di vita quotidiana. Ha sottolineato che la pace non è un concetto astratto, ma un esercizio di realismo vitale per affrontare le crisi potenzialmente devastanti per il futuro dell’umanità. Il discorso del Capo dello Stato ha evidenziato la sua preoccupazione per la situazione internazionale, con una menzione specifica all’invasione russa in Ucraina e a quanto sta accadendo in Medio Oriente con “vittime inermi”. Mattarella ha sottolineato la necessità di porre fine alle guerre e ha esortato i governi a perseguire attivamente la pace.
L’amore è un dono
Rivolgendosi ai giovani, il Capo dello Stato ha toccato il tema dell’amore, esortando i ragazzi a comprendere che questo sentimento è un dono, non un possesso. Ha criticato le manifestazioni di violenza verbale e odio online, evidenziando l’importanza di coltivare una cultura basata sul rispetto reciproco. “Vediamo, e incontriamo, la violenza anche nella vita quotidiana. Anche nel nostro Paese. Quando prevale la ricerca, il culto della conflittualità. Piuttosto che il valore di quanto vi è in comune; sviluppando confronto e dialogo. La violenza. Penso a quella più odiosa sulle donne”. E ancora: “Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete. Penso alla violenza che qualche gruppo di giovani sembra coltivare, talvolta come espressione di rabbia. Penso al risentimento che cresce nelle periferie. Frutto, spesso, dell’indifferenza; e del senso di abbandono”. Quindi l’appello: “Vorrei rivolgermi ai più giovani. Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”.
Il lavoro che manca
Anche il lavoro è un tema citato dal Presidente nel suo discorso. Tra i problemi che assillano le famiglie, ha detto, c’è “il lavoro che manca. Pur in presenza di un significativo aumento dell’occupazione. Quello sottopagato. Quello, sovente, non in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti. Il lavoro, a condizioni inique, e di scarsa sicurezza. Con tante, inammissibili, vittime”. Il Capo dello Stato ha quindi citato le “immani, differenze di retribuzione tra pochi superprivilegiati e tanti che vivono nel disagio”.
Mattarella ha anche affrontato questioni cruciali come l’evasione fiscale, condannandola come un fenomeno che riduce la sicurezza sociale e ostacola lo sviluppo del Paese. Ha denunciato le liste d’attesa nella sanità, definendo i tempi inaccettabilmente lunghi e sottolineando la necessità di affrontare efficacemente questa problematica. Ha quindi sottolineato l’importanza dell’esercizio del diritto di voto come strumento per definire la strada da percorrere, ribadendo che è il voto libero che decide, superando l’indifferenza verso sondaggi e social media.
Cultura di pace
Il Presidente ha affrontato tematiche cruciali come le liste d’attesa per le cure sanitarie, definendole “inaccettabilmente lunghi”, e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di costruire una cultura di pace, sottolineando che non è un astratto buonismo ma un esercizio di realismo. Ha sottolineato successivamente l
Sulla crisi climatica e l’impegno delle nuove generazioni: “Rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti. Un disorientamento che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale”.
Il Presidente ha concluso il suo messaggio citando esempi positivi di solidarietà e impegno civile nel Paese, esortando tutti a partecipare attivamente per costruire un futuro migliore per l’Italia.