sabato, 18 Gennaio, 2025
Energia

Fonderie italiane in affanno. Assofond: il peso dell’energia e i vantaggi di Francia e Germania

Le fonderie italiane hanno fatto segnare una riduzione della produzione nel terzo trimestre dell’anno. Lo sottolinea l’indagine congiunturale del Centro Studi di Assofond – l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane – sui dati relativi al periodo luglio-settembre 2023. Si tratta del secondo trimestre consecutivo di contrazione per il settore, i cui livelli produttivi si sono ridotti del -5,6% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Produzione e fatturato

Nel terzo trimestre la variazione congiunturale della produzione (in tonnellate) si è attestata al -14,3% rispetto al secondo trimestre. Il dato, va detto, risente pesantemente del minor numero di giorni lavorati nel trimestre, che include il mese di agosto nel quale, storicamente, si concentrano prolungate fermate produttive per le ferie estive e le manutenzioni programmate degli impianti. Più significativo è quindi il confronto con lo stesso periodo del 2022, il cui dato è decisamente meno negativo ancorché in riduzione: la variazione tendenziale è infatti stata del -5,6%.
L’82,5% delle imprese che hanno risposto al questionario ha segnalato un calo della produzione ma, a conferma di quanto evidenziato più sopra, oltre il 50% delle risposte indica come principale motivazione della performance proprio il minor numero di giorni lavorati; tuttavia, anche le commesse e gli ordini acquisiti sono in diminuzione nel 38,6% delle risposte. Anche dal punto di vista del fatturato la dinamica è simile: calo congiunturale del 14,8% rispetto al trimestre precedente, che si riduce al -6,6% se invece si confrontano i ricavi del periodo luglio-settembre con quelli dello stesso trimestre dell’anno scorso.

Dinamiche settoriali

Il segno negativo nella dinamica della produzione accomuna i due raggruppamenti nei quali si suddivide tradizionalmente il settore delle fonderie: quello dei metalli ferrosi, cioè ghisa e acciaio, e quello dei metalli non ferrosi, cioè alluminio, zinco, rame e altre leghe. La tendenza al ribasso è più marcata nelle fonderie non ferrose (-10,5%, contro il -3,8% di quelle ferrose), ma, sulla congiuntura, la dinamica negativa è più accentuata su queste ultime (-15,1%). Il calo delle fonderie di metalli ferrosi, invece, si ferma al -4,6%.

Controtendenza: fonderie acciaio

La performance meno negativa dei ferrosi rispetto ai non ferrosi si deve principalmente all’andamento delle fonderie di acciaio, che fanno segnare risultati positivi a livello tendenziale sia per produzione (+16% rispetto allo stesso trimestre del 2022) sia per fatturato (+19,2% sempre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Questa dinamica può dipendere dal fatto che una quota parte dei prodotti realizzati da queste aziende è destinata ai cosiddetti settori difensivi o anticiclici (che si contrappongono, cioè, a quelli che hanno natura ciclica). Si tratta di settori industriali che reggono meglio in fasi di rallentamento o durante una recessione, ma di contro hanno performance meno brillanti in fasi di recupero o di espansione dell’economia. Ciò nondimeno, anche per le fonderie di acciaio la congiuntura è negativa (per via, come detto, principalmente del minor numero di giorni lavorati) e la curva della tendenza inverte la rotta rispetto all’andamento del secondo trimestre.

Penalizzati da costo energia

“La fase di rallentamento iniziata in primavera si conferma anche nel terzo trimestre – sottolinea il presidente di Assofond Fabio Zanardi – in linea con la dinamica di generale debolezza che contraddistingue l’economia italiana ed europea in generale. Nonostante il ritracciamento rispetto ai massimi del 2022, il peso dei costi energetici continua a essere significativo se confrontato con gli standard del periodo precrisi e – soprattutto – con quello dei nostri più diretti competitor europei. Le fonderie tedesche, così come quelle francesi, già oggi acquistano energia elettrica a costi del 30% inferiori ai nostri e a breve, grazie ai nuovi aiuti decisi dalla Germania e a quelli che presto saranno approvati in Francia.”

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