*Professore di Scienze politiche alla John Cabot University di Roma, dove dirige il Guarini Institute for Public Affairs. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni sull’Europa centro-orientale, in particolare Ungheria e Ucraina.
Ci si aspettava che il regime russo potesse subire un colpo fatale dalle pesanti sanzioni, economiche e finanziarie, dal forte taglio delle vendite di gas e petrolio all’Europa e dagli alti costi della guerra. Ma questo non sembra essere avvenuto. Perchè?
In realtà i vertici ucraini, quelli di Nato e Ue non prevedevano né un crollo imminente né a medio termine della Russia. Il Paese ha risorse quasi illimitate dal punto di vista delle vite umane da mandare a morire in guerra, gente che non conta nulla agli occhi del Cremlino. Si tratta in gran parte di minoranze etniche o di detenuti. La classe medio-alta moscovita o di San Pietroburgo o è fuggita o ha strumenti per resistere ad una coscrizione obbligatoria. Ma la Russia dispone anche di risorse ingenti dal punto di vista delle materie prime ed è riuscita a rimodulare la propria economia, come era stato previsto dagli ambienti più avveduti e bene informati. L’economia russa è fortemente alterata, si è trasformata in economia di guerra.
Sul piano geopolitico la Russia ha aumentato il suo prestigio o ha perso terreno a favore della Cina e di altri soggetti?
Ha cercato di aumentarlo in ambito Brics, ma, per esempio, si è trovata di fronte lo scetticismo dell’India. All’Onu è stato un disastro per Mosca.
L’ultima volta che si è votato, oltre 140 stati hanno condannato la Russia e solo in 4 si sono schierati con Putin. E gli astenuti sono stati sempre intorno ai 35-40.
Quindi il grande vincitore di questi due anni di guerra è la Cina?
Non credo che ci siano vincitori. L’Ucraina ha resistito coraggiosamente ma non ha ancora tutti gli strumenti per vincere. La Russia ha sottovalutato grossolanamente Kyiv. Putin continua a definire chiunque si opponga alla Russia come “nazista”. Non vedo vincente neanche la Cina che molto lentamente sta soppiantando la Russia come alternativa al mondo occidentale. Peraltro, l’economia di mercato adottata dalla Cina potrebbe entrare in contrasto col regime autoritario del partito comunista cinese. Ricordiamo cosa successe in Spagna quando il franchismo fu avviato al suo superamento proprio dal dinamismo di una società che stava stretta nella dittatura. Il tema della democrazia in Cina non è archiviato per sempre dopo Tienanmen. Potrebbe ripresentarsi.
Nella prospettiva di un mondo bipolare, Stati Uniti e Cina secondo l’affermazione di Xi Jinping che il mondo è abbastanza grande per le due superpotenze, il vantaggio di Pechino sarebbe quello di contare più della Russia come prestigio internazionale beneficiando comunque dell’ombrello atomico russo?
Ricordiamo che tra Cina e Usa c’è già stata una guerra sanguinosissima, quella di Corea che ha avuto varie fasi: una tra le due Coree, una delle Nazioni Unite guidata dagli Stati Uniti contro la Corea del Nord e poi una guerra tra Usa e Cina. Quando gli Stati Uniti sono arrivati ai confini con la Corea del Nord è entrata in gioco un’offensiva micidiale di Pechino che ha riportato le truppe alleate al 38° parallelo. La memoria di quel conflitto rimane. Nessuno dei due vuole una guerra. La Cina dice di voler annettere Taiwan ma sa che gli Usa non glielo faranno fare.
La determinazione di Washington con le sue nuove alleanze nell’Indo-Pacifico può convincere la Cina ad evitare avventure e ad accordarsi per una stabilizzazione degli equilibri. La Cina sfrutta la Russia per quanto riguarda le risorse petrolifere e di gas. Se si mette d’accordo con gli Stati Uniti per non alterare più di tanto, l’equilibrio in quella zona alla fine altri 30 anni di pace si potrebbero anche assicurare?
La Cina avanza nel Medio Oriente e Africa, ma deve fare i conti con la questione democratica. Se per ipotesi la Cina riuscisse ad annettere Taiwan dovrebbe stare molto attenta. Taiwan non è la piccola Hong Kong dove la reazione democratica è stata forte ma ha dovuto soccombere alla repressione spietata di Pechino. Con Taiwan sarebbe tutt’altra storia.
Non siamo più ad una contrapposizione tra Mao Zedong e Chiang Kai-schek. Taiwan ha circa 24 milioni di abitanti, è una democrazia forte e consolidata.
La Cina non può raderla al suolo e se la conquistasse dovrebbe mettere nel conto di immettere nel suo seno forti elementi di democrazia che non si lascerebbero schiacciare e potrebbero riaccendere la sete di libertà e di liberazione dall’oppressione del regime del partito comunista cinese.