Non è stata un guerra lampo, non è solo una guerra di posizione, non si concluderà dalla sera alla mattina come vorrebbero anche alcuni opinionisti, politici e cittadini disorientati dalla propaganda filo-russa che si dicono stanchi di questo conflitto. Come se gli ucraini, invece, si divertissero a combattere per difendere la loro integrità territoriale, la loro libertà dalla barbara invasione della Federazione russa che continua a colpire sistematicamente obiettivi civili nella completa indifferenza delle anime belle dell’Occidente. Con questa guerra di liberazione dell’Ucraina dobbiamo fare i conti. E cominciare a trarre delle lezioni alcune, per la verità già impartiteci in passato inutilmente dalla storia tragica del Novecento.
- Mai sottovalutare scritti, discorsi, dichiarazioni dei dittatori, leggendoli alla luce delle nostre idee. Loro dicono quello che vogliono realizzare e prima o poi lo realizzano. Fu così con Hitler che aveva anticipato tutto nel Mein Kampf. È così con Putin che non ha mai rinunciato a ricostituire quello che fu l’impero sovietico per superare il trauma del suo crollo da cui il despota russo non si è mai ripreso. Sarà così con Pechino che vuole distruggere il regime libero e democratico di Taiwan e assoggettarlo al capital-comunismo dittatoriale cinese. Potrebbe essere così con l’Iràn e i suoi tentacoli mediorientali che vuole la distruzione dello Stato d’Israele.
- Mai consentire ai regimi dittatoriali di violare impunemente il diritto internazionale anche in ambiti geopolitici apparentemente irrilevanti. Se le loro sopraffazioni vengono tollerate, i regimi totalitari si sentono autorizzati a continuare ad aggredire popoli e a invadere territori. E’ stato così con le bravate militari di Putin in Ossezia del Sud, Abcasia, Georgia e poi in Crimea. Una lenta escalation non punita che gli ha fatto credere di poter conquistare anche l’Ucraina. Se gli venissero fatte concessioni umilianti per Kyiv, il despota russo si sentirebbe autorizzato a continuare nel suo perverso disegno, colpendo la Moldova se non addirittura provocando incidenti di confine con Paesi della Nato. Stesso discorso vale per la Siria che usò armi chimiche e, non punita, diede vita ad un massacro mostruoso della sua popolazione. E cosa succederà se si continuerà a tollerare il genocidio cinese degli Uiguri?
- Le blande sanzioni economiche, finanziarie, commerciali e tecnologiche sono un’arma spuntata in un mondo interconnesso. Finiscono spesso per danneggiare sia le popolazioni dei Paesi sanzionati sia quelle degli Strati sanzionanti, senza intaccare, anzi a volte rafforzando, il potere dei regimi totalitari che con l’uso della forza impongono qualsiasi sofferenza ai loro cittadini.
- Le sanzioni di cui sopra possono funzionare solo se sono durissime, se vengono applicate non a puntate ma con tempestività in modo da provocare shock immediati e se, soprattutto, non diventano un colabrodo. Occorrono controlli efficaci e punizioni severe per evitare il loro aggiramento anche da parte di aziende dei Paesi sanzionanti o di loro alleati. La Russia continua ad approfittare di una vasta serie di fornitori, Stati e privati, che si arricchiscono violando le sanzioni e consentono a Mosca di rimodellare la sua economia.
- Il sostegno militare ad un Paese amico deve essere convinto, massiccio, di qualità e non col contagocce. Fatti salvi i tempi tecnici per l’addestramento dei militari all’uso di apparati bellici, le forniture devono mettere in condizione il Paese aggredito di reagire con tempestività per evitare che l’aggressore, soprattutto se dotato di una popolazione molto numerosa da mandare a morire, possa fiaccare lentamente le resistenze della vittima. L’Ucraina avrebbe potuto contenere l’avanzata delle truppe russe, ridurre il numero dei suoi militari uccisi o feriti, realizzare una controffensiva più incisiva se avesse potuto disporre subito di strumenti d’arma moderni e potenti.
- Ormai quasi tutte le guerre sono ibride. Ma l’Occidente sembra combatterle puntando solo sui mezzi convenzionali e non ricorrendo adeguatamente agli strumenti della informazione, della psicologia, dell’informatica e, soprattutto, della politica astuta per fare il vuoto intorno all’aggressore.
In questi 22 mesi la Russia ha investito molto nella disinformazione, nella corruzione delle menti, nella diffusione delle fake news, senza subire analoghi trattamenti da parte di chi è dalla parte dell’Ucraina. Il risultato è che il fronte dei simpatizzanti e amici di Putin in questi mesi non solo non si è indebolito ma in alcuni casi si è rafforzato. - L’Occidente rischia di soccombere o di vedersi erodere ll suo ruolo di difensore delle libertà e delle democrazie se al suo interno non alimenta il fuoco di questi ideali che devono essere insegnati fin da piccoli, coltivati in tutte le forme possibili, reagendo con determinazione contro chi li vuole sopprimere anche in patria. Se le generazioni vecchie e nuove si abitueranno a pensare che libertà e democrazia sono acqua fresca e non una conquista da difendere a tutti i costi, se si svilupperà apatia o indifferenza verso i valori fondanti delle nostre comunità civili e politiche libere, avremo distrutto il sistema immunitario della nostra civiltà e saremo vittima di qualsiasi aggressione da parte dei regimi che vogliono eliminare libertà e democrazia a casa loro ma anche a casa altrui.
- Abbiamo sbagliato in passato a pensare che si potesse esportare la democrazia anche in Paesi e culture che hanno storie molto diverse dalla nostra. Stiamo sbagliando da almeno un decennio in qua a non capire che è in atto un tentativo di farci importare dittature, modelli autoritari, da parte di Stati che attivamente si battono contro i nostri ideali e stanno facendo breccia in un’opinione pubblica disorientata.
- I prossimi decenni saranno sempre più caratterizzati da uno scontro tra Stati democratici e liberi e regimi autocratici e dittatoriali.
I secondi continuano ad aumentare i loro vantaggi e a rafforzarsi perché l’Occidente ha loro concesso grandi opportunità di arricchimento senza esigere in cambio alcuna garanzia di democratizzazione per le loro popolazioni. In pratica, abbiamo foraggiato i nostri avversari. - Per difendere le conquiste di civiltà che ci sono costate due guerre mondiali non possiamo affidarci solo alla potenza generatrice di ricchezza del capitalismo nelle sue varie forme.
Serve soprattutto un risveglio ideale, un forte supplemento d’anima all’Europa e agli Stati Uniti, una visione meno autolesionista e più orgogliosa della nostra identità, un modo di dialogare con chi è diverso da noi che non scambi il rispetto per le scelte di altri popoli e regimi con la sudditanza psicologica verso di loro o, peggio, con la fustigazione autolesionista di noi stessi.