Un Natale di guerra a Gaza, mentre tutti chiedono l’intervento di Papa Francesco. Un attacco israeliano nel campo profughi di Al-Maghazi ha provocato un centinaio di vittime, ma Hamas e Jiad islamica rifiutano “ufficialmente” il piano per il cessate il fuoco proposto dall’Egitto, mentre in Siria è stato assassinato il generale dei Pasdaran, Mousavi. La moglie del premier Netanyahu e il Presidente dell’Iran chiedono l’intervento del Pontefice e a Rabat, ma anche a Napoli e Bolzano manifestanti pro-palestinesi chiedono lo stop ai bombardamenti.
Assassinato generale dei Pasdaran
Sarah Netanyahu, moglie del premier israeliano, alla vigilia di Natale ha scritto una lettera al Papa chiedendo il “personale intervento” per la liberazione degli ostaggi. Anche il Presidente iraniano Ebrahim Raisi ha inviato un messaggio a Papa Francesco e, tra l’altro, ha scritto: “auspico che mentre ci avviciniamo al Nuovo Anno vedremo un’azione immediata della comunità internazionale e di tutte le persone oneste per fermare l’uccisione di innocenti a Gaza.” Intanto si è alzata la tensione proprio con l’Iran dopo l’assassinio, ieri, del generale Sayyed Razi Mousavi, comandante dei Pasdaran in Siria. Mousavi è rimasto vittima di un raid israeliano. “Senza dubbio il regime sionista, selvaggio e usurpatore, pagherà per questo crimine” è il messaggio letto alla televisione di stato. L’attacco è avvenuto a Saydah Zaynab, vicino alla capitale Damasco. Il generale era il coordinatore delle forze iraniane impegnate in Siria ed era uno stretto collaboratore di Qassem Soleimani, il capo della Forza al-Quds ucciso in un raid americano in Iraq nel 2020.
Manifestazioni pro-Palestina
Oltre una decina di migliaia di manifestanti hanno organizzato, ieri, a Rabat una delle più grandi marce filo-palestinesi dall’inizio della guerra di Gaza, chiedendo la fine dei legami del Marocco con Israele. Mentre in Italia, a Bolzano la messa di Natale, celebrata in Duomo dal vescovo Ivo Muser, è stata interrotta da un gruppetto di attivisti che hanno protestato contro la guerra in Palestina e hanno esposto uno striscione con la scritta “il Natale è annullato.” Anche a Napoli, davanti al duomo, gruppi di manifestanti si sono riuniti per chiedere lo stop dei bombardamenti nella Striscia. Una ventina di manifestanti ha srotolato bandiere palestinesi e issato cartelli con scritte come “basta bombe su Gaza”, “fermiamo il genocidio”.
Lo stallo delle trattative
Nel frattempo Hamas e la Jihad islamica hanno respinto “ufficialmente” la proposta egiziana di sostituire il loro governo a Gaza in cambio di un cessate il fuoco permanente. Lo scrive Haaretz sulla base di informazioni giunte dall’Egitto. Il piano egiziano, sostenuto dal Qatar, prevede un nuovo scambio di prigionieri, seguito da un cessate il fuoco permanente e dalla futura costituzione a Gaza di un governo di tecnocrati. Anche gli Stati Uniti stanno incontrando difficoltà a rinvigorire l’Autorità Palestinese in vista di un suo possibile ruolo nel dopo guerra a Gaza. L’amministrazione Biden ha parlato di un “nuovo governo e sangue fresco accanto e sotto la guida di Abu Mazen”, ma i palestinesi sono apparsi scettici sulla capacità degli Stati Uniti di ottenere qualcosa mentre in Israele è alla guida un governo di estrema destra.
Propaganda di guerra
Il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, afferma che i combattenti del gruppo hanno inflitto pesanti perdite alle forze israeliane, parla di 1.500 soldati uccisi, ma per l’Idf sono soltanto 156. Cifre distantissime anche sul numero dei mezzi militari distrutti. Atti di propaganda, mentre i famigliari degli ostaggi tenuti da Hamas hanno fischiato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, durante il suo discorso alla Knesset. Mentre hanno applaudito Yair Lapid, leader dell’opposizione, quando ha detto che è urgente riportare a casa gli ostaggi, mentre Sinwar “può essere ucciso il mese prossimo.” Il premier di Israele ha annunciato che il Governo espanderà la sua offensiva di terra a Gaza nei prossimi giorni nonostante gli sforzi internazionali per fermare i combattimenti; parlando ai membri del suo partito, Netanyahu ha detto che la guerra “non è vicina alla fine”. E infatti reparti di terra dell’esercito israeliano sono entrati già all’alba di ieri nei campi profughi nel settore centrale della Striscia. Ora l’esercito ha sotto controllo, praticamente, tutta la Striscia, in particolare le principali rotte nell’area di Khan Younis. Le truppe della Brigata Kiryati hanno anche fatto irruzione in un impianto di produzione di armi e in una fabbrica di cemento utilizzato da Hamas per costruire tunnel. Il complesso è stato raso al suolo dagli ingegneri combattenti. Quanto all’attacco aereo condotto sul campo profughi Maghazi, dove sono morte oltre un centinaio di persone, il portavoce militare israeliano Avichay Adraee ha detto che sono in corso “verifiche” per accertare quanto è realmente accaduto.
Iran contro Regno Unito
Infine la guerra nel mar Rosso ieri ha visto il confronto tra Regno Unito e Iran.
Il portavoce del ministero degli esteri Nasser Kanani ha dichiarato che “il Regno Unito ha sempre avuto un ruolo nell’instabilità e nell’insicurezza della regione e non è legalmente e moralmente nella posizione di accusare altri paesi, ma si trova invece nella posizione di accusato.” Una risposta a quanto aveva affermato il ministro degli esteri britannico David Cameron, che ha condannato l’Iran di essere un'”influenza maligna” per il suo “intollerabile” sostegno alle milizie regionali, in particolare agli Houthi yemeniti che hanno attaccato diverse navi nel mar Rosso.