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I rischi di una scelta e il destino europeo

venerdì, 22 Dicembre 2023
2 minuti di lettura

La mancata ratifica del MES da parte del Parlamento italiano è una scelta molto complessa che comporta dei rischi. Se la maggioranza di governo avesse votato per il sì, molto probabilmente avrebbe scontentato parte del proprio elettorato abituato ormai da tempo a considerare Il MES come una specie di pericoloso mostro che divora sovranità nazionali e anche risorse pubbliche in nome dell’austerità. E comprensibile in parte l’imbarazzo della maggioranza. Meno comprensibile è la sottovalutazione de rischi cui tale scelta espone l’Italia.

Il MES riformato servirebbe a estendere alle banche in difficoltà i meccanismi utilizzati per salvare gli Stati dal default. Non entrando in vigore per il no dell’Italia Il MES rimarrà quello che era e in caso di rischi bancari elevati non si potrà contare sulle risorse sulle quali L’Italia, in base all’alto contributo percentuale fornito al fondo, avrebbe comunque mantenuto un diritto di veto. Da questo punto di vista si poteva tranquillamente dire sì alla ratifica del MES sottolineando che l’Italia, avendo questo potere di veto, avrebbe potuto di fatto rendere inoperante il sistema se avesse ritenuto opportuno evitare rischi di cessione di sovranità e di manovre improntate ad un’austerità cieca come quella che ha fiaccato la Grecia. Detto questo ora si tratta di valutare cosa potrebbe succedere se per caso una banca di un qualsiasi paese dovesse avere bisogno di fondi per il proprio salvataggio e questi fondi non fossero disponibili per la decisione italiana di non ratificare il MES riformato. Sicuramente il nostro Paese verrebbe accusato di miopia, egoismo, irresponsabilità. Di tutto questo il governo non potrà non tenere conto.

Questa decisione di fatto ci mette in contrapposizione con tutto il resto dell’Unione europea. E questa non è una posizione né comoda né priva di possibili conseguenze. L’Italia peserà di più in Europa dopo il no al Mes o il nostro Paese sarà considerato un membro poco affidabile soprattutto da quei paesi cosiddetti frugali ma anche da importanti Stati come Germania e Francia che certamente non hanno gradito questa scelta del governo.

Per questo motivo i prossimi mesi saranno molto delicati per noi e occorrerà valutare con maggiore attenzione possibili decisioni che evitino all’Italia di finire in un angolo. Questo giornale fin dal dalla sua nascita ha una fortissima ispirazione europeista che il suo fondatore Alcide De Gasperi ha coltivato soffrendo anche personalmente in relazione ad alcune resistenze che all’epoca bloccarono il processo di integrazione europea. Nel solco di questa tradizione noi siamo preoccupati per quello che potrà succedere e soprattutto riteniamo necessario ricordare a tutte le forze politiche, e in questo caso soprattutto a quelle di maggioranza, che l’Europa è l’unico orizzonte in cui l’Italia può trovare la sua collocazione il suo sviluppo e delineare un ruolo autorevole coerente con la storia della nostra Nazione. Riflettano tutti e facciano le prossime scelte sapendo che la ferita del no al Mes potrà e dovrà essere riparata e risanata il prima possibile con scelte più coraggiose in favore della rafforzamento dell’Unione europea.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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