Il video del suo rapimento ha fatto il giro del mondo. Una mano tesa, il terrore disegnato sul viso, le urla mentre viene portata via sul retro di una motocicletta. Il tutto in una clip di dieci secondi è diventata immediatamente un simbolo della crisi degli ostaggi in Israele. Il suo nome è Noa Argamani. Fu rapita durante il “Supernova”, il festival musicale teatro dell’attacco terroristico perpretato da Hamas, il 7 ottobre. Dopo più di due mesi, Noa è ancora una prigioniera. Nonostante altre ragazze in giovane età siano state rilasciate durante il cessate il fuoco di novembre, durato appena una settimana, di lei non si conosce ancora il destino. Potrebbe non essere stata rapita da Hamas, ma da una folla di gazawi che ha invaso Israele, poche ore dopo l’attacco iniziale. Ciò spiegherebbe perché non è stata rilasciata durante la tregua. Hamas potrebbe, addirittura, non sapere dove si trova.
Disperazione
Noa è tra le quattordici donne civili che devono ancora essere rilasciate dai loro rapitori. Gli amici e la famiglia sono sempre più disperati. Oltre a non conoscere il suo destino, non si spiegano il motivo per cui non sia stata liberata insieme ad altre centro persone.
“Quando vedi qualcuno che ami così tanto e una persona che ti è così vicina in questa situazione, diventi semplicemente matto, – ha affermato il ventinovenne Amir Moadi, compagno di stanza e amico di Noa – perché non c’è niente che tu possa fare”.
Le informazioni indicano che potrebbe non essere stata sequestrata dai militanti di Hamas, ma da un altro gruppo di uomini che hanno seguito combattenti addestrati di Hamas fuori dall’enclave palestinese sotto blocco in Israele. Funzionari israeliani affermano che durante il festival furono uccise circa 350 persone.