Nonostante le dichiarazioni, nonostante tutti siano d’accordo sulla decarbonizzazione e la riduzione dei combustibili fossili, l’Italia continua a spendere denaro su fonti fossili. Lo denuncia Legambiente che nel 2022, con il Governo Draghi, ha calcolato una spesa di quasi 95 miliardi di euro in attività, opere e progetti “connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili, ma anche sostegno non strutturale e basato su politiche climalteranti a imprese e famiglie, raddoppiando la cifra dell’anno precedente con i decreti per l’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas prima e dopo l’aggressione militare russa in Ucraina”.
Sussidi dannosi
Il settore energia si conferma quello con più sussidi con 52,2 miliardi di euro, seguito dal settore trasporti con 20,5 miliardi di euro. Tra gli altri settori c’è anche quello edilizio che, tra detrazioni fiscali, IVA agevolate, deduzioni IRPEF e crediti d’imposta, conta 17 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi. Troppo timide, invece, per gli ambientalisti, le politiche di eliminazione e rimodulazione dei sussidi attivati fino ad ora. “A fronte dell’eliminazione di appena 6 voci nel 2022, pari a 193 milioni di euro, sono 53 le voci in più introdotte solamente per far fronte all’emergenza energetica per una spesa totale di 51,2 miliardi di euro”.
Progetti fermi da decenni
Naturalmente l’associazione punta il dito anche contro il Governo Meloni perché fa “troppo poco” perché giacciono almeno 1.400 progetti in valutazione al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), tra valutazione impatto ambientale, progetti legati al PNRR e PNIEC, verifiche di ottemperanza. Tra questi, “il più vecchio risulta essere il progetto di eolico off shore presentato nel Golfo di Manfredonia nel lontano 2008, e che da allora ha avviato ben tre modifiche di progetto riducendo il numero di torri dalle iniziali 100, poi 65 e poi ancora 50 e che oggi, dopo ben 15 anni dovrebbe essere, secondo quanto riportato sul portale del MASE, alla firma del Ministro.” Un impianto che, nonostante la riduzione del numero delle torri, trova l’opposizione del Comune di Manfredonia che ha richiesto, nell’ultima versione presentata alla Capitaneria nel 2018 la sospensione del progetto in attesa di una pianificazione territoriale e regionale. Insomma quello che non è stato fatto dal 2008 a oggi dovrebbe farlo, o averlo già fatto, il Governo Meloni da un anno all’altro.
Meno sussidi, grandi risparmi
L’obiettivo, sempre secondo Legambiente, è che su questa strada si potrebbe risparmiare ben 18,8 miliardi di euro di sussidi che si possono eliminare entro il 2025, ai quali vanno aggiunti 8 miliardi di euro di sussidi emergenziali, e che comprendono sussidi alle trivellazioni, agevolazioni per il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, GPL e metano, il Capacity Market e il supporto per l’installazione di nuove caldaie a gas, per le quali solo nel 2022 sono stati spesi 3,2 miliardi di euro. Numeri che per Legambiente “darebbero al Paese ampio respiro per intervenire nello stesso settore energetico o in altri con misure strutturali che potrebbero scongiurare una crisi sociale, visto che secondo Banca d’Italia, oltre il 60% delle famiglie che vive in questo Paese, già nel 2021, non arrivava a fine mese”.