martedì, 17 Dicembre, 2024
Esteri

Abu Mazen a Usa: stop attacchi in Cisgiordania. Hamas: tunnel possono resistere all’allagamento

Ue e Uk, Australia e Canada: Israele blocchi la violenza dei coloni

Mentre ogni giorno continua, incessante, la conta dei morti dall’una e dall’altra parte, Stati Uniti e Israele cercano un punto di equilibrio senza, con questo, mettere in discussione la stretta condivisione del diritto di Israele a rispondere all’attacco di Hamas e il no al cessate il fuoco. Il Consigliere per la sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan ha esplicitamente dichiarato che Israele “non ha piani a lungo termine di occupazione a Gaza.” Fatto il lavoro di smantellamento di Hamas le truppe si ritireranno. Però Sullivan si è anche affrettato a ribadire che la Casa Bianca concorda sul fatto che la guerra durerà mesi e che la data di fine anno non ha fondamento. Secondo l’alto funzionarioamericano il controllo di Gaza ha bisogno di una transizione ai palestinesi e va stabilita una sequenza temporale per raggiungerla e ha anche sottolineato che la minaccia che arriva da Hezbollah va “affrontata attraverso la diplomazia.” Insomma una volta ristabilito il rapporto di forze, per l’Amministrazione statunitense si potranno avviare accordi per il futuro. Sullivan ha incontrato anche Abu Mazen che ha chiesto aiuto agli Stati Uniti perché intervenga “per costringere Israele a fermare l’aggressione” contro i palestinesi in Cisgiordania.

Herzog: Israele è traumatizzato

A stretto giro sono arrivate anche le considerazioni del Presidente israeliano, Isaac Herzog, secondo il quale non è il momento di parlare di creazione di uno Stato palestinese perché Israele è “traumatizzato” ed è in lutto. Si tratta di chiudere, prima di tutto, un “capitolo emotivo” e poi si parlerà di terre da dividere, di negoziazioni e di parlare con i palestinesi. Il Presidente Herzog è entrato nel vivo della questione di questi mesi: occorre rispondere alla “richiesta di un pieno senso della sicurezza per tutti.” Hamas ha aperto una voragine che non si può richiudere come se nulla fosse stato. E questo nonostante il Presidente Herzog sia stato leader del partito laburista che sostiene la soluzione a due Stati.

Consiglio europeo: Hamas rilasci ostaggi

L’Europa, riunita nel Consiglio con tutti i capi di stato, attraverso il Presidente Charles Michel, ha manifestato “una grande unità sulle garanzie per la sicurezza di Israele, che ha diritto alla sicurezza, ha diritto ad esistere.” Gli europei, che nei giorni scorsi hanno sventato possibili attentati in Germania, Olanda e Danimarca, da parte di miliziani di Hamas, hanno condannato “gli attacchi terroristici e la scelta di Hamas di utilizzare i civili come scudi umani.” Ribadito il sostegno umanitario per gli abitanti della Striscia, l’Europa ha ammesso che “fra alcuni membri del Consiglio vi sono sentimenti e opinioni diverse sull’idea di una pausa umanitaria oppure di un cessate il fuoco umanitario.” E’ stato chiesto ad Hamas di rilasciare gli ostaggi immediatamente e senza condizioni, ma proprio ieri Israele ha reso noto che sarebbero morte 20 persone delle 132 che sono ancora in ostaggio e tra questi almeno due minorenni e dieci persone che hanno più di 75 anni.

Houthi rivendica attacco a navi

L’escalation della guerra avviene anche per mare. Il “movimento houthi”, la formazione islamista sciita finanziata dall’Iran che controlla la parte occidentale dello Yemen, ha rivendicato gli attacchi a due navi portacontainer della italo-svizzera Mediterranean Shipping Company: la Msc Alanya e la Msc Palatium, che navigavano nel Mar Rosso “dirette verso Israele”. Negli ultimi giorni, i ribelli sciiti filo-Iran hanno aumentato la tensione nella tratta cruciale per il traffico mondiale, prendendo di mira le navi commerciali. Su questo fronte gli Stati Uniti stanno organizzando azioni di contrasto con il Regno Unito. Ieri una nave battente bandiera liberiana è stata colpita nel Mar Rosso da colpi arrivati dallo Yemen. E dopo Maersk, anche la compagnia di navigazione tedesca Hapag-Lloyd ha deciso di fermare il traffico di container: una nave di proprietà della compagnia, la ‘Al Jasrah’ è stata colpita da un proiettile lanciato dai ribelli yemeniti e ha preso fuoco.

Sit-in al porto di Ravenna

Mentre è da segnalare, al porto di Ravenna, una contestazione organizzata da “Cambiare Rotta” e da Osa (Opposizione studentesca alternativa) per denunciare il passaggio di una nave della Zim Integrated Shipping Services, compagnia navale israeliana che trasporta armi per Israele e che in questi giorni sta facendo scalo nel porto cittadino. “Al porto di Oakland i lavoratori hanno bloccato le navi piene di armi dirette in Israele, mentre a Liegi, in Belgio, i lavoratori della logistica si stanno rifiutando di caricare armi sui voli cargo per Tel Aviv”, hanno spiegato gli attivisti italiani.

Aiuti anche dal valico Kerem Shalom

Mentre al porto egiziano di Al-Arish è arrivata ierimattina una nave umanitaria degli Emirati arabi uniti proveniente da Fujairah che trasportava oltre 4 mila tonnellate di aiuti per la Striscia di Gaza. Il portavoce ufficiale del governatorato del Sinai del Nord, Mohamed Selim, ha precisato che la nave degli Emirati aveva a bordo 3.465 tonnellate di scorte alimentari, 420 tonnellate di materiali per riparazioni e 131 tonnellate di forniture per l’assistenza medica, forniti dalla Fondazione Khalifa bin Zayed Al Nahyan per Opere Umanitarie e dalla Fondazione Zayed Bin Sultan Al Nahyan per le Opere di Beneficenza e Umanitarie, oltre che dall’Autorità della Mezzaluna Rossa degli Emirati. Il Governo israeliano, contemporaneamente, ha approvato l’apertura del valico di Kerem Shalom per i camion provenienti dall’Egitto e diretti verso Gaza. Questo valico affiancherà così le attività del vicino valico di Rafah, fra Egitto e la Striscia e velocizzerà i tempi di trasporto.

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