Può una superpotenza come gli Stati Uniti barattare norme più severe contro l’immigrazione clandestina con la concessione di aiuti vitali per la difesa di un Paese amico aggredito da Putin? Purtroppo è quello che sta succedendo. È come mettere sullo stesso piano i pur gravi problemi che può creare una politica sbagliata sull’immigrazione con il disastro che sconvolgerebbe l’Europa e l’Occidente se la Russia vincesse la guerra in Ucraina.
E’ forse questo il caso più eclatante che fa emergere la tendenza nefasta che si sta diffondendo nella politica americana e che tende a sottovalutare l’offensiva, militare e non, delle autocrazie che vogliono affossare l’Occidente.
Stupisce che siano proprio i repubblicani a farlo. Loro che si sono sempre caratterizzati per la loro durezza contro la Russia. Certo i 4 anni di presidenza Trump hanno annacquato la linea tradizionale del partito. Ma quante volte i repubblicani hanno criticato le debolezze della politica estera dei democratici accusata di non aver reagito adeguatamente all’occupazione russa della Crimea?
Zelensky ha messo il Congresso davanti alle sue responsabilità. Quei cento repubblicani che hanno bloccato i fondi ora sanno quali saranno nell’immediato le conseguenze della loro assurda decisione. Molti errori sono stati commessi nella conduzione della guerra di liberazione dell’Ucraina. Forse una maggiore tempestività delle forniture militari avrebbe potuto fiaccare irrimediabilmente l’esercito russo. Ora la guerra è diventata di logoramento e, nel lungo periodo, può avvantaggiare Mosca. Piegare gli aiuti a Kyiv a logiche di campagna elettorale sarebbe il tradimento peggiore dell’America nei confronti della sua storia e dei suoi alleati occidentali.