È di questi giorni la notizia dell’accordo raggiunto in sede europea per disciplinare l’uso dell’intelligenza artificiale, evitando – ove possibile – di infrangere i diritti di coloro che, non sempre consapevolmente, sono costretti a confrontarsi con le conseguenze della rivoluzione digitale di questi ultimi anni.
Quell’accordo è stato formalizzato in un Regolamento (l’AI Act) del Consiglio dell’Unione, per dettare agli Stati membri regole di condotta capaci di disciplinare uniformemente i rapporti fra diritti fondamentali dei cittadini e uso delle tecnologie digitali, onde consentire anche questi a ultimi di beneficiare dei nuovi servizi offerti dalle piattaforme informatiche che tendono sempre più a sostituirsi ai cervelli umani.
L’obiettivo dell’AI Act è assolutamente ambizioso e consiste nel rendere compatibile lo sviluppo dell’innovazione digitale con la difesa dei diritti fondamentali degli individui che decidano di servirsene.
Alla base di quell’atto normativo è stata dunque posta la distinzione delle applicazioni di intelligenza artificiale, calcolandola sulla base del livello di rischio incontrato dai suoi utilizzatori: si arriva così a bandire una serie di utilizzi quali quelli manipolativi di comportamenti e decisioni come – ad esempio – quelli di polizia predittiva (che possono segnalare la pericolosità di una persona prima ancora che questa commetta alcun crimine); vengono altresì vietati gli algoritmi capaci di leggere le emozioni e sarà infine inibito il ricorso all’uso di informazioni sensibili (religione, razza, orientamenti sessuali) onde ottenere la profilazione di coloro che vi ricorrano.
Il testo finale è tuttora in corso di redazione, ma dovrebbe essere approvato entro la fine della corrente legislatura del Parlamento europeo, per entrare in vigore nei due anni successivi senza bisogno di alcuna ratifica da parte dei parlamenti nazionali.
E’ infatti noto che – nel sistema delle fonti normative – i regolamenti sono immediatamente efficaci nei Paesi membri, senza necessità di ulteriori atti interni di recepimento delle prescrizioni ivi contenute: esattamente come è avvenuto nel settore della giustizia a proposito del principio di presunzione di innocenza, anche se i magistrati italiani non sembrano ancora essersene resi conto (ma presto, loro malgrado, saranno costretti a farlo!).
L’interposizione delle regole stabilite in sede europea entro quelle di derivazione nazionale rappresenta dunque una delle prime applicazioni pratiche di quella che i giuristi hanno denominato e-Constitution e che rappresenta un concetto emergente nel diritto pubblico italiano ed europeo, essendo una risposta alle esigenze di modernizzazione e digitalizzazione dei poteri statali.
L’idea di una e-Constitution si inserisce nel più ampio contesto della digitalizzazione del settore pubblico, riflettendo la crescente integrazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nel governo e nella gestione degli affari pubblici.
Vale allora la pena di descrivere brevemente le caratteristiche di questa nuova tipologia di Costituzione, che si affianca a quelle – già note – della Costituzione politica e della Costituzione economica che sono alla base degli ordinamenti giuridici contemporanei.
La tirannia dello spazio a nostra disposizione non consente di approfondire quelle caratteristiche, se non attraverso un’arida loro elencazione, ma tant’è e così possiamo sinteticamente individuarle nelle seguenti:
Interoperabilità: Le piattaforme e gli strumenti utilizzati nell’ambito dell’e-Constitution devono essere interoperabili per garantire la coerenza e l’efficacia nella comunicazione tra politica e amministrazione.
Sicurezza dei Dati: Essendo composta di elementi che riguardano dati sensibili e questioni legali, l’e-Constitution richiede standard elevati di sicurezza dei dati per proteggere le informazioni da accessi non autorizzati o da cyber attacchi.
Aggiornamento e Manutenzione Continua: Dato il rapido sviluppo tecnologico, è essenziale che le piattaforme e gli strumenti dell’e-Constitution siano regolarmente aggiornati e manutenuti per garantire la loro efficienza e non invasività.
Inclusività e Accessibilità: L’e-Constitution deve essere delineata in modo da porsi come accessibile a tutti i cittadini, inclusi quelli con disabilità o con limitate capacità di accesso alla tecnologia digitale e alle sue applicazioni.
L’integrazione dell’e-Constitution nel diritto pubblico italiano ed europeo segna un passo importante verso la modernizzazione delle strutture governative: ciò non solo migliora l’efficienza e la trasparenza del modo di governare, ma anche rafforza la partecipazione democratica e l’engagement dei cittadini nelle questioni di rilievo pubblico; tuttavia, questi processi richiedono anche un’attenta considerazione delle questioni di sicurezza, di privacy e di inclusione digitale per garantire che i benefici della digitalizzazione siano davvero accessibili a tutti.
L’approccio adottato dall’Europa per governare l’intelligenza artificiale sembra – almeno a questo stadio – il più corretto, ma è troppo presto per dire se non siano necessari ulteriori cambi di rotta per impedire che il duello iniziato fra intelligenza artificiale ed intelligenza umana si risolva – e sarebbe un dramma – nella vittoria della prima sulla seconda.