giovedì, 21 Novembre, 2024
Economia

Milano sempre prima provincia per valore aggiunto. Potenza corre più di tutte

Milano è la città che apporta più di tutte valore aggiunto pro-capite al Pil nazionale. Lo fa da oltre vent’anni. Nel 2022 ha raggiunto la quota di 55.483 euro. Un valore tre volte e mezzo superiore a quello generato da Agrigento (15.665 euro), fanalino di coda e quasi doppio quello della media nazionale (29.703). È quanto emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale che è una delle tradizionali attività di misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale.

Al Sud più giovani e export

Ma anche il Sud contribuisce e questa volta, anche complice l’incremento dei prezzi delle materie prime, è stata Potenza la provincia che ha corso di più nel 2022 rispetto al 2021 con un incremento del valore aggiunto del 16,4% contro il 6,9% medio nazionale a prezzi correnti. A livello settoriale crescite a due cifre si rilevano in particolare in corrispondenza delle costruzioni (10,4%), anche per effetto del superbonus 110%, e dei servizi (+10,6%), mentre l’industria in senso stretto cresce del 9,5%. Guardando al pre-pandemia, solo a Firenze il valore aggiunto prodotto resta ancora sotto i livelli precedenti al Covid segnando un calo del 4,7% nel 2022 rispetto al 2019, ma è in crescita dell’8,8% rispetto al 2021. Mentre allungando l’orizzonte all’ultimo decennio, tra il 2012 e il 2022, a mostrare maggiore vigore sono soprattutto le province più “giovani”, più “industrializzate”, più strutturate e orientate all’export.

Prete: più motori di crescita

“L’analisi dei livelli provinciali di sviluppo evidenzia come uno dei fattori di successo e di resilienza anche a livello territoriale sia rappresentato dall’avere più motori di crescita. In particolare, guardando alle performance provinciali due sembrano quelli più rilevanti: un sistema industriale saldo e interconnesso e una capacità di attrarre e far crescere la filiera dei servizi collegata al turismo.” Lo ha evidenziato il Presidente di Unioncamere Andrea Prete che ha sottolineato “il tutto si è accompagnato al buon andamento dell’edilizia, in parte consistente però legato anche ai provvedimenti di incentivazione. L’apertura ai mercati internazionali si è poi dimostrata un deciso fattore propulsivo. In una fase di rallentamento che interessa l’economia europea dobbiamo perciò valorizzare queste caratteristiche per poter continuare a competere con successo”.

Nord e Sud qualcosa si muove

L’articolazione geografica del valore aggiunto mette in risalto le differenze ancora esistenti in termini di valore aggiunto prodotto tra il Nord e il Sud del Paese. La classifica del valore aggiunto pro-capite 2022 è capitanata, infatti, da ben tre province del Nord con Milano in testa (55.483 euro), seguita da Bolzano/Bozen (49.177) e Bologna (41.737). E bisogna scorrere fino al 47esimo posto per trovare la prima provincia appartenente al Mezzogiorno. Mentre le ultime 32 posizioni sono tutte occupate da province meridionali. Ma in soli quattro anni, tra il 2019 e il 2022, diverse province del Sud si sono distinte per avere fatto sensibili passi avanti. Tra le prime dieci province che mostrano avanzamenti più significativi Potenza è migliorata di 20 posizioni, Brindisi e Matera di 7. Ed è ancora Potenza ad essere schizzata al primo posto per crescita del valore aggiunto prodotto tra il 2021 e il 2022 con un + 16,4%, seguita nella top cinque da Bolzano/Bozen (+12,4%), Trento (+11,8%), Matera (+11,5%) e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (10,9%). Tuttavia, nel complesso è il Centro Italia a registrare nel 2022 rispetto all’anno precedente una crescita più sostenuta rispetto alla media italiana (7,8% contro 6,9% a prezzi correnti) – grazie soprattutto al buon andamento della Toscana (+8,6%) e del Lazio (+ 8,1%)- , seguita da Nord est (+7,3%), Sud (+7,2%) e Nord Ovest (+6,1%).

Boom dell’edilizia nel Mezzogiorno

Le costruzioni mettono il turbo soprattutto al Mezzogiorno che registra una crescita del settore del 12,3% nel 2022 verso il 2021, a fronte di un incremento medio nazionale del 10,4% anche per effetto del superbonus 110%. Sono infatti tutte del Sud anche le prime dieci province che mettono a segno gli aumenti maggiori, con Campobasso capofila (+24,4%), seguita da Salerno (+19,1%) e Benevento (19,1%). In linea, invece, l’andamento del Nord (10,3%) mentre cammina a passo più rallentato il Centro (8,3%).

Turismo traina la crescita dei Servizi

La crescita del settore Servizi è tra i principali protagonisti del processo di recupero del 2022, con un incremento del 10,6% a cui ha contribuito in maniera determinante il ritorno dei flussi turistici pre-pandemici. Tanto è vero che aumenti maggiori del valore aggiunto si registrano proprio in quelle aree in cui il turismo rappresenta una risorsa importante per il complesso del territori. A dimostrarlo sono gli andamenti del Trentino-Alto Adige/Südtirol al top della classifica regionale per crescita del valore aggiunto con +14,9%, seguito dalla Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste +13,2% e dal Veneto con +12,4% spinto in particolare da Venezia.

Province “giovani” e “vecchie”

Tra il 2012 e il 2022 il valore aggiunto italiano è aumentato del 20,1%, ma alcune province hanno performato meglio di altre. Età media della popolazione, livello di industrializzazione, dimensioni delle imprese, vocazione all’export sembrano abbiano contribuito significativamente a fare la differenza sui territori.
Numeri alla mano le province con un’età media della popolazione più bassa crescono del 20,7% contro il +18,9% di quelle “più anziane”, con picchi di incremento del valore aggiunto prodotto a Matera (+39,2%), Bolzano/Bozen (+35,2%), Vicenza (+31,9%), Parma (+31,8%) e Treviso (+30,3%). Più in generale 8 delle 10 province maggiormente cresciute fra 2012 e 2022 si collocano tra le province più giovani d’Italia. Aumenti più elevati si registrano anche nelle province a maggior incidenza di valore aggiunto industriale (+22,6% vs +17,7%), con Potenza (37,1%) al top della classifica – anche per via delle performance dell’industria estrattiva – e ancora al secondo e al terzo posto Vicenza e Parma. Mentre le province con una maggiore presenza di imprese grandi e una più spiccata vocazione all’export sono cresciute in ambo i casi mediamente del 21,9% -contro poco più del +15% di quelle con una minore presenza di aziende più strutturate e una più bassa propensione ad esportare- con punte a Bolzano/Bozen (+35,2%), Vicenza (31,9%) e Parma (31,8%).

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