Nel Palazzo di Vetro dell’Onu è andata in scena tutta la complessità della situazione internazionale che ruota attorno alle più alte e intricate diplomazie. Volerne trarre sempliciotte considerazioni non sarebbe serio. Gli Stati Uniti hanno votato contro la risoluzione proposta dagli Emirati Arabi. Il vice ambasciatore americano Robert Wood ha dichiarato che sono stati “costretti” a votare contro perché non si capisce per quale motivo il Consiglio di Sicurezza non vuole condannare gli attacchi terroristici di Hamas e l’aggressione del 7 ottobre. “E inoltre non menziona il diritto di Israele a difendersi.” In favore del testo si sono espressi 13 Stati membri su 15 dell’organismo. Washington ha esercitato il proprio diritto di veto come già annunciato e Londra si è astenuta. Hamas ha tacciato la decisione degli Stati Uniti “non etica e disumana” mentre Israele ha ringraziato il Presidente Biden per l’affiancamento a Israele e “per aver dimostrato la loro leadership e i loro valori.” Ogni parte fa la propria parte, ma niente si improvvisa. La rappresentante britannica presso le Nazioni Unite, Barbara Woodward, ha affermato che la Gran Bretagna si è astenuta dal votare sul cessate il fuoco umanitario a Gaza perché l’appello “ignora il fatto che Hamas ha compiuto atti terroristici e tiene ancora in ostaggio civili.”
Delegazione araba da Blinken
Nel frattempo il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha ricevuto a Washington la delegazione ministeriale nominata dal Vertice congiunto arabo-islamico e guidata dal ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan. La delegazione era formata anche dal primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, al Thani, dal capo della diplomazia giordana, Ayman Safadi, dal suo collega egiziano, Sameh Shoukri, dal ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Riyad al-Maliki e da quello turco, Hakan Fidan. La delegazione araba ha ribadito che non accetterà lo “sfollamento forzato” dei palestinesi da Gaza. Ma ha sottolineato la necessità di creare “un clima politico che conduca ad una soluzione a due Stati e alla creazione di uno Stato di Palestina.” Da annotare anche la telefonata tra il presidente russo Putin e l’omologo egiziano al-Sisi (oggi e domani in Egitto si vota per la presidenza) impegnati – riferiscono in una nota – negli sforzi per spingere ad un cessate il fuoco duraturo e per far arrivare quanto più possibili aiuti umanitari.
Altro mese per operazione militare
Intanto l’operazione militare di Israele continua – secondo indiscrezioni pubblicate sul portale Walla potrebbe continuare almeno altre tre o quattro settimane – e per il portavoce militare, Daniel Hagari, “un numero crescente di terroristi si arrende durante i combattimenti e si consegna” ai soldati. “Nelle ultime 48 ore – ha aggiunto – abbiamo arrestato oltre 200 persone sospette. Decine di loro sono stati consegnati alla unità 504 dell’intelligence militare e allo Shin Betper essere interrogati. Fra di loro ci sono comandanti di Hamas e membri della Nukhbe” la unità di élite dell’ala militare di Hamas. Dall’altro fronte le Brigate Qassam, riferiscono che diversi prigionieri sono stati “uccisi e feriti” in attacchi aerei israeliani e aggiungono di avere lanciato una raffica di razzi verso Tel Aviv “in risposta ai massacri commessi contro i civili.” Intanto a Washington l’amministrazione Biden ha bypassato il periodo di valutazione a disposizione del Congresso degli Stati Uniti per inviare a Israele migliaia di munizioni. Venerdì sera il Dipartimento di stato americano ha trasmesso ai parlamentari una dichiarazione di emergenza per la vendita di migliaia di munizioni a Israele, aggirando il periodo standard di 20 giorni normalmente concesso alle commissioni del Congresso per esaminare tali vendite.
Hamas saccheggia aiuti umanitari
L’esercito israeliano (Idf) ha ordinato di nuovo l’evacuazione dei civili da Khan Yunis, nel Sud della Striscia di Gaza. In un post su X in arabo, i militari dello Stato ebraico hanno invitato i civili a lasciare dai quartieri di Al-Katiba e Al-Mahatta, nonché dal centro della città di Khan Yunis. L’Idf ha detto ai residenti di spostarsi a ovest verso “rifugi noti.” Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha rassicurato il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) che all’organizzazione umanitaria deve essere consentito l’accesso agli ostaggi a Gaza. Blinken ”ha sottolineato l’importanza della risposta umanitaria dell’Icrc al conflitto a Gaza.” Mentre Israele risponde accusando Hamas di sottrarre aiuti ai civili mostrando un video dove si vedono i miliziani di Hamas nell’atto di saccheggiare a Gaza rifornimenti destinati ai civili. Così come sono state mostrate immagini di orsacchiotti di peluche con dentro nascosti fucili e mitra e borse dell’Unwra contenenti armi.
Morto anche il nipote di Eisenkot
Ieri è stato ucciso nei combattimenti nel Sud della Striscia di Gaza Maor Cohen Eisenkot, nipote 19enne dell’ex capo di stato maggiore dell’esercito e ministro del governo israeliano Gadi Eisenkot, membro del gabinetto di guerra. Pochi giorni fa il ministro aveva perso anche il figlio minore, impegnato in un’operazione di rastrellamento con i suoi compagni alla periferia di Jabaliya. Eisenkot è tra i cinque soldati israeliani la cui morte è stata annunciata dall’esercito di Tsahal, che ha perso in tutto 97 uomini dall’inizio dell’offensiva contro Hamas.
Guerra psicologica
Per il conflitto psicologico e mediatico ci sono anche le immagini televisive che mostrano quattro neonati morti, in stato di decomposizione, nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale al-Nasr nel nord della Striscia di Gaza, ancora attaccati ai tubi che avrebbero dovuto tenerli in vita. La televisione americana Cnn ha spiegato che le immagini sono state girate lo scorso 27 novembre da Mohamed Baalousha, giornalista di Gaza che lavora per il quotidiano Al Mashhad degli Emirati Arabi Uniti. Dall’inizio di novembre gli ospedali pediatrici Al-Nasr e Al-Rantisi, che fanno parte dello stesso complesso, erano in prima linea nei combattimenti. Il personale medico e sanitario di al-Nasr ha raccontato di aver dovuto evacuare in fretta lo scorso 10 novembre sotto pressione dell’esercito israeliano. I medici hanno ammesso di essere stati costretti ad abbandonare neonati in terapia intensiva perché impossibilitati a trasferirli in sicurezza. Secondo un medico intervistato, molti dei bambini ricoverati in terapia intensiva soffrivano di malattie genetiche.
Sondaggio su Netanyahu
Secondo un sondaggio della televisione Channel 13 il 31% dei partecipanti vorrebbe che il premier Netanyahu si facesse subito da parte. Mentre il 41% pensa che dovrebbe dimettersi alla fine dei combattimenti. Tuttavia Netanyahu può ancora trovare conforto nelle risposte di quanti si sono dichiarati sostenitori del Likud, il 70% dei quali ritiene che debba restare in carica. Sulla conduzione della guerra il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha ricevuto il voto più elevato (6,6), seguito dal ministro della difesa Yoav Gallant (5,9) mentre Netanyahu ha ricevuto solo un 4,7.