venerdì, 15 Novembre, 2024
Geopolitica

L’Ucraina nell’Unione europea, una svolta di valori, di sviluppo economico e di sicurezza

Intervista all’Ambasciatore Gabriele Checchia*

Che importanza riveste per l’Ucraina l’auspicato via libera alle procedure per il suo ingresso nell’Ue, anche alla luce di questa fase di stanca della controffensiva per liberare il territorio illegalmente occupati dalla Federazione Russa?

È sicuramente un passaggio importante perché segnerebbe l’ancoraggio definitivo a quell’Occidente per il quale popolo ucraino si sta battendo per sentirsi sottratto alla autocrazia putiniana e legato a quelle democrazie di cui l’Ucraina si sente parte da sempre. Poi ci sono gli aiuti che il Paese riceverebbe per la ristrutturazione del settore agricolo che è il tesoro dell’Ucraina. Sarebbero somme con grosse implicazioni per il bilancio comunitario. Quindi immagino che nel momento in cui andasse avanti la candidatura ci sarebbero negoziati difficili sulla ripartizione delle quote perché ovviamente si dovrebbe tagliare altrove. Non penso che Kyiv si possa presentare come contributore netto. Ci sono vari aspetti da chiarire, anche riguardanti le centrali nucleari che vanno messe a norma.

L’Ucraina in Europa si sentirebbe più sicura?

L’Unione Europea ha l’obbligo di correre in soccorso di uno Stato membro che sia aggredito da una parte terza. Direi un obbligo ancora più cogente di quello previsto dall’articolo 5 della Nato, in cui si prevede un processo di consultazione con una decisione che richiede consenso mentre nel contesto del trattato sull’Unione Europea si tratta di un automatismo. D’altra parte le garanzie di sicurezza che può offrire l’Unione nella quale le decisioni in materia di politica estera e di difesa sono ancora prese all’unanimità, sono meno scontate di quelle che può offrire una adesione alla Nato.

Credo che l’Ucraina per la propria sicurezza preferisca l’adesione alla Nato.

Ma a questo proposto si pongono altri problemi, soprattutto dopo le preoccupazioni americane emerse anche nel vertice di Vilnius circa il rischio che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato porti ad un confronto diretto con la Federazione russa. Un rischio che gli americani non vogliono correre.

L’ingresso nella Nato potrebbe costituire oggetto di un negoziato con Mosca per la conclusione del conflitto?

So che circolano a Washington voci di rapporti riservati, secondo i quali un possibile pacchetto che potrebbe porre fine al conflitto sarebbe basato sulla accettazione da parte ucraina di cessione di territori, la Crimea ovviamente e una parte consistente dei territori occupati della Russia. In cambio, secondo queste voci, la Russia accetterebbe un ingresso dell’Ucraina nella Nato – ammesso che ci sia il consenso unanime dei 31 membri – con l’impegno a non dispiegare sul suolo ucraino assetti militari pesanti e armi nucleari. È apprezzabile che il nostro Governo abbia ribadito di voler sostenere l’Ucraina fino all’ultimo giorno utile. Quindi nessun accordo deve essere preso dietro le spalle di Kyiv che andrà coinvolta sul se e sul come del negoziato. Non ho elementi per valutare quanto siano attendibili o quanto siano pura disinformazione le voci di un possibile compromesso tra Mosca e Kyiv che vedrebbero Zelenskyy ai margini di queste trattative.

Tra le varie ipotesi di negoziato si era parlato anche di una soluzione simile a quella della guerra di Corea.

Significherebbe congelare l’attuale situazione alla linea del fronte in cui si trovano i due eserciti, con un armistizio che potrebbe poi negli anni restare a lungo così oppure trasformarsi in un vero e proprio trattato di pace. Anche se oggi non mi sembra che ci siano le condizioni.

Questo tipo di soluzione sarebbe comunque una sconfitta per la Russia?

Si, ma qualcuno potrebbe dire che sarebbe una sconfitta anche per Zelenskyy che voleva liberare tutta l’Ucraina. Ma il suo stesso capo di Stato Maggiore in un’intervista all’ Economist ha spiegato che non vede le condizioni per uno sfondamento delle linee russe e per un recupero di tutti i territori. Credo che si debba andare verso una forma di sano realismo che faccia però salva la dignità dell’Ucraina e la sua libertà di scegliere le proprie alleanze e il modo col quale tutelarsi a livello internazionale. La gravità dell’intervento russo consiste nel voler impedire a uno stato sovrano e a una democrazia pur se imperfetta di scegliere alleati e modalità della propria sicurezza. La situazione è ancora fluida. L’inverno è arrivato, quindi si potrà parlare di operazioni serie sul terreno soltanto a partire dalla prossima primavera. Poi c’è l’altro grande interrogativo legato alle elezioni statunitensi del 2024. Alcuni repubblicani vogliono vincolare gli aiuti a Kyiv ad una maggiore trasparenza nella rendicontazione, che forse oggi non c’è stata, e poi legarli ad altri pacchetti di aiuti, quindi su una base di trade-off che riguardino da un lato Israele e dall’altra provvedimenti e costruzioni di barriere contro l’immigrazione illegale.

Quando in primavera finirà l’addestramento dei piloti ucraini e arriveranno gli F16, non pensa che ci possa essere una svolta a favore dell’Ucraina che finalmente potrà disporre di una copertura aerea difensiva e anche offensiva per colpire dall’alto le trincee e le truppe d’occupazione?

Non lo escludo. Potrebbe essere una possibilità. Nei prossimi mesi verranno consegnati anche i primi lotti dei carri armati Abrams. A onor del vero anche da parte russa finora l’aviazione è stata poco utilizzata. Perchè questo sia avvenuto non è chiaro. In ogni caso le preoccupazioni dell’Occidente e degli Stati Uniti soprattutto è che gli F16 non portino attacchi sul territorio russo. Il che potrebbe portare ad uno scontro a tutto campo tra la Russia e la Nato. Attendiamo che la fine dell’inverno porti maggiore chiarezza sugli avvenimenti sul terreno.

Qual è il vantaggio che deriverebbe all’Europa dall’ingresso dell’Ucraina nell’Ue?

Accoglierebbe nella famiglia Europea un Paese che ha dato prova di volere sinceramente far parte del campo occidentale e di aderire ai valori di cui l’Unione Europea è espressione. Creerebbe un altro partner economico importante all’interno dell’Unione, perchè l’Ucraina ha enormi risorse agricole, oltre che di terre rare e di minerali richiesti dalle nostre imprese per essere competitive.

In uno scenario con colossi come Cina e Stati Uniti l’Ue non può affrontare la sfida della competitività coi singoli Paesi. Non per niente l’Italia ormai è entrata stabilmente, grazie al ministro Urso nel terzetto con Francia e Germania. Se ricordiamo che la rivolta di Maidan che ha portato al tracollo del regime filorusso era nata proprio dall’opposizione della gioventù ucraina al rifiuto del presidente dell’epoca di stipulare un accordo di associazione con l’Unione europea, si comprende anche il valore simbolico di un eventuale ingresso dell’Ucraina dell’Unione. Quindi sarebbe certamente un allargamento della sfera della democrazia e della capacità di proiezione dell’Europa verso Oriente, tenendo conto anche della candidatura dei Paesi dei Balcani occidentali. Tutto questo potrebbe portare ad una maggiore stabilità regionale e ad un miglioramento significativo delle condizioni economiche dell’Ucraina prima e degli Stati limitrofi non ancora membri dell’Unione.

* Presidente del Comitato Strategico del Comitato Atlantico Italiano, Direttore del Comitato Scientifico della Rivista quadrimestrale di Geopolitica e Commercio Internazionale  “GeoTrade”
diretta dal Professor Paolo Quercia. Già Ambasciatore  in Libano (2006-2010),
Rappresentante Permanente italiano presso la Nato a Bruxelles (2012-2014) e successivamente
presso le Organizzazioni Internazionali a Parigi (OCSE/ESA/AIE a Parigi dal 2014 al 2016)
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