domenica, 15 Dicembre, 2024
Geopolitica

L’Europa, carta vincente nell’Occidente integrato

Nel grande risiko mondiale, in cui si affacciano nuovi soggetti con grandi ambizioni, stupisce e disorienta l’assoluta mancanza di visione di quella che invece potrebbe essere la vera superpotenza mondiale e non solo sul piano economico.

Il recupero degli Usa

Gli Stati Uniti, dopo almeno due decenni di distrazione e di incerta strategia, stanno cercando di riprendere un ruolo centrale nello scacchiere mondiale. Gli Usa a volte sbagliano ma quando poi decidono di scendere in campo lo fanno con una determinazione impareggiabile. Dopo aver trascurato l’Europa e l’Africa, dopo aver lasciato troppo spazio a Putin e ai suoi amici dittatori, dopo aver combattuto guerre inutili o sbagliate e dopo aver concesso alla Cina privilegi economici sperando che diventasse una democrazia, con Joe Biden si sono impegnati in uno sforzo notevole per recuperare il tempo perduto. Il fiore all’occhiello di questa strategia è la tessitura delle alleanze nell’Indo-Pacifico. Merito involontario della Cina che ha spaventato anche i più tranquilli benpensanti americani e che è apparsa non solo come un competitor ma anche e soprattutto, come una minaccia reale per il ruolo tradizionale dell’America.

La lunga marcia della Cina

Pechino, sotto la saggia guida di Xi, ha tratto tutti i benefici possibili dall’essere entrata nel commercio internazionale senza nulla concedere a coloro che hanno consentito ad un Paese povero e sottosviluppato di crescere vorticosamente e di imporsi sui mercati e sulle aree geopolitiche più rilevanti. Il regime cinese, comunista a parole, è una dittatura che lascia ampio spazio all’iniziativa privata a condizione che obbedisca ai diktat del partito. Questo regime non si accontenta della sua crescita ma vuole essere il capofila di un’aggregazione di Stati, i Brics allargati, che, con grande superficialità, pensano che sia meglio essere alleati di serie B di una dittatura che partner di una democrazia. Fa eccezione l’India che per tradizione e orgoglio nazionalista si guarda bene dal farsi irretire dalle lusinghe cinesi e cerca un suo spazio autonomo.

Il delirio neo-imperiale della Russia

In questo scenario, il delirio neo-imperiale di Putin ha messo la Russia in secondo piano. A parte la sua potenza nucleare, Mosca è un soggetto politico indebolito: subalterna alla Cina, fornitore sottocosto di petrolio e gas, può consolarsi con il relativo peso che ha sull’Iran, sulla Siria e su alcune repubbliche centroafricane: una copia sbiadita della Russia che giocava da primo attore insieme agli Stati Uniti nel gestire gli equilibri mondiali.

L’Europa che non c’è

E poi c’è l’Europa. Anzi, non c’è l’Europa. Di tutti questi soggetti il vecchio continente è quello che sulla carta ha tutte le carte in regola per essere la vera grande superpotenza che, insieme agli Stati Uniti potrebbe essere il perno della stabilizzazione degli equilibri mondiali.

I circa 500 milioni di europei costituiscono la concentrazione di popolazione numericamente più ricca del pianeta. Nonostante le differenze di reddito tra i 27, l’Ue è un mercato enorme che se fosse perfettamente integrato e unificato anche sul piano fiscale rappresenterebbe un centro di gravità stabile e attrattivo. Per la sua posizione geografica, la sua storia e la sua cultura l’Europa è oggi il punto di riferimento di Stati che hanno avuto esperienze controverse e che vedono nell’Ue un ancora di salvezza. È il caso dell’Ucraina, di cui ci occupiamo con gli interventi dell’Ambasciatore Checchia e del prof. Berardi. Kyiv da 10 anni ha fatto della scelta europea la sua bandiera e paga un prezzo enorme per difendere la sua decisione. Ma altri Paesi bussano alle porte, come la Serbia, l’Albania, il Montenegro, la Bosnia Herzegovina, la Moldova, la Macedonia del Nord, e la stessa Turchia. Questa Europa che, nonostante tutto, cresce ha il grande vantaggio di essere rispettosa delle storie e delle identità nazionali e non si contrappone agli Stati Unti.

Superare le diffidenze tra Ue e Usa

La percezione dell’Europa come una fortezza capace di indebolire il gigante americano ha dominato per qualche decennio le paure dell’altra sponda dell’Oceano. In America si temeva che questa Europa potesse essere prima o poi alleata della Russia e così costituire una minaccia reale per Washington. Ma dopo la sconsiderata aggressione all’Ucraina e i disastri compiuti da Putin, ormai dovrebbe essere chiaro che tra Russia ed Europa si è creata una frattura insanabile che costringe sia il Vecchio Continente sia gli Stati Uniti a mettere da parte le diffidenze reciproche e a lavorare per il grande progetto di una integrazione euro-atlantica  economica, politica e militare.

Stati Uniti d’Europa e di America

Il sogno dei padri dell’europeismo di costruire gli Stati Uniti d’Europa diventa più realistico solo se si ragiona nella prospettiva di creare un unico spazio geopolitico in cui Europa e Stati Uniti smettono di diffidare l’uno dell’altro, trasformano la concorrenza in collaborazione strategica e agiscono come un unico soggetto protagonista della scena mondiale.

È questo il disegno politico che bisogna costruire per i prossimi decenni per arrivare al 2050 con un mondo occidentale integrato, forte delle sue istituzioni democratiche, della sua economia imbattibile e anche della sua potenza militare capace di scoraggiare qualsiasi minaccia neo imperialista.

Lo scontro di questo secolo sarà tra regimi autocratici e regimi democratici. I primi hanno una forza intrinseca dovuta alla loro rapidità ed efficacia decisionale che fa strame dell’opinione pubblica, del pluralismo e delle libertà. I regimi democratici sono ancor oggi i più forti sul piano dei valori e dell’economia. E devono ritrovare l’orgoglio  e l’ambizione per essere l’ancora degli equilibri mondiali. La pace mondiale non potrà esistere se a dominare saranno le dittature. Solo le democrazie più solide e permeate di valori di libertà e giustizia possono assicurare un futuro di pacifica convivenza mondiale.

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