I venezuelani hanno approvato il referendum indetto dal presidente Nicolás Maduro per rivendicare la sovranità sulla disputata regione dell’Essequibo, ricca di petrolio e minerali, che confina con la Guyana. L’annuncio dei risultati è stato fatto dall’autorità elettorale del Paese, confermando la vittoria schiacciante della proposta sostenuta dal governo. Nonostante il successo della consultazione, l’affluenza ai seggi elettorali è stata sorprendentemente bassa. Il Consiglio Elettorale Nazionale ha dichiarato che sono stati espressi oltre 10,5 milioni di voti, in un paese con 20 milioni di elettori aventi diritto. Questo dato solleva interrogativi sulla legittimità del risultato, ma il presidente Maduro ha elogiato la partecipazione popolare, definendola un “successo totale per la democrazia”. Il territorio in questione, noto come Essequibo, rappresenta due terzi della Guyana e da tempo è oggetto di contesa tra i due Paesi sudamericani. Il Venezuela sostiene che il territorio gli sia stato sottratto ingiustamente oltre un secolo fa, quando furono tracciati i confini. Al contrario, la Guyana considera il referendum come un tentativo di annessione. Gli elettori venezuelani sono stati chiamati a esprimere il loro parere sulla creazione di uno Stato nel territorio contestato, garantendo la cittadinanza ai residenti attuali e futuri e rifiutando la giurisdizione della massima corte delle Nazioni Unite per risolvere la disputa. Il presidente Maduro ha festeggiato la vittoria insieme ai sostenitori a Caracas, dichiarando che il risultato era un segnale di forza per il paese. Tuttavia, il basso afflusso ai seggi ha sollevato critiche e interrogativi sulla legittimità del processo. Lunghe file tipiche degli eventi elettorali sono state notoriamente assenti, e in alcune regioni, come Maracaibo nello stato di Zulia, l’affluenza è stata notevolmente scarsa. La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) aveva ordinato al Venezuela di astenersi da azioni che potessero compromettere il controllo della Guyana sull’Essequibo, ma non aveva specificamente vietato la realizzazione del referendum. La Guyana aveva chiesto alla corte di ordinare al Venezuela di sospendere parte del voto, ma l’appello non era stato accolto. La comunità internazionale ora osserva con attenzione gli sviluppi, temendo che la situazione possa acuirsi, mettendo ulteriormente in discussione la stabilità nella regione.