“È importante trovarci, al di là delle nostre differenze, come fratelli e sorelle nell’umanità, e soprattutto come credenti, per ricordare a noi stessi e al mondo che, come pellegrini attendati in questa terra, siamo tenuti a custodire la casa comune. Le religioni, in quanto coscienze dell’umanità, rammentano che siamo creature finite, abitate dal bisogno di infinito”. Nel corso dell’inaugurazione del Padiglione della Fede a Dubai, durante la Cop28, Papa Francesco attraverso un messaggio letto dal Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha sottolineato l’urgenza di unire le fedi nel preservare la “casa comune”. Il Pontefice ha dichiarato che la salvaguardia del creato è un imperativo, richiamando l’attenzione sulla responsabilità verso i più piccoli e i poveri. Il Santo padre ha evidenziato la connessione tra il “dramma climatico” e quello “religioso”, sottolineando la necessità di agire immediatamente. Il suo messaggio richiama l’attenzione globale sulla crisi climatica, trasformandola in una questione di responsabilità collettiva e spirituale.
Parallelamente, dalla Cop28 emerge una proposta ambiziosa: circa venti Paesi, tra cui Stati Uniti, Francia ed Emirati Arabi Uniti, hanno unito le forze per chiedere una triplicazione delle capacità energetiche nucleari entro il 2050. Questa mossa, mirata a ridurre la dipendenza da carbone e gas, rappresenta una risposta concreta alla principale sfida affrontata durante il vertice. Il confronto internazionale sul futuro energetico si intensifica, con il primo vertice mondiale promosso con l’Aiea in Belgio a marzo. La comunità internazionale si trova ora di fronte a un crocevia cruciale: la necessità di bilanciare le esigenze energetiche crescenti con l’imperativo di preservare il pianeta.