giovedì, 19 Dicembre, 2024
Società

Anziani, giovani e immigrati tre proposte per una svolta

L'Italia vecchia e spaventata del rapporto Censis. Ma il Paese ha capacità ed energie per cambiare

Prima le soluzioni e poi le analisi che da anni ripetono gli allarmi inascoltati. C’è un Paese che si sfalda sotto il peso di contraddizioni che stanno piegando l’Italia fino a stravolgerla per come quelli della mia generazione, nati nella seconda metà degli anni ‘50, l’hanno conosciuta e vissuta.

L’Italia vista dal Censis

L’occasione per riflettere arriva con il 57mo rapporto Censis che riferisce di un Paese profondamente disorientato, che non riesce a ritrovare il bandolo della matassa, con i suoi
abitanti persi in un labirinto. Persone insensibili alla crisi delle nascite che nel 2050 produrrà quasi quasi 8 milioni di persone in età lavorativa in meno. Mentre le famiglie composte da una sola persona aumenteranno fino a 9,7 milioni, ossia il 37%. Nel presente l’80% degli italiani racconta di vivere in un Paese in declino. Paure e affanni che aumentano con l’età, e l’Italia arriverà tra breve ad avere il 60% di popolazione anziana. Con la prospettiva certa che nel 2040 il 10,3% degli anziani avrà problemi di disabilità.

La crisi del lavoro

Il tema lavoro lascia sbalorditi se si considerano le passate ambizioni dei singoli cittadini nel voler migliorare le loro condizioni di vita e di occupazione. Oggi, annota il Censis, per quasi nove occupati su dieci mettere il lavoro al centro della vita è un errore. Stessa insoddisfazione si registra nei giovani, solo nel 2023 tra gli 82mila espatriati il 44%, oltre 36mila, hanno tra i 18 e i 34 anni. È la fuga di chi cerca condizioni di vita migliore all’estero. Il rapporto Censis prosegue fino a illuminare nei dettagli una Nazione dove l’84% si dichiara vulnerabile dal clima “impazzito”, mentre il 73% intravede come prossima una crisi economica e sociale molto grave, con povertà diffusa e violenza.

Anziani, la legge c’è, ora i fondi

Se questa è la realtà, come più volte abbiamo sottolineato, bisogna pur scorgere che c’è un’altra faccia della medaglia. Possiamo provare a ragionare su cosa possiamo fare per cambiare. Facciamo un passo indietro, e abbiano già una data e uno spunto significativi. Nel 1971 con l’impegno della Dc del Governo dei partiti delle opposizioni e dei sindacati, l’Italia ebbe una riforma per l’infanzia, per la tutela delle madri lavoratrici. Misure che con l’approvazione della legge sui nidi, cambiarono l’attenzione verso l’infanzia.
Oggi come suggerisce l’arcivescovo Vincenzo Paglia presidente della Pontificia Accademia per la Vita e presidente Commissione intergovernativa, dobbiamo fare lo stesso con gli anziani. Il Senato con il Dl 506, infatti, prevede l’istituzione di una Carta dei Diritti degli anziani e dei Doveri della comunità.
Possiamo accelerare sulla riforma della legge delega e come osserva Paglia, aprire: “Una nuova visione dell’invecchiamento come anche dell’assistenza e della sostenibilità”. Il percorso e le leggi ci sono ma servono i fondi, e sosteniamo anche noi l’appello Mons. Vincenzo Paglia, quando sollecita “più risorse per far partire la fase di sperimentazione”.

Diamo fiducia ai giovani

Sul tema giovani abbiamo più volte sottolineato che l’Italia ha bisogno di forze nuove, di ragazzi che si sentano protagonisti e nel contempo valorizzati. Ho letto una nota della Chiesa di Milano (Il portale della chiesa ambrosiana) che ha presentato una ricerca: “Giovani, come cambia la percezione del lavoro”, con diverse riflessioni di Ivana Pais, docente di Sociologia economica all’Università cattolica. Il tema è già racchiuso nella presentazione. “Oggi chi cerca un’impiego vuole spazio anche per altri modi di esprimersi. Esigenza che nasce anche dalle offerte economiche, diverse rispetto al passato”. Una sintesi a cui aggiungiamo, che ai giovani serve un lavoro stabile con una busta paga reale – come sappiamo gli Istituti di credito solo così accettano di concedere un mutuo per acquistare una casa – un lavoro che sia inoltre stimolante, che conceda spazi di vita, che offra la possibilità di avere tempo per sé. Certo per le imprese non è facile fare nuove assunzioni con quelle caratteristiche che abbiamo indicato, ma sarebbe molto più semplice se avessero incentivi e sgravi non gravati da una inutile burocrazia e da meccanismi che alla fine pesano sul datore di lavoro e sui neo assunti. Qualcosa si muove e, anche in questo caso da tempo siamo in pressing nel dire, non disperdere denaro su cose infruttuose (il Reddito di cittadinanza è stato uno sperpero enorme di soldi a fronte di pochissimi posti di lavoro)
ma concentriamo le risorse sulle politiche attive del lavoro. Non c’è altra scelta per le imprese serie, per i giovani che vogliono impegnarsi e per le casse dell’Istituto nazionale di previdenza.

Immigrati e vera integrazione

Infine l’integrazione degli immigrati. Ieri il Ministero dell’Interno ha dato il via libera
al primo click day del decreto flussi 2023. Ci saranno da assumere 136 mila lavoratori non comunitari che potranno fare ingresso regolarmente in Italia grazie al decreto flussi. Questi i settori previsti per questo anno: 52.770 ingressi per lavoro subordinato non stagionale, 680 ingressi per lavoro autonomo e 82.550 ingressi per lavoro subordinato stagionale. Da segnalare che 86.074 persone extracomunitarie andranno al settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria. Sono i numeri ufficiali di un percorso che ci auguriamo sia proficuo per le Associazioni datoriali, per gli stessi lavoratori e naturalmente per lo Stato italiano. Questa è la strada giusta, ma dobbiamo fare ancora di più, molto di più. Perché oggi troppi immigrati hanno un sostentamento che nel migliore dei casi è una accoglienza alle prime necessità per poi essere pienamente integrati, ma le notizie di cronaca ci dicono, che ci sono situazioni gravi. Bisogna stroncare la finta integrazione di chi ci specula, ma anche avere la determinazione a rinviare indietro chi pensa che l’Italia sia il Paese dove tutto sia concesso. Bisogna rispettare, aiutare e sostenere chi viene per contribuire allo sforzo del Paese, ma anche saper dire no a chi pensa di delinquere.

La politica colga le proposte

Dal Censis arrivano molte puntuali indicazioni e numeri, se l’Italia però vuole ancora essere un Paese del G7, si affretti a trovare delle soluzioni. Per anziani, giovani e immigrati abbiamo dato delle indicazioni, ci auguriamo che la politica ne sappia cogliere lo spirito e la concretezza.

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