Cresce, seppur di poco, il Pmi manifatturiero nell’eurozona. Nel mese di novembre 2023 l’indicatore si attesta a 44,2 punti, in lieve rialzo rispetto ai 43,8 della rilevazione preliminare e ai 43,1 punti di ottobre. Nonostante il Pmi manifatturiero non ha subito significative variazioni, il calo della produzione, dei nuovi ordini dell’attività di acquisto e delle giacenze è notevolmente rallentato, mentre il clima di fiducia delle imprese negli ultimi tre mesi continua ad aumentare. È questo il quadro che emerge dal HCOB PMI del settore manifatturiero redatto da S&P Global. Il Pmi, dunque, è rimasto per il diciassettesimo mese consecutivo al di sotto della soglia neutra di 50,0 punti, che separa la crescita dalla contrazione, confermando il lungo periodo negativo che sta vivendo il settore. Si estendono, inoltre, a sei mesi i tagli occupazionali delle aziende manifatturiere dell’unione monetaria europea, con il calo dei livelli del personale in forte accelerazione, paragonabile a quello di agosto 2020, mentre l’ennesimo forte calo dei prezzi ha permesso alle aziende manifatturiere della Ue di scontare i prezzi di vendita per la settima volta negli ultimi diciassette mesi.
Dall’Austria all’Italia
Austria, Germania e Francia sono le nazioni che hanno registrato la contrazione peggiore mai tassi di declino risultano più deboli rispetto ai mesi passati. La stessa situazione è stata registrata in Spagna e Paesi Bassi, dove il settore manifatturiero continua a riscontrare problemi provando a raggiungere la soglia neutra di 50,0 punti. Solo due le nazioni che sono andate la controtendenza nel mese di novembre, ossia la Grecia e l’Irlanda. La prima ha registrato un miglioramento della crescita a livello massimo in tre mesi, mentre l’economia manifatturiera irlandese si è stabilizzata, dopo aver vissuto due mesi di declino consecutivi. Peggiora inaspettatamente il Pmi manifatturiero italiano che a novembre si attesta a 44,4 punti, rispetto ai 44,9 punti drl mese di ottobre. Le imprese manifatturiere sono rimaste sotto pressione a causa del la contrazione e del deterioramento della domanda, registrando un calo sia per i nuovi ordini che per la produzione. Le giacenze e le attività di acquisto presso i magazzini hanno registrato un peggioramento, con le aziende che hanno evidenziato un declino del carico di lavoro riducendo il loro livello di personale a un ritmo paragonabile a quello registrato a luglio 2020.
Pil in rialzo
Stando ai dati Istat sui “Conti economici trimestrali”, nel terzo trimestre 2023 il prodotto interno lordo italiano, corretto per gli effetti di calendario, è cresciuto dello 0,1% sia rispetto al trimestre precedente, che rispetto al terzo trimestre del 2022. La variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,7%, uguale a quella stimata il 31 ottobre 2023. Rispetto al trimestre precedente, tra i principali aggregati della domanda interna risultano in crescita i consumi finali nazionali in misura pari allo 0,6%, mentre gli investimenti fissi lordi si riducono dello 0,1%. Le importazioni sono diminuite del 2% e le esportazioni sono aumentate dello 0,6%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per +0,4 punti percentuali alla crescita del Pil: +0,4 i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, mentre è risultato nullo il contributo sia degli investimenti fissi lordi, che della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). La variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del Pil per 1,3 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato pari ad un punto percentuale.
Si rilevano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-1,2%) e andamenti positivi sia nell’industria sia nei servizi (+0,3% e +0,1% rispettivamente).