sabato, 16 Novembre, 2024
Cultura

“Silvio Orlando e il suo Momò” all’Ambra Jovinelli

Silvio Orlando diventa Momò, un ragazzino arabo ne “La vita davanti a sé”, in scena fino al 3 dicembre all’Ambra Jovinelli. Atto unico tratto dall’omonimo romanzo pubblicato nel 1975 dallo scrittore francese Romain Gary, scritto sotto lo pseudonimo di Émile Ajar e l’adattamento cinematografico nel 2020 interpretato magistralmente da Sophia Loren. Siamo nel quartiere Belleville, nella Parigi multietnica ed emarginata.

La storia è raccontata in prima persona da Momò che come tanti altri “figli di puttana” -così lui stesso si definisce- vive nella casa rifugio di Madame Rosa, una ex prostituta ebrea ormai anziana sopravvissuta ad Auschwitz, che alleva clandestinamente i figli accidentali di cui le sue colleghe sono costrette a liberarsi. Momò racconta la sua vita, un’infanzia preclusa, misera, un orfano che prima di tutto vorrebbe avere una mamma che gli fa visita o qualcuno che, anche solo con un gesto di rimprovero o una punizione lo veda e si prenda cura di lui. Il racconto avviene con slanci di ironia e leggerezza, con la semplicità e l’innocenza di un bambino, per il quale la felicità è un attimo, al centro della sua vita c’è il profondo legame che lo lega a Madame Rosa, non ha nessuno al mondo tranne lei e lei non ha nessuno al mondo tranne lui.

Silvio Orlando, che cura anche la regia, è accompagnato in scena dall’Ensemble Orchestra Terra Madre che interpreta musiche che descrivono l’ambientazione multietnica alternando celebri canzoni francesi e ritmi africani. Dalla miseria e dalla disperazione nasce ugualmente una grande storia d’amore, quell’Amore con la A maiuscola, fatto di pensieri, gesti e attenzioni non per forza dichiarati e anche per questo ancora più veri e profondi, che sembrano racchiudere un semplice istinto di sopravvivenza e di egoismo ma che invece dimostrano la capacità di pensare all’altro, a quello di cui ha veramente bisogno e a quello che lo fa sentire bene, in un tempo e luogo sospeso che non ha più presente, passato o futuro, in cui il ragazzo vorrebbe poter riavvolgere il nastro per vedere la sua Madame Rosa giovane e bella, senza tanti chili e tante malattie, dove esiste il luogo dove trovare rifugio nella vita e certezza nella morte. Le stesse emozioni, gli stati d’animo, le tragedie, le sofferenze, i bisogni che Momò vive e racconta superano il quartiere povero e diventano temi quantomai attuali e universali, sfaccettature del naturale e semplice bisogno d’amore, di riconoscimento e accettazione. Perché conclude Momò “Bisogna voler bene”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Riconversione green, Intesa Sanpaolo finanzia un’impresa innovativa

Paolo Fruncillo

Torna #IoLaButtoLì, la campagna contro l’abbandono dei piccoli rifiuti

Ettore Di Bartolomeo

Riciclo degli pneumatici, l’innovazione italiana premiata in Europa

Francesco Gentile

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.