A novembre l’inflazione nei 20 Paesi Ue che utilizzano l’euro ha subito un netto calo attestandosi al +2,4%, rispetto al +2,9% del mese precedente. È quanto emerge dalle stime preliminari di Eurostat. Si tratta di un dato ben lontano dal picco del 10,6% dell’ottobre 2022, quando la crisi energetica ha fatto impennare i prezzi e affossato sia le imprese che conti familiari. Nella stima preliminare l’Eurostat ha aggiunto che i tassi annui più elevati a novembre saranno quelli dei prodotti alimentari, degli alcolici e del tabacco che dovrebbero attestarsi intorno al 6,9 %, in calo rispetto al 7,4% di ottobre. Calano anche i servizi energetici che si attestano al 4% (rispetto al 4,6% di ottobre), seguiti dai beni industriali non energetici che si attestano al 2,9% (3,5% a ottobre) e dall’energia che si attesta al -11,5%, rispetto al -11,2% di ottobre. Secondo le stime Eurostat, infine, l’indice dei prezzi core (il quale esclude le componenti dell’energia, degli alimenti e dell’alcool) si è attestato al 3,6% su base annua, confermando un rallentamento ancora più evidente rispetto al 4,2% di ottobre e al 3,9% previsto dagli esperti.
La situazione in Italia
Anche i dati delle stime preliminari dell’Istat parlano chiaro: “Mel mese di novembre 2023 l’inflazione in Italia si attesta al +0,8% su base annua, un valore che non si registrava da marzo 2021”. L’ulteriore calo del tasso di inflazione risente ancora del favorevole andamento dei prezzi dei Beni energetici, che a novembre evidenziano una netta flessione sul piano congiunturale. Un contributo al rallentamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) e alla nuova decelerazione del ritmo di crescita dei prezzi dei beni alimentari (+6,1%), in particolare della componente lavorata, che esercita un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+5,8%). Sul tema inflazione ha parlato anche il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, il quale in occasione della celebrazione dei 60 anni di Iccrea ha sottolineato che “l’inflazione è in forte calo. L’attuale livello dei tassi sarebbe sufficiente a riportare l’inflazione in linea con l’obiettivo programmato dalla Bce del 2% nel medio termine. La restrizione attuata dalla Bce, però, continuerà a dispiegare i suoi effetti nei prossimi mesi e il suo impatto sulla domanda potrebbe risultare ben più forte di quanto era stato previsto, anche in relazione alla riduzione dell’offerta di liquidità”
L’inflazione di fondo
L’inflazione di fondo si attesta a novembre al +3,6% (dal +4,2% di ottobre). Secondo le stime preliminari, nel mese di novembre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra una diminuzione dello 0,4% su base mensile e un aumento di 0,8% su base annua, da +1,7% del mese precedente. La decelerazione del tasso di inflazione si deve prevalentemente ai prezzi degli Energetici, sia non regolamentati (da -17,7% a -22,5%) che regolamentati (da -31,7% a -36,0%), e in misura minore, al rallentamento degli Alimentari lavorati (da +7,3% a +6,3%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +4,6%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,0% a +3,5%). Tali effetti risultano solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +4,9% a +5,8%). L'”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi continua anch’essa a rallentare (da +4,2% a +3,6%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +4,2%, registrato a ottobre, a +3,7%). Dopo essersi annullata a ottobre, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni scende su valori negativi (a -1,3%), mentre quella dei servizi rimane su valori positivi, sebbene in ulteriore rallentamento (da +4,1% a +3,7%), determinando un ampliamento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+5,0 punti percentuali, dai +4,1 di ottobre).
Frenata dei prezzi
Continuano a rallentare in termini tendenziali i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,1% a +5,8%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,6% a +4,8%). La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi degli Energetici non regolamentati (-3,8%), di quelli regolamentati (-2,4%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,3%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-0,7%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’incremento dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+0,9%) e lavorati (+0,6%). L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.
Occupazione in crescita
A ottobre continua a crescere anche l’occupazione. Rispetto al mese precedente, l’aumento riguarda i soli dipendenti permanenti, che superano i 15 milioni 700 mila. Il numero degli occupati, secondo l’Istituto di statistica, si attesta a 23milioni 694mila e registra, rispetto a ottobre 2022, un aumento di 455 mila dipendenti permanenti e di 66 mila autonomi, mentre il numero dei dipendenti a termine risulta invece inferiore di 64 mila unità. Su base mensile, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione salgono rispettivamente al 61,8% e al 7,8%, mentre scende al 32,9% il tasso di inattività. Rispetto a settembre, a ottobre aumentano gli occupati e i disoccupati mentre diminuiscono gli inattivi. L’aumento dell’occupazione (+0,1%, pari a +27mila unità) è diffuso tra uomini, donne, dipendenti permanenti e in tutte le classi d’età tranne i 35-49enni che risultano sostanzialmente stabili, mentre risultano in calo i dipendenti a termine e gli autonomi. In crescita, inoltre, sia il tasso di occupazione, il quale sale al 61,8% che il numero di persone in cerca di lavoro (+2,3%, pari a +45mila unità).