lunedì, 24 Febbraio, 2025
Società

La verità sulle persecuzioni degli armeni

Lo sterminio dei Cristiani Armeni è considerato il primo genocidio del XX secolo per le deportazioni e eliminazioni di un milione e mezzo di persone perpetrate dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1919. Nella sua Omelia del 21 novembre 1987, Giovanni Paolo II scriveva: “La vostra storia di sofferenza e di martirio è una perla preziosa, di cui va fiera la Chiesa universale. La fede in Cristo vi ha infuso un coraggio ammirevole nel cammino, spesso tanto simile a quello della croce, sul quale avete avanzato con determinazione, nel proposito di conservare la vostra identità di popolo e di credenti”. Sono passati anni, ma per quel popolo ancora non c’è pace. “Per più di 10 mesi l’Azerbaigian ha tenuto sotto assedio gli armeni del Nagorno Karabakh, facendoli morire di fame e poi sottoponendoli ad una vera e propria pulizia etnica”, scrive in una lettera ai parlamentari il presidente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ucid, Riccardo Pedrizzi.

La preoccupazione dell’unione degli imprenditori cattolici è che non venga ristabilita la verità storica sulle persecuzioni dei cristiani in quei territori cormente riconosciuta, perché, nonostante il Parlamento Europeo e la Corte Internazionale della Giustizia abbiano condannato le azioni dell’Azerbaigian contro la popolazione del Nagorno Karabakh, sono state presentate al Parlamento italiano alcune Risoluzioni che immotivatamente pongono sullo stesso piano l’aggressore e l’aggredito per danni patrimoniali subiti da ambo le parti negli Anni ’90.

Il Nagorno-Karabakh era una repubblica autonoma formata da popolazione armena, con un corridoio di collegamento con la repubblica di Armenia. Nel dicembre 2022 quest’ultimo è stato chiuso dagli azeri, costringendo alla fame gli abitanti che il 19 settembre scorso si sono arresi. Più della metà dei 120.000 abitanti è fuggito verso la repubblica di Armenia riferendo di abusi e uccisioni di civili perché cristiani. Secondo la scrittrice Antonia Arslan, autrice del famoso romanzo “La masseria delle allodole” sul genocidio degli armeni, lo scopo di tale aggressione è ben chiaro: “Il progetto della Turchia e dell’Azerbaigian è di impadronirsi anche dell’Armenia. Ai turchi interessa tagliare in due l’Armenia e prendere un corridoio di terra che congiunga Ankara con tutte le repubbliche ex sovietiche islamiche dell’Asia centrale. All’Azerbaigian serve la Turchia da cui viene armato, da cui compra i droni prodotti dal genero di Erdogan. Altri ne compra da Israele”.

Ciò che è certo è che con la fuga di massa di migliaia di armeni sono stati distrutti secoli di storia, monasteri medievali, antichi cimiteri, mille anni di civiltà cristiana. Eppure l’Occidente sembra rimanere sostanzialmente indifferente. Anche le Nazioni Unite hanno riunito il Consiglio di Sicurezza solo un giorno dopo che il breve conflitto nel Nagorno Karabakh si era già concluso. Per questo l’Università Lumsa di Roma ha organizzato il convegno sul tema “La tragedia senza fine del popolo armeno”, che ha visto uomini politici, intellettuali, giuristi e uomini di Chiesa discutere delle persecuzioni e del genocidio commesso ai danni degli armeni nella prima metà del Novecento, negato dalla Turchia, e del perché ancora oggi quella comunità sia oggetto di ritorsioni, diaspore e massacri da parte dell’Azerbaijan. “L’esodo dei cristiani armeni e le tensioni nel Caucaso – scrive in un messaggio inviato ai partecipanti il Presidente del Senato – richiedono un forte impegno dell’Europa e della comunità internazionale volto a evitare che quei territori siano lacerati ancora una volta dall’odio e dalla violenza”. ”Il genocidio armeno è stato un grande orrore – conclude La Russa – che non deve essere più oggetto di negazionismi, che offendono i principi fondamentali di memoria, giustizia e verità”.

 

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