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Stanche della guerra le donne russe danno pensieri a Putin

martedì, 28 Novembre 2023
1 minuto di lettura

Un singolare movimento di protesta rischia di turbare i sonni già piuttosto agitati del capo del Cremlino. Mentre si prepara alle elezioni presidenziali di primavera per restare in sella fino al 2030, Putin deve fare i conti con il malcontento crescente delle donne, mogli e madri, dei soldati che sono al fronte dal 2022 e che rischiano di restarci a tempo indeterminato.

Queste donne coraggiose non mettono in discussione la cosiddetta “operazione speciale”, ma non ce la fanno più. Vogliono semplicemente che i loro figli e mariti tornino a casa e che i nuclei familiari possano riprendere la vita normale. Non si accontentano di qualche rublo in più come indennizzo del disagio anche psicologico di cui soffrono.

Il tema non va sottovalutato dal Cremlino. Che nei confronti di queste donne non può usare più di tanto il pugno di ferro con cui ha messo in prigione migliaia di giovani che si opponevano alla guerra.
Arrestare le mogli e le madri dei soldati provocherebbe una prevedibile reazione proprio da parte di quei militari che non potrebbero accettare di vedere le loro donne in galera mentre loro rischiano la pelle al fronte per i capricci di Putin.

È vero che qualche sporadica protesta simile si è svolta anche in Ucraina. Ma le condizioni dei due Paesi sono diverse. Kyiv deve difendersi mentre la Russia aggredisce. L’Ucraina parla apertamente di guerra e può mobilitare tutti i cittadini che può, rimpiazzando alcune truppe che sono al fronte da due anni, Mosca invece non può ricorrere alla mobilitazione generale perché non dichiara di essere in stato di guerra.

Sotto l’apparente obbedienza cieca al dittatore, la società russa è attraversata da un crescente malcontento. La propaganda martellante non è riuscita a nascondere il flop della guerra-lampo, a far passare sotto silenzio il numero elevatissimo di morti, oltre 150mila in 21 mesi molti di più dei 120 mila soldati russi uccisi nei dieci anni della disastrosa guerra di Mosca in Afganistan. La protesta delle donne russe potrebbe minare ulteriormente la credibilità di Putin che, forse, aveva scatenato la guerra all’Ucraina proprio sicuro di poter così stravincere le prossime elezioni presidenziali.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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