Un pomeriggio, quello di ieri, dedicato alla memoria di Arnaldo Forlani, uno dei massimi esponenti nazionali della Democrazia Cristiana nonché uno dei più importanti politici italiani dagli anni Settanta fino ai primi anni Novanta, scomparso il 6 luglio scorso. Un vero tributo che si è tenuto all’interno dell’aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio, alla presenza tra gli altri anche del Capo dello Stato Sergio Mattarella.
A introdurre la commemorazione, il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, che ha parlato di un uomo dalla “grande visione politica che piuttosto che imporre le proprie idee, amava persuadere e convincere i suoi interlocutori. Proprio per questo, la stima e il rispetto gli furono sempre riconosciuti. I suoi biografi hanno parlato di un ‘potere discreto’, insistendo sul fatto che egli fosse più che un moderato, un temperato”. Fontana ha parlato di un uomo prudente e riflessivo, discreto e riservato, ma “di rara saggezza politica. Era una persona discreta e riservata, sempre attenta a mantenere separata la vita pubblica da quella privata.
Chi lo ha conosciuto ha anche sottolineato come egli, con gli amici, sapesse essere con eleganza anche ironico e autoironico”. Il Presidente ha anche ricordato che dal 1989 al 1994 fu europarlamentare: “È stato atlantista ed europeista convinto. Il suo impegno per consolidare il ruolo dell’Italia in Europa e nei consessi democratici internazionali è stato pressoché costante. Se il Il nostro Paese ha potuto affrontare sfide difficili, è anche grazie a uomini come lui. Conservarne la memoria, ripercorrendo i tratti del suo pensiero e della sua azione, offre dunque preziosi spunti di riflessione anche rispetto alla difficile situazione geopolitica che sta caratterizzando la nostra epoca”.
Rispettato da tutti
Presente alla commemorazione, anche Pierferdinando Casini, che ha descritto il suo “maestro” Forlani come un uomo brillante e spiritoso piuttosto che ‘tigre che dorme’ come qualcuno lo aveva etichettato: “Per la sua cultura, intelligenza politica e umanità è stato rispettato anche da tanti avversari politici. Mi ha e ci ha insegnato lo stesso senso relativo del potere e delle cariche, il distacco da un dinamismo frenetico fine a sé stesso. È stato un politico che ragionava molto sul da farsi, ma nello stesso tempo era capace di graffiare quando era il caso. Un democratico cristiano che nel momento di ritiro dalla vita pubblica ci ha lasciato una profonda azione di fede, trasmettendoci il valore straordinario che riveste l’impegno politico, ma anche la fatica e la sofferenza che si possono vivere, metafora di una vita intensa, la sua sempre vissuta cristianamente”.