sabato, 16 Novembre, 2024
Società

In Italia ogni giorno muoiono tre neonati. Sono un migliaio ogni anno

Nel mondo muoiono 4,5 milioni di mamme e neonati per cause evitabili

In Italia il dato sulla natimortalità è pari a 2,4 nati morti ogni 1.000 nati. Significa che se nascono, come lo scorso anno, circa 400mila bambini e bambine, ogni giorno ne perdiamo tre. Ogni giorno in un ospedale italiano, in una clinica si ripete la tragedia della morte di un innocente per la quale ancora la medicina e la società non sono in grado di fare niente. Nonostante il tasso di natimortalità (cioè il rapporto tra il numero di nati morti e il totale dei nati vivi e morti) e quello di mortalità neonatale (cioè il rapporto tra il numero di neonati morti entro i 28 giorni dalla nascita e il totale dei nati vivi) siano inferiori alla media europea (3,2) la perdita di tanti neonati dovrebbe essere una priorità.

Indagare le cause

Il rapporto Cedap sul 2022 (Certificato di assistenza al parto) rivela che si sono verificati 994 casi di nati morti corrispondenti a un tasso di natimortalità pari a 2,4 nati morti ogni 1000 nati e registrati 4.332 casi di malformazioni alla nascita. Il Cedap non può rilevare accuratamente le cause della natimortalità perché il referto dell’esame autoptico viene abitualmente reso disponibile dopo i 10 giorni previsti per la sua compilazione. Per questo motivo questa diagnosi è presente solo nel 34,1% dei casi. Dunque siamo in ritardo anche sulla ricerca accurata delle cause di così tante perdite premature.

Ridurre morti entro 2030

Secondo quanto rivela l’Istituto Superiore della Sanità ogni anno nel mondo muoiono 4,5 milioni di donne e neonati per cause che potrebbero essere prevenute e condizioni che potrebbero essere curate con un’assistenza sanitaria adeguata. Le morti materne sono circa 300 mila ogni anno, i nati morti (di 28 o più settimane di gestazione) sono 1,9 milioni e i neonati morti (entro 28 giorni dalla nascita) corrispondono a 2,3 milioni. L’Africa Sub-Sahariana e l’Asia centrale e meridionale sono le regioni con il più alto numero di decessi, sebbene in tutte le regioni dell’Oms sia evidente un ritmo variabile nei progressi verso la realizzazione degli obiettivi globali del Piano d’azione denominato “Every Newborn” fissati al 2030.

Azioni prioritarie

I dieci Paesi con l’onere più elevato (India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Bangladesh, Cina, Indonesia, Afghanistan, Tanzania) riportano il 60% della mortalità materno-neonatale complessiva (morti materne, nati morti e neonati morti) e il 51% dei nati vivi. Sono alcuni dei dati contenuti nel primo rapporto congiunto ENAP-EPMM “Improving maternal and newborn health and survival and reducing stillbirth” redatto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e pubblicato di recente. Il documento presenta le ultime stime sulla mortalità materno-neonatale a livello globale, i progressi dei Paesi verso il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano d’azione Oms e Unicef “Every Newborn” (ENAP), dallo statement dell’OMS “Targets and strategies for ending preventable maternal mortality” (EPMM) e dai Sustainable Development Goals (SDG), e mette in evidenza le azioni prioritarie da compiere per evitare questi decessi.

Progressi a rilento

I dati più recenti mostrano che i progressi globali nella riduzione della mortalità materna e neonatale sono rallentati nell’ultimo decennio. In particolare, i Paesi classificati come fragili o colpiti da conflitti continuano ad avere un onere significativo di mortalità materno-neonatale e, di questi, dieci (Afghanistan, Ciad, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Yemen) contano 659.000 decessi annui fra morti materne, nati morti e neonati morti (il 14% del totale nel mondo). In questi Paesi, il tasso medio annuo di riduzione della natimortalità e mortalità neonatale dovrà essere tra i più alti per raggiungere gli obiettivi globali ENAP e SDG entro il 2030. “Le sfide globali poste dalla pandemia di COVID-19, dai cambiamenti climatici, dai conflitti nonché l’aumento del costo della vita”, spiega l’Iss, “possono rallentare ulteriormente il raggiungimento degli obiettivi fissati da Oms e Unicef, richiedendo maggiori investimenti nella tutela della salute materna e neonatale da parte di tutti i Paesi.”

Entro 2030 salvabili 8 milioni

Il Piano d’azione “Every Newborn” prevede entro il 2030, di ridurre il rapporto di mortalità materna (MMR) a livello mondiale a meno di 70 decessi ogni 100.000 nati vivi (SDG 3.1). Per la mortalità neonatale, entro il 2030, porre fine alle morti evitabili di neonate e neonati, bambine e bambini sotto i 5 anni, con l’impegno di tutti i Paesi a contenere il tasso di mortalità neonatale (NMR) entro 12 decessi ogni 1000 nati vivi e la mortalità dei bambini sotto i 5 anni entro 25 decessi ogni 1000 nati vivi (SDG 3.2). Infine per la natimortalità, sempre entro il 2030, ridurre il tasso a 12 nati morti ogni 1000 nascite in tutti i Paesi, continuando ad agire per colmare le diseguaglianze (ENAP obiettivo 2). Tra gli obiettivi per il 2025 va garantito che il 90% delle donne in gravidanza effettui quattro o più visite prenatali; che il 90% delle nascite sia assistito da personale qualificato; che l’80% delle donne che partoriscono riceva un’assistenza postnatale di routine precoce, cioè entro 2 giorni dalla nascita. Se gli obiettivi SDG, ENAP ed EPMM venissero realizzati, entro la fine di questo decennio si salverebbero almeno 7,8 milioni di vite; oltre 1 milione di donne,2,6 milioni di nati morti e 4,2 milioni di neonate e neonati.

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