Il quadro presentato ieri dall’Istat in merito ai dati commerciali di settembre evidenzia una situazione non certo favorevole per l’Italia, con una marcata contrazione nei flussi sia in termini di export che di import. L’analisi mensile dell’Istituto di statistica ha sottolineato difatti una flessione più intensa nelle esportazioni (-4,5%) rispetto alle importazioni (-3,1%), con un calo significativo soprattutto nei mercati extra-Ue (-6,7%). Uno scenario negativo, questo, che è riflesso anche nel confronto trimestrale, dove si registra solo un leggero aumento dell’export (+0,3%) e una flessione delle importazioni del 2,9%.
La diminuzione annua dell’export a settembre è particolarmente preoccupante, con una contrazione del 6,6% in termini monetari e dell’8,7% in volume. Un calo che ha coinvolto sia i mercati Ueche quelli extra-Ue, con una riduzione rispettivamente del 6,3% e del 6,9%. Le importazioni, d’altro canto, hanno mostrato una flessione tendenziale del 20,5% in valore, con un calo più significativo nell’area extra-Ue (-32,4%) rispetto all’Ue (-8,3%), mentre in volume si è registrato un calo più moderato (-5,7%).
Tra i settori che hanno contribuito maggiormente alla riduzione dell’export, spiccano metalli di base e prodotti in metallo, sostanze e prodotti chimici, mezzi di trasporto (autoveicoli esclusi), articoli in pelle e articoli farmaceutici. Tuttavia, alcune voci positive sono emerse, come la crescita annuale delle esportazioni di autoveicoli (+20,3%) e macchinari e apparecchi non classificati altrove (+5,4%).
Contributi negativi
La diminuzione delle esportazioni è amplificata da contributi negativi di importanti partner commerciali, tra cui Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito. Nei primi nove mesi del 2023, l’export mostra una crescita tendenziale dell’1,0%, trainata principalmente dalle vendite di macchinari, autoveicoli, prodotti alimentari, mezzi di trasporto e articoli farmaceutici.
Nonostante la sfida nelle esportazioni, la stima del saldo commerciale a settembre ha mostrato un miglioramento considerevole rispetto all’anno precedente, con un surplus di +2.346 milioni di euro rispetto al deficit di -6.693 milioni di settembre 2022.
Va notato che i prezzi all’importazione hanno registrato variazioni, con un aumento dello 0,7% su base mensile e una diminuzione del 12,1% su base annua a settembre 2023.
Bene le multinazionali italiane all’estero
Sempre ieri l’Istituto di statistica ha fatto il punto sulla ‘Struttura e competitività delle imprese multinazionali’. Ebbene, nel 2021 il panorama economico italiano ha visto un notevole incremento nel fatturato delle industrie a controllo estero residenti nella Penisola, segnando una ripresa vigorosa dopo le sfide dell’anno precedente: è cresciuto del 30,7% rispetto al 2020 e del 14,7% rispetto al 2019.
Un aumento altrettanto significativo è stato registrato negli scambi commerciali internazionali delle imprese italiane, con un balzo del 25,9% nelle esportazioni e un notevole +33,3% nelle importazioni. Numeri che testimoniano la resilienza e la capacità di adattamento delle imprese italiane nel panorama globale, superando le difficoltà scaturite dalla pandemia nel 2020.
Le affiliate estere delle multinazionali italiane, che ammontano a 24.887, hanno svolto un ruolo cruciale in questo scenario economico dinamico. Nonostante una lieve riduzione del 2,3% nei dipendenti rispetto al 2020, queste imprese hanno contribuito a movimentare un fatturato complessivo di 477 miliardi di euro, pur registrando una flessione del 4,5% rispetto all’anno precedente.
È interessante notare che il 37,3% del fatturato di queste affiliate è stato generato su mercati esteri, evidenziando una forte propensione all’espansione oltre i confini nazionali. In particolare, il settore del Made in Italy continua a detenere una posizione di rilievo, con quote significative di esportazioni verso l’Italia.