lunedì, 23 Dicembre, 2024
Economia

Istat: inflazione giù. Ma l’Abi avverte: rallenta la crescita

L’Istat ha rivisto al ribasso le stime sugli acquisti di ottobre, segnando un calo dello 0,2% rispetto al mese precedente e un aumento annuale del 1,7%, in netto rallentamento rispetto al +5,3% registrato a settembre. Il ‘carrello della spesa’ mostra una decelerazione, ma l’Abi solleva nello stesso tempo un allarme sull’economia italiana, evidenziando un rallentamento della crescita e una conseguente depressione nella domanda di prestiti. Inoltre per l’Associazione bancaria i tassi sui nuovi mutui salgono al 4,37%, mentre il debito nazionale rilevato da Bankitalia raggiunge i 2.84 miliardi di euro a settembre. In un contesto di incertezza economica, l’Antitrust ha inflitto una multa di 15 milioni di euro a diverse compagnie energetiche per un aumento delle bollette, nonostante le restrizioni imposte dal decreto aiuti bis.

I dati Istat

Andando nello specifico dei dati comunicati ieri dall’Istituto di statistica, il mese di ottobre ha segnato un’importante inversione di tendenza per l’inflazione in Italia, con un calo netto al +1,7%, cifra che non si vedeva da luglio 2021 (+1,9%). Questo significativo ribasso è in gran parte attribuibile all’andamento dei prezzi dei beni energetici, che hanno registrato una decelerazione tendenziale notevole. Tale fenomeno è amplificato dall’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si erano verificati notevoli aumenti dei prezzi nel settore energetico.Altri attori che hanno contribuito al calo del calo sono i prezzi dei beni alimentari, con un tasso tendenziale sceso al +6,3%. Questo ha influito nel frenare la crescita su base annua dei prezzi del cosiddetto ‘carrello della spesa’, attestatosi al +6,1%. Questa riduzione è significativa poiché il ‘carrello della spesa’rappresenta una parte rilevante delle spese quotidiane dei cittadini italiani. Infine, il finanziamento di fondo, che esclude gli elementi più volatili come gli energetici e gli alimentari, ha subito una flessione più contenuta. A ottobre, il premio di fondo si è attestatoal +4,2%, rispetto al +4,6% registrato a settembre. Questo dato suggerisce che, nonostante la decelerazione complessiva, alcuni settori dell’economia mantengono una certa pressione inflazionistica.

I dati Abi

Un campanello d’allarme arriva dall’Associazione bancari italiani secondo cui gli ultimi dati economici relativi all’area dell’euro e all’Italia riflettono gli effetti della politica monetaria restrittiva adottata dalla Bce da oltre un anno. La contrazione dell’indice Pmi e la riduzione della produzione industriale sono evidenti, e ciò si riflette anche nel settore bancario italiano. Il rallentamento della crescita ha un effetto diretto sulla domanda di prestiti, con imprese e consumatori che mostrano una maggiore cautela nel richiedere finanziamenti. Un elemento di ulteriore preoccupazione emerge dall’incremento dei tassi sui nuovi mutui, che si attestano al 4,37%: un numero che rappresenta un aumento significativo rispetto ai periodi precedenti, quando i tassi erano inferiori, evidenziando un ambiente finanziario più restrittivo. A cosa può portare l’aumento dei tassi sui mutui? Può avere ripercussioni notevoli sul settore immobiliare e sulla capacità di famiglie e imprese di accedere al credito. Con i mutui che diventano più costosi, l’Abi prevede una possibile riduzione della domanda per l’acquisto di case e investimenti immobiliari, con potenziali conseguenze sull’intero settore edilizio. Chiaramente negative.

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