La Corte Suprema britannica ha respinto, nella giornata di mercoledì, il piano, fortemente ritardato e controverso, del Regno Unito di deportare i richiedenti asilo nello stato centroafricano del Ruanda. La sentenza della più alta corte del Paese infligge un duro colpo al primo ministro Rishi Sunak, che aveva fatto del “fermare le barche” una promessa importante in vista delle probabili elezioni generali da tenersi il prossimo anno. “Fermare le barche” è un grido di battaglia populista per fermare l’immigrazione non autorizzata attraverso la Manica dalla Francia. Il progetto del Ruanda è stato concepito come deterrente per le migliaia di migranti, provenienti principalmente dall’Asia meridionale, dal Medio Oriente e dall’Africa, che effettuano la pericolosa traversata su piccoli gommoni e imbarcazioni da diporto. È stato ferocemente criticato dai gruppi internazionali per i diritti umani e dagli oppositori nazionali. L’anno scorso il Ruanda ha ricevuto una somma iniziale di 140 milioni di sterline (160 milioni di euro) per accogliere i migranti che hanno compiuto un viaggio di 6.500 chilometri. Tuttavia, il denaro non è ancora stato inviato e, dopo la sentenza di oggi, è difficile che verrà mai inviato. “Questo non era il risultato che volevamo – ha scritto Sunak in una nota – Abbiamo passato gli ultimi mesi a pianificare ogni eventualità e rimaniamo completamente impegnati a fermare le barche”. Il Primo Ministro non spiega se il Governo, in qualche modo, porterà avanti il progetto. “Esiste un rischio reale che le persone inviate in Ruanda vengano rimandate nei loro paesi d’origine – hanno affermato i cinque giudici della Corte Suprema – dove subiscono persecuzioni o altri trattamenti inumani quando, in realtà, hanno una valida richiesta di asilo”.