L’Istat ha riveduto al ribasso le stime sull’inflazione relativa al mese di ottobre, indicando un calo dello 0,2% rispetto a settembre e un aumento annuale dell’1,7%, notevolmente inferiore al +5,3% registrato a settembre.
Questa revisione segnala un rallentamento nell’aumento dei prezzi, offrendo un respiro momentaneo a consumatori e imprese. La notizia positiva si riflette anche sul cosiddetto ‘carrello della spesa’, una composizione di beni alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona. I prezzi in questo settore registrano una decelerazione, passando dall’8,1% al 6,1%. Questo potrebbe rappresentare un sollievo per le famiglie italiane, che potrebbe vedere una riduzione nei costi dei beni di prima necessità.
Abi preooccupata
Tuttavia, nonostante questi segnali apparentemente positivi, l’Associazione bancaria italiana solleva un allarme sull’economia del Paese. L’Abi difatti evidenzia una proposta della crescita economica che sta influenzando negativamente la domanda di prestiti. Una tendenza che potrebbe indicare un clima di incertezza che spinge le imprese a richiedere finanziamenti, con possibili ripercussioni sull’attività economica generale. Inoltre, i tassi sui nuovi mutui continuano a salire, attestandosi al 4,37%.
Questo aumento potrebbe comportare una maggiore pressione finanziaria per coloro che cercano di accedere al mercato immobiliare o di rifinanziare i loro prestiti esistenti. A complicare ulteriormente la situazione economica, Bankitalia riporta che il debito nazionale è salito a 2.844,2 miliardi di euro a settembre. Questo dato mette in luce la sfida continua che l’Italia deve affrontare nel gestire il proprio indebitamento, con possibili implicazioni sulla stabilità finanziaria a lungo termine.