venerdì, 15 Novembre, 2024
Esteri

Stallo sugli ostaggi. Razzi dal Libano. Duro scontro Netanyahu-Guterres

Hezbollah alza la tensione con lancio di missili. Una copia del Mein Kampf di Hitler trovata in una base terroristica

Il messaggio per Biden e Xi che si incontreranno mercoledì a San Francisco è stato chiaro: i paesi arabi non sono un unico blocco, l’Iran non è riuscita a portare tutti dalla sua parte e nessuno, probabilmente iraniani compresi, ha voglia di imbarcarsi in una guerra che danneggerebbe tutti. La risoluzione proposta dal Presidente Raisi non ha ottenuto l’unanimità e i paesi sono cordialmente vicini, ma sostanzialmente sulle storiche posizioni. Algeria, Iraq, Libano, Libia, Kuwait, Palestina, Oman, Qatar, Siria, Tunisia e Yemen da una parte. Arabia Saudita, Bahrein, Emirati e Marocco dall’altra. Egitto, Giordania e Sudan in mezzo (astenuti). Grandi paesi come l’Egitto continueranno a fare da mediatori. Arabia Saudita e Marocco con gli Stati Uniti e comunque contrari a ogni blocco economico e commerciale e gli altri orbitanti attorno all’Iran, ma anche dubbiosi. Le linee di faglia ci sono, emergono e sono evidenti nonostante il Presidente Raisi giri con la Kefiah. Così dopo il giorno degli arabi, ieri ha palato Israele.

Netanyahu: civili morti, una tragedia

Il premier Netanyahu, in primis, se l’è presa con l’Onu che attraverso il segretario generale non manca mai di “criticare Israele invece di quei selvaggi di Hamas.” Poi Netanyahu ha ribadito che “non ci sarà il cessate il fuoco” senza la liberazione degli ostaggi anche se ha ammesso che “un accordo potrebbe esserci.” “Penso che meno dico a riguardo, più aumenterò le possibilità che si materializzi”. E anche gli Stati Uniti hanno fatto sapere che sarebbe stato trovato un accordo per il rilascio di 80 sequestrati, donne e bambini israeliani, in cambio di altrettanti palestinesi. È la prima volta che si parla di una trattativa di questo tipo, ma né Israele né Hamas lo confermano. Netanyahu ha anche raccontato che è stato offerto del carburante per l’ospedale di Shifa, ma che “loro” lo hanno rifiutato. Non specificando di più. E ha anche risposto alle critiche per i civili morti: “ogni vita civile persa è una tragedia. E la colpa va attribuita interamente a Hamas, perché impedisce loro di lasciare la zona di guerra, a volte usando la minaccia delle armi. Mettono razzi nelle scuole, negli ospedali, scavano tunnel sotto i letti dei bambini. È con questo che abbiamo a che fare”. Secondo Netanyahu, “quello che Hamas vuole è una serie infinita di pause. È come i tedeschi dopo la Normandia.”

Un futuro per Gaza

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, intervistato dalla Cnn, ha anche aggiunto che l’Autorità Nazionale Palestinese ha già “fallito” in passato nell’obiettivo di “demilitarizzare” e “deradicalizzare” la Striscia di Gaza. Il primo ministro pensa, piuttosto, alla creazione di una “autorità civile ricostruita”, per evitare di ricadere nella stessa situazione. “Dobbiamo dare a Gaza un futuro migliore, non riportarla ad un passato di fallimenti. Creiamo una realtà diversa”. Il dopoguerra a Gaza è tuttora una questione aperta: gli Usa hanno ventilato la possibilità di dare un ruolo all’Anp, ma anche pensato a due protettorati. Il primo ministro israeliano, infine, si è rifiutato di rispondere se si assumerà la responsabilità di non aver impedito l’attacco del 7 ottobre affermando che ci sarà tempo per domande “difficili” una volta che la guerra sarà finita.

Miliziano con Mein Kampf

Quanto alle manifestazioni pro-Palestina, Netanyahu ha detto alla Nbc che “quelli di voi che sfilano per Hamas manifestano per il male puro. Ci sono molte persone che non conoscono i fatti. Stiamo parlando di persone che attaccano deliberatamente civili, che hanno violentato e ucciso donne, che decapitano uomini, che bruciano vivi bambini, che rapiscono bambini e sopravvissuti all’Olocausto. Queste sono le persone che voi sostenete. Stiamo combattendo una giusta battaglia di civiltà contro la barbarie.” E anche il Presidente Herzog, intervistato dalla Bbc, ha informato che sul corpo di un miliziano palestinese nel nord della Striscia è stata trovata una copia del “Mein Kampf” di Hitler. Il corpo, ha aggiunto, era nella stanza da letto di un bambino in una casa civile, usata come base terroristica di Hamas. “Questo – ha sottolineato il Presidente – è il libro di Hitler tradotto in arabo. Quello che portò alla Shoah e alla Seconda guerra mondiale. Il terrorista scriveva appunti, contrassegnava le sezioni e studiava l’ideologia di Hitler di odiare, uccidere, bruciare e massacrare gli ebrei ovunque fossero. Questa è la vera guerra che stiamo affrontando.”

Pause tattiche per Shifa

Migliora di giorno in giorno la situazione umanitaria. Con il controllo israeliano di Gaza nord è stato nuovamente assicurato un corridoio umanitario di 7 ore per la popolazione palestinese che da nord vuole trasferirsi a sud della Striscia, dove il valico di Rafah è stato temporaneamente aperto. E’ stata attivata una “pausa tattica” per lasciare l’ospedale di Shifa in direzione Salah ad Din. Negli ultimi tre giorni circa 200.000 residenti di Gaza City hanno potuto lasciare la città proprio perché Hamas ha perso il controllo del territorio. L’ha spiegato il portavoce militare di Israele, Daniel Hagari: “contrariamente alle istruzioni di Hamas che usa i civili come scudi umani”, ha detto, “molte persone se ne sono andate” anche perché l’accumulo di spazzatura e rifiuti medici, la mancanza di acqua e le interruzioni di corrente minacciano la vita di tutti. Ma per il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres non basta e ieri ha di nuovo tuonato contro Israele: “le leggi di guerra prevedono la protezione dei civili e l’esercito israeliano non lo sta facendo a Gaza”. Mentre le Nazioni Unite hanno reso noto di un numero “significativo di morti e feriti” in un “bombardamento” della propria sede a Gaza City, evacuata dai suoi dipendenti e ora occupata da centinaia di sfollati palestinesi.

Fronti caldi

Israele dichiara di aver preso il totale controllo del nord della Striscia. Il ministro della sicurezza nazionale, Ben Gvir, ha parlato di “pieno controllo” e di “zone liberate.” Sul fronte con il Libano sono continuate le schermaglie con Hezbollah che ha lanciato razzi anticarro contro l’altura di Dovev, dove sono rimasti feriti gravemente sei israeliani e a Zarit, Yifatch e Aramsche la popolazione è dovuta restare nei rifugi. Israele ha risposto con l’artiglieria. Ci sono stati scontri anche presso il villaggio di Burqa in Cisgiordania. Inoltre aerei da guerra israeliani hanno colpito le “infrastrutture terroristiche” anche in Siria a seguito dell’attacco da quel territorio verso la parte del Golan annessa a Israele. Area a ridosso della quale circa 700 combattenti siriani, iracheni, libanesi e palestinesi filo-iraniani sono stati dispiegati nelle ultime ore.

Marcia contro antisemitismo

A Parigi, ieri, centinaia di migliaia di persone si sono riunite in corteo per la “grande marcia civica” contro l’antisemitismo, alla presenza di gran parte della classe politica francese, compresa l’estrema destra, ma senza il capo dello Stato o l’opposizione di sinistra radicale. “Pour la République. Nous marchons contre l’antisemitisme”, lo slogan dietro il quale si sono riuniti i francesi nel piazzale dell’Assemblea nazionale. Grande affluenza anche alla spianata degli Invalides, mentre le stazioni della metropolitana e le strade adiacenti erano congestionate. La Francia, oltre a ospitare tanti immigrati dai paesi arabi, ha anche la più grande comunità ebraica d’Europa, con oltre 500.000 membri. All’inizio della giornata, altre manifestazioni hanno riunito 3.000 persone a Lione, altrettante a Nizza e diverse migliaia a Strasburgo. Il Presidente Macron ha dichiarato che “una Francia in cui i nostri connazionali ebrei hanno paura non è la Francia. Una Francia in cui dei francesi hanno paura a causa della propria religione o della propria origine non è la Francia. Nessuna tolleranza per l’intollerabile”. Alla manifestazione anche gli ex presidente François Hollande e Nicolas Sarkoz e la premier Elisabeth Borne, figlia di un ex deportato di confessione ebraica. Presente anche Marine Le Pen del Rassemblement National, mentre era assente il leader de La France Insoumise (Lfi) Jean-Luc Mélenchon.

Aereo Usa cade, 5 morti

Il Comando statunitense in Europa (Eucom) ha reso noto che “durante una missione di rifornimento aereo di routine come parte dell’addestramento militare, un aereo statunitense con a bordo cinque soldati ha subito un incidente e si è schiantato nel Mar Mediterraneo. Tutti e cinque i militari sono morti”. In una nota precedente, Eucom aveva chiarito che “non ci sono indicazioni di un’attività ostile” che abbia coinvolto l’aereo nell’incidente avvenuto due giorni fa.

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