Nel nuovo bollettino economico della Bce emerge che anche nell’ultimo trimestre dell’anno in corso il Prodotto interno lordo nella zona euro resterà debole. La Banca centrale europea ha spiegato che “il Pil non avrà significativi margini di crescita in tutto l’arco del quarto trimestre 2023 a causa dei segnali di contrazione che mostra il settore manifatturiero, i quali contagiano anche gli altri servizi come rivelato da dati dell’indice Pmi di ottobre”. Nel terzo trimestre, Inoltre, è ancora atteso un ulteriore calo degli investimenti delle imprese a causa sia della carenza di domanda che dalle condizioni di finanziamento più restrittive. A causa della contrazione degli investimenti e dell’indebolimento dell’interscambio mondiale si riduce anche l’export tra i Paesi Ue e con i Paesi Extra Ue, che non mostra una crescita significativa. Da inizio del 2024, però, la crescita del Pil nella zona euro dovrebbe gradualmente rafforzarsi. Per gli economisti della Bce “è probabile che l’economia rimanga debole fino alla fine di questo anno ma tuttavia, con l’ulteriore diminuzione, la ripresa dei redditi reali delle famiglie e l’aumento della domanda per le esportazioni dell’area dell’euro, l’attività dovrebbe rafforzarsi già dai prossimi anni”.
Il calo dell’inflazione non basta
La Bce ha reso noto che l’inflazione registrerà un ulteriore calo nel quarto trimestre 2023, ma si manterrà sopra l’obiettivo del 2% prefissato dalla Ue ancora per un periodo di tempo prolungato. I tassi d’interesse rimarranno elevati finche i prezzi non torneranno al target prestabilito del 2%. “L’inflazione si ridurrà ulteriormente nel quarto trimestre 2023”, si legge nel documento della Bce ma la tendenza nel lungo periodo del livello dei prezzi (Core Inflaction) desta ancora preoccupazione perché “sebbene alcune misure mostrino segnali di allentamento, l’inflazione di fondo rimane nel complesso elevata”. La stretta monetaria della Bce, dunque, continuerà ad avere inevitabilmente un effetto negativo sull’economia della Ue. “I passati aumenti dei tassi di interesse e le inasprite condizioni di finanziamento a famiglie e imprese continuano a farsi sentire frenando in misura crescente la domanda. Tuttavia, questo rappresenta un fattore importante per riportare l’inflazione all’obiettivo”, si legge nel bollettino. Quindi per contrastare l’inflazione la Banca centrale europea manterrà alti ancora a lungo i tassi d’interesse, nonostante i dubbi e le critiche dei Governi.
Stop alle misure sull’energia
Riguardo al tema energia la Bce ha affermato che “i Governi dovrebbero tempestivamente revocare le misure adottate per fronteggiare la crisi che ha colpito l’Europa a causa del conflitto in Ucraina”. L’inflazione, infatti, dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina era notevolmente aumentata a causa dello stop dell’approvvigionamento energetico ai Paesi Ue da parte della Federazione russa. Grazie però alla diversificazione delle forniture energetiche e alle misure di sostegno adottate dai Governi la Ue è riuscita a superare questo periodo difficile. Con la crisi energetica ormai alle spalle per la Bce lo stop alle misure adottate oggi “è essenziale per evitare di spingere al rialzo le pressioni inflazionistiche di medio termine, che altrimenti richiederebbero una risposta di politica monetaria più risoluta”.
Italia sotto i riflettori
Mentre i titoli di stato dell’area euro hanno riportato oscillazioni molto contenute la Bce punta i riflettori sull’Italia. L’istituto ha confermato che nel nostro Paese è stato registrato un trend al rialzo dello spread BTP-bund. Nel rapporto la Banca centrale europea ha spiegato che questo “effetto al rialzo” è causato dall’impatto provocato dalle misure fiscali previste dalla Legge di Bilancio del Governo di Giorgia Meloni.
Dopo la presentazione della Nadef da parte del Governo italiano in carica lo spread in pochissimo tempo ha superato una quota di oltre 200 punti (per poi scendere a 193), suscitando i dubbi e i timori degli investitori per la sorte dei conti pubblici italiani. Il bollettino della Bce riguardo al rialzo dello spread italiano specifica chiaramente che “durante il periodo in esame le variazioni dei differenziali sui titoli di Stato sono state molto contenute in Ue, con l’eccezione del differenziale italiano, il quale si è ampliato per effetto di fattori idiosincratici collegati alle notizie riguardanti le misure fiscali previste dalla legge di bilancio nazionale”.