domenica, 17 Novembre, 2024
Attualità

L’odio contro gli Ebrei un cancro aggressivo

Il rigurgito di antisemitismo cui stiamo assistendo in questi giorni è raccapricciante. Suona come un campanello di allarme. Indica il dilagare della distruzione della ragione che sembra essere diventata la cifra del nostro tempo. Un tempo in cui emergono gli istinti peggiori, in cui la riflessione critica è sommersa da ondate di odio. Come un magma che cova nella psiche distorta di un mondo senza valori né idee, l’odio ha solo bisogno di sfogarsi. E cerca capri espiatori su cui scaricare la sua carica distruttiva nihilista. E chi meglio degli ebrei può essere considerato il capro espiatorio preferito?

Il popolo israeliano vittima di un assalto di terroristi drogati e manipolati che non hanno esitato a sgozzare bambini invece di ricevere la solidarietà viene messo sul tavolo degli imputati. Non sono bastati sei milioni di ebrei uccisi dalla follia nazista. Non è bastato assistere al riemergere periodico del fiume carsico dell’antisemitismo. No. Stavolta bisognava fare esplodere l’odio sbattendo in facci al mondo la sua irrazionalità: la vittima viene trattata come carnefice.

Quando perfino nelle più blasonate università americane che sfornano le elite dirigenti della più potente democrazia del mondo si levano cori in difesa di Hamas e contro Israele vuol dire che si è superato il limite. E che bisogna reagire e correre ai ripari prima che sia troppo tardi.

Antisemiti non sono solo nostalgici di una contrapposizione tra ebraismo e cristianesimo ormai sepolta dalla storia, non sono solo fascisti e nazisti di ritorno, non sono solo epigoni di un sinistrismo molto sinistro, non sono solo ignoranti che seguono come pecore il demagogo di turno. Sono anche persone che non hanno alcuna attenuante: hanno cultura, soldi, ed esperienza.

Eppure sono antisemiti nel loro midollo spinale. Sono i peggiori. Ipocriti, in mala fede, vigliacchi che non alzano un dito contro regimi come l’Iran ma si sgolano contro un Paese democratico (l’unico di quell’area) che si difende da chi gli ha dichiarato guerra. Sono loro il cancro della nostra civiltà occidentale.

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