domenica, 6 Ottobre, 2024
Attualità

Affitti Brevi, l’associazione veneziana Bre-VE: la norma Pellicani va abolita

Confedilizia: aumento cedolare porta poco e Cin c’era già

“Sono anni che chiediamo l’applicazione del codice identificativo nazionale per tutti, introdotto dall’ex Ministro del Turismo Garavaglia e ripreso dalla Ministra Santanché e sull’aumento della cedolare pensiamo quello che si pensa quando ti aumentano una tassa. Molto male, se non proprio malissimo, invece, questo regolamento su Venezia – esclusivamente su Venezia, come se avessimo ancora la peste – dove fortunatamente il sindaco Brugnaro avendo sale in zucca non l’ha applicato, ma resta un vulnus che il Governo Meloni potrebbe sanare.” La mette così la presidente Olimpia Scappini dell’Associazione Bre-VE; un gruppo di centinaia di iscritti, tutti veneziani, che difende gli interessi dei proprietari di appartamenti e property managers che affittano ai turisti.

La spada di Damocle del Pd

E’ accaduto questo, spiega Scappini, che l’attimo prima che cadesse il Governo Draghi, nell’ultimo decreto aiuti – “che non c’entrava niente” – è stato fatto passare un emendamento presentato dal deputato del Partito Democratico, Nicola Pellicani (figlio del più noto Gianni Pellicani, leader del Pci, compagno di Napolitano, parlamentare e vice sindaco di Venezia durante la Prima Repubblica) che ha messo sulle nostre testa una spada di Damocle. Cosa dice quella che ora è diventata una norma di legge? Dice che a Venezia, il Sindaco ha facoltà di emanare un regolamento che regoli l’affitto breve attraverso specifiche disposizioni secondo principi di proporzionalità per aree omogenee, forme di rotazione temporali, limite a 120 giorni, salvo cambio di destinazione d’uso, e che lo può fare in base all’eccezionalità della città lagunare. “Come se Firenze non fosse eccezionale – commenta Scappini -. Come se Roma non lo fosse, Milano, Napoli o Bologna o Torino fossero delle scartine. Modalità di amministrare che non stanno né in cielo né in terra.”

Norma anticostituzionale

Insomma la questione posta dall’Associazione Bre-VE è semplice: il regolamento ipotetico che il Comune di Venezia potrebbe varare è lesivo dei principi di uguaglianza – “perché a Venezia e non a Roma, ad esempio?” – e finché c’è un’Amministrazione liberale lo si può anche ignorare, come ha “giustamente” fatto Luigi Brugnaro. Ma se un domani dovesse arrivare un’Amministrazione autoritaria e inegualitaria tanti cittadini veneziani, che riescono a restare a Venezia proprio grazie all’attività di apporto al reddito che arriva dal turismo, sarebbero costretti a lasciare la città.

Abrogare anche quella norma

“Con il Ministro Santanché”, racconta la presidente Scappini, “abbiamo avuto un paio di tavoli di incontri quando si stava lavorando al disegno di legge sul tema. Poi non si è più capito se era un disegno di legge o un decreto. Adesso siamo finiti nella Legge di Bilancio. Una certa confusione mi pare evidente, anche se la messa a terra, ci pare, ha trovato un equilibrio accettabile. Credo grazie all’intervento diretto della Presidente del Consiglio.” “Noi”, aggiunge Scappini, “chiediamo soltanto l’abrogazione di quella norma scaturita dall’emendamento Pellicani che riteniamo lesivo di principi costituzionali e aggressivo nei confronti di padri e madri di famiglia che si sono dovuti reinventare un lavoro o che hanno bisogno di un’entrata supplementare perché il reddito non è sufficiente.” “Venezia”, conclude Scappini, “è una città difficile in cui vivere. Ma noi ci siamo nati e cresciuti. Non vogliamo andarcene per colpa di cattive leggi e pessimi politici.”

Confedilizia boccia tutto

Anche Confedilizia boccia su tutta la linea l’aumento della cedolare per gli affitti brevi: è “sbagliato concettualmente e dannoso”, e fa incassare allo Stato “appena 8,8 milioni di euro”, quindi “resta il mistero sul perché della misura” scrive il presidente Giorgio Spaziani Testa, in una nota. “La cedolare secca introdotta dal governo Berlusconi è stata prevista sin da subito per tutte le locazioni abitative, di qualsiasi durata”. Inoltre, il ‘Cin’, il Codice identificativo nazionale, non è “una novità, bensì uno strumento previsto per legge nel 2019 e la cui attuazione era a buon punto, prima di arenarsi negli avvicendamenti al ministero del turismo. Infine, “una norma importante della manovra è quella che mira a impedire alle piattaforme web di continuare a sfuggire all’obbligo – che avrebbero dal 2017, ma che hanno sinora disatteso – di riscuotere la cedolare dai locatori e di riversarla allo Stato, per impedire l’evasione delle imposte da parte dei locatori stessi”.

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