lunedì, 18 Novembre, 2024
Esteri

Al valico di Rafah passano 500 persone. Nuovi raid su Jabalia. Stretta su Gaza City

La missione della 162esima divisione: “Finire Hamas”

Cominciano a uscire dalla Striscia di Gaza i primi profughi. Quattro italiani, volontari di Ong internazionali, hanno attraversato il valico e sono ora in Egitto, assistiti da personale dell’Ambasciata d’Italia al Cairo. “Sono felice di confermare che un primo gruppo di italiani che avevano intenzione di lasciare Gaza è uscito dalla Striscia” ha dichiarato il vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Stanno tutti bene, ha rassicurato il capo della Farnesina, e l’Italia conta di fare uscire gli altri che lo vorranno anche nei prossimi giorni. Oltre agli italiani, ieri circa 450 persone hanno lasciato Gaza raggiungendo l’Egitto attraverso il valico di Rafah, a seguito dell’accordo raggiunto tra autorità israeliane e egiziane, mediato anche dal Qatar. Il gruppo è formato in larga parte da cittadini internazionali, oltre che da persone con doppia cittadinanza e da palestinesi in gravi condizioni di salute, che saranno curati negli ospedali egiziani. Mentre per il rilascio degli ostaggi israeliani, Hamas ha ribadito che prima deve essere accettato il “cessate il fuoco” e ha anche reso noto che nell’attacco a Jabalia sarebbero morti 7 ostaggi israeliani.

Fuori dalla Striscia 500 al giorno

Da oggi lasceranno la Striscia di Gaza prima i feriti gravi e poi gli stranieri, 500 al giorno, scrive la Bbc, citando cinque funzionari palestinesi per il controllo dei passaporti, in anticipo sull’apertura del valico di Rafah annunciata da ieri. Sono 7mila i palestinesi con doppia cittadinanza a Gaza. L’Egitto deve approvare l’elenco di tutte le persone pronte a lasciare la Striscia in attesa dall’alto lato del confine prima che possano iniziare a muoversi. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, sui social, ha scritto che “la sicurezza e la protezione dei civili non è solo un obbligo morale, ma anche legale.” Borrell si è detto “sconvolto” per “l’elevato numero di vittime a seguito del bombardamento da parte di Israele del campo profughi di Jabalia.” Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “sconcertato” per gli attacchi aerei israeliani al campo profughi di Gaza.

Jabalia: muoiono “scudi umani”

“I nostri soldati sono caduti in una guerra, nessuna delle quali è più giusta: la guerra per la nostra casa” ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu, commemorando 12 militari morti nei combattimenti a Gaza. “‘Sarà una guerra dura, e sarà lunga”, ha osservato il premier, nell’esprimere cordoglio alle famiglie dei caduti. Ieri l’Esercito israeliano ha nuovamente attaccato il campo di Jabalia. L’azione militare, continuano a ripetere i militari dell’Idf, causa il crollo dei tunnel sotterranei e di infrastrutture dei terroristi poste sotto edifici civili cosa che causa anche la morte di civili che vengono usati come “scudi umani.” Una “tattica cinica”, che Hamas utilizza per poi incolpare Israele di colpire deliberatamente i civili. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha spiegato che l’esercito sta lavorando per scoprire la rete sotterranea di tunnel di Hamas e far uscire i terroristi allo scoperto. Mentre il generale Itzik Cohen, comandante della 162/a divisione dell’esercito israeliano, ha avvertito di essere “alle porte di Gaza City.” e che la missione è quella di “finire in maniera definitiva Hamas.”

Scambi di fuoco

Le sirene di allarme razzi da Gaza sono risuonate a Tel Aviv e nel centro di Israele costringendo la popolazione a correre nei rifugi. Iron Dome, il sistema antimissili israeliano, ha intercettato dei razzi. In aria si è sentita più di una esplosione dovuta all’intercettazione. Nuovi scambi di fuoco al confine tra Libano e Israele: un gruppo armato libanese non identificato ha tentato di lanciare diversi missili anticarro dal territorio libanese verso Israele, ma è stato neutralizzato da un carro armato israeliano. Inoltre, un altro gruppo armato libanese ha aperto il fuoco dal Libano verso il territorio israeliano nella zona di Yiftah.

Attacchi agli Usa

La base militare statunitense di Tanf, in Siria, al confine con Iraq e Giordania, è stata presa di mira da almeno due droni armati. Attacco rivendicato dalla “Resistenza islamica in Iraq”, una coalizione di gruppi armati iracheni vicini al regime iraniano e al partito libanese Hezbollah e che, secondo l’emittente filo-governativa libanese Al Mayadeen, agirebbe in risposta “all’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza.” È il 15esimo attacco che subiscono le forze statunitensi e alleate in Iraq, dal 7 ottobre scorso, e il nono in Siria. Gli attacchi contro le basi delle forze americane in Iraq e Siria sono una “reazione” all’aiuto fornito da Washington a Israele”. “Si raccoglie ciò che si semina. Sostenere e provocare la tensione innesca una reazione”, ha commentato Naser Kanani, portavoce della diplomazia iraniana. Mentre la Giordania ha deciso di richiamare immediatamente il suo ambasciatore in Israele: il Paese “condanna la guerra israeliana che uccide degli innocenti a Gaza”.

Iran: Israele usa “armi illegali”

L’Iran ha accusato Israele di utilizzare “armi illegali” contro i Palestinesi nella Striscia di Gaza. “In 26 giorni, il regime sionista ha commesso molti crimini, uccidendo civili a Gaza, donne e bambini. Il regime sionista ha utilizzato armi illegali. Se il mondo guardasse ai rapporti che arrivano dalla regione, capirebbe che tutti i civili nella regione sono stati uccisi con armi illegali”, ha affermato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, in una conferenza stampa congiunta con l’omologo turco Hakan Fidan ad Ankara, trasmessa dalla tv di Stato turca Trt. “Se questo genocidio non finisce, la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente e l’intera responsabilità in questo caso cadrà sugli Usa, Israele e chi li sostiene. Gli Usa e Israele devono prendersi le responsabilità di quello che hanno fatto, se non lo fanno la situazione potrebbe peggiorare”, ha sottolineato Amirabdollahian, aggiungendo: “Se i sionisti non si fermano, pagheranno un caro prezzo”.

Turchia: l’Ue non vuole “cessate il fuoco”

“Non ci possono essere standard diversi per gli ucraini e i palestinesi” dice il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, che poi ha attaccato anche l’Unione europea: “purtroppo”, ha detto, “l’Unione europea non vuole sentire parlare di cessate il fuoco.” Mentre l’ayatollah Khamenei è tornato a parlare dicendo che “Questa guerra non e’ una guerra tra Israele e Gaza. È una guerra tra la menzogna e la verità, una guerra tra i Poteri Arroganti e la fede” e ha invitato i paesi musulmani a interrompere la “cooperazione economica con il regime israeliano.”

Schlein: contrastare l’antisemitismo

“Il Centro di monitoraggio dell’antisemitismo di Milano ha registrato un significativo aumento di casi di antisemitismo in Italia. In alcuni casi, in alcuni spazi comprese le Università gli studenti israeliani cittadini ebraici si sono sentiti intimiditi”. Queste le parole di Alon Bar, Ambasciatore di Israele in Italia alle quali si sono aggiunte quelle della segretaria del Pd, Elly Schlein: “siamo tutti preoccupati da questo rigurgito di antisemitismo, che dobbiamo davvero contrastare con grande forza”. Per Schlein “la barra” da tenere in un momento così tragico “non può che essere il rispetto del diritto internazionale da parte internazionale da parte di tutti”. E dopo le stelle di Davide sulle case di ebrei a Parigi é stato appiccato un incendio nella sezione ebraica del cimitero centrale di Vienna e sono state dipinte con spray delle svastiche sui muri esterni.

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