L’invito del premier Giorgia Meloni, e l’appello del capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti, lanciato domenica dalla tre giorni della convention Dc a Saint Vincent, ha portato bene alla maggioranza di Governo che ieri ha dato il via libera alle riforme, del premierato e alla Manovra economica. Compattezza auspicata dal palco dell’assemblea Dc promossa dal presidente Gianfranco Rotondi e dall’onorevole Giampiero Catone, sottolineata ieri da una nota di Palazzo Chigi: “una grande compattezza del Governo. Finanziaria improntata alla serietà”.
Ok a Manovra e Premierato
La doppia intesa è stata trovata a Palazzo Chigi ieri pomeriggio durante il vertice dei partiti della maggioranza, con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i gli esponenti della coalizione, presenti: il viceministro Maurizio Leo, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, il leader della Lega Matteo Salvini, quello di FI Antonio Tajani, e i centristi Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa.
Riforma, venerdì in Cdm
Il testo sul Premierato arriverà come programmato venerdì in Consiglio dei ministri. “Il testo sarà trasmesso al Parlamento, dopo il necessario drafting e la firma di autorizzazione del Capo dello Stato”, ricorda in una nota Palazzo Chigi. Come maggioranza, sottolinea il vice presidente del consiglio Antonio Tajani: “siamo d’accordo anche sul testo sulle riforme che verrà rappresentato al prossimo Cdm”.
L’impegno della Casellati
“Sull’elezione diretta del presidente del Consiglio c’è stato un ottimo lavoro del nostro ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati. Penso sia giunto finalmente il momento”, fa presente il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, “di far contare di più i cittadini nella scelta dei loro rappresentanti”. Mentre Maurizio Lupi, di Noi moderati ricorda: “Abbiamo condiviso tutto il contenuto che ci è stato proposto, penso che il Consiglio dei ministri questa settimana approverà il disegno di legge e poi ci sarà il suo iter”.
Stop ai senatori a vita
Con l’introduzione del premierato arriverà anche lo stop alla nomina di nuovi senatori a vita da parte del presidente della Repubblica: la cancellazione dell’istituto, secondo quanto si apprende da fonti di governo, compare nel ddl costituzionale che manterrà la figura del senatore a vita solo per gli ex presidenti della Repubblica. Gli attuali senatori a vita di nomina quirinalizia dovrebbero rimanere in carica fino alla fine del loro mandato.
“Venerdì in Consiglio dei ministri una riforma di buonsenso”, sottolinea il vice presidente del consiglio Matteo Salvini, “niente governi tecnici, ribaltoni, cambi di maggioranze e partiti al governo, niente nomine di nuovi senatori a vita. Il voto degli italiani conterà finalmente di più”. Critiche alla riforma e alla maggioranza, invece, arrivano dal senatore Dario Parrini, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali, che osserva.
“Parlano di ‘premierato all’italiana’ per darsi un tono. Ma la verità è che la riforma istituzionale ideata dalla destra toglie forza e autorevolezza al Capo dello Stato e al Parlamento, azzoppandoli e stravolgendo pericolosamente equilibri essenziali della Costituzione”.
Manovra, Centrodestra unito
La “prova unità”, come aveva auspicato il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti è stata superata per la Manovra 2024 che si avvia verso l’approvazione in Parlamento senza emendamenti. “Dal vertice a Palazzo Chigi è emersa la grande compattezza e determinazione delle forze di maggioranza”, si legge in una nota del Governo, “che ha consentito di varare una manovra finanziaria improntata alla serietà e alla solidità dei conti pubblici, che nonostante il contesto difficile riesce a ridurre la pressione fiscale sul ceto medio-basso, a sostenere le famiglie e i lavoratori”. Soddisfazione anche per il vice presidente Tajani, che aggiunge: “la Manovra ridurrà la pressione fiscale nel nostro Paese per molti cittadini con il taglio del cuneo fiscale, la cedolare ci sarà solo dal secondo appartamento che viene affittato”.
Via gli emendamenti
L’altra buona notizia per la maggioranza del premier Giorgia Meloni il fatto che i partiti, come hanno riferito i diversi leader della coalizione, hanno confermato la volontà di procedere speditamente all’approvazione della Legge di Bilancio, senza presentare emendamenti. “Il governo terrà conto con grande attenzione del dibattito parlamentare”, assicura inoltre una nota di Palazzo Chigi, “e delle considerazioni delle forze di maggioranza ed opposizione”.
Accordo sugli affitti brevi
L’intesa è stata trovata anche sul controverso tema per la tassazione degli affitti brevi.
In particolare ci sarà l’istituzione del Codice di identificazione nazionale (Cin), “da utilizzare obbligatoriamente per gli affitti brevi e per le offerte tramite le piattaforme informatiche”. “I benefici realizzati dall’emersione – quantificata per oltre un miliardo – sono destinati alla riduzione della pressione fiscale”. Mentre il livello di tassazione della “Cedolare secca”, spiega in un comunicato Forza Italia – particolarmente attenta sul tema fiscale – “resta al 21 % per il primo appartamento dato in affitto breve. Dal secondo, intestato allo stesso proprietario, passa al 26%”.
La Rai e il piano industriale
Quanto al nodo Rai, Forza Italia spiega che ”il governo si è fatto carico di analizzare il finanziamento della tv pubblica Rai, al fine di sostenere il piano industriale triennale di rilancio dell’azienda”. “Il Governo”, conclude il comunicato, “terrà conto del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza ed opposizione”.
Oggi la Commissione bilancio
Per dare una accelerazione al dibattito parlamentare è stata già convocata la commissione Bilancio del Senato, da dove comincerà l’iter parlamentare. La prima seduta è prevista per oggi alle 13.30. Al momento viene indicato come unico relatore il presidente della commissione, il senatore di FdI Nicola Calandrini. Una volta aperta la sessione di bilancio il relatore potrebbe cambiare, anche se in ambienti di maggioranza circola la convinzione che Calandrini manterrà il ruolo e che successivamente possa aumentare il numero dei relatori. Per la manovra dell’anno scorso, la prima del governo Meloni, erano tre, in rappresentanza di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.