sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

I siti web e social delle Amministrazioni sono pubblici anche a fine contratto

L’Anac chiarisce che i contratti di gestione di domini o social devono essere restituiti e sono patrimonio del committente

I comuni spesso sono distratti o incapaci e finiscono per diventare “prigionieri” dei fornitori; soprattutto quando chiedono servizi digitali o social. Password, chiavi di accesso, profili vengono gestiti dal privato e alla fine della prestazioni non sono trasferibili all’Amministrazione e diventano un ulteriore costo o un danno. Così l’Autorità anticorruzione (Anac) è dovuta intervenire: “i siti web e social di amministrazioni devono restare sotto il controllo pubblico.” Lo stabilisce la delibera 452/2023, intervenendo su una gara indetta da un importantissimo dal Comune di Rimini. Secondo l’Autorità, gli enti pubblici devono mettere in chiaro nel contratto di gestione che il dominio e i relativi profili social curati dalla società di comunicazione, e i loro contenuti, devono essere restituiti alla fine del contratto e restare come patrimonio dell’ente pubblico. Quindi, al termine del contratto vanno restituite le “chiavi d’accesso” all’amministrazione, altrimenti l’ente diventa di fatto “prigioniero” del fornitore.

Distorsione di mercato

Nello specifico l’affidamento finito sotto i riflettori dell’Anac riguardava la gestione dei servizi di informazione, accoglienza turistica, e promozione del comune per un valore a base d’asta di due milioni e centomila euro, che diventerebbero 4.850.000 con l’opzione di rinnovo per ulteriori tre anni dopo i primi tre previsti dal contratto. Solo che, in base al fatto che l’operatore uscente risultava proprietario del dominio di promozione turistica del Comune e dei relativi account social, alla gara si è presentato solo l’operatore uscente. Ovvero il solo che disponesse dei mezzi di comunicazione turistica del Comune. Questo perché, nel bando precedente risalente al 2018, l’amministrazione romagnola non aveva messo nero su bianco che l’aggiudicatario doveva impegnarsi a consegnare al Comune le “chiavi d’accesso” per il loro utilizzo.

Enti troppo superficiali

“Al di là del caso concreto, abbiamo voluto mettere in guardia i comuni e tutte le amministrazioni sulle modalità con le quali, a volte con troppa superficialità, affidano a imprese private la gestione dei propri siti web e profili social”, spiega il Presidente di Anac Giuseppe Busìa. “Se non inseriscono nei contratti precise clausole che li tutelino, rischiano che, a conclusione del contratto, l’impresa affidataria divenga di fatto proprietaria del profilo social e dei relativi follower, privando l’ente di un patrimonio di contatti e conoscenze che invece deve rimanere nel pieno controllo degli enti pubblici.”

Vantaggi ingiustificati

Nel cercare di giustificare la propria azione o di sanare quanto non fatto, il Comune interessato ha suggerito la possibilità di creare ex novo un sito web (e nuovi canali social) oppure negoziare l’acquisto del proprio sito contrattando con il gestore uscente. Nel rilevare un comportamento inadempiente e approssimativo da parte dell’amministrazione, Anac ha sottolineato, invece, come il Comune abbia creato in capo al fornitore uscente un vantaggio economico e competitivo ingiustificato, che altera i principi comunitari di libera concorrenza, par condicio e massima partecipazione.

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