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Cura da cavallo europea, ultima chance

martedì, 3 Marzo 2020
2 minuti di lettura

Qualche Paese si illude di poter essere immune dalla diffusione che finora ha colpito una settantina di Stati. Ma nessuna economia sarà immune dal contagio planetario che colpirà tutti.

Quella che si sta profilando è una recessione mondiale con forte pressione sull’Europa e in particolare sull’Italia.

Di fronte a questo scenario i mercati azionari hanno già detto la loro: non solo si sono sgonfiate bolle create dagli eccessi di liquidità utilizzati a fini speculativi, ma tutti i titoli hanno perso valore e non per motivi psicologici: se l’economia del mondo rallenta bruscamente ovunque, se merci e persone non circoleranno più come prima per i prossimi mesi è impossibile produrre, commercializzare e consumare a livelli accettabili.

È peggio del crollo del 2008, quando era solo il sistema finanziario ad essere infetto. Ora il male riguarda l’economia reale e non quella dei titoli inventati da geni malefici di Wall Street e diffusi come …virus… nelle banche e negli investimenti finanziari.

Probabilmente occorrerà una manovra concordata a livello planetario e gestita in modo omogeneo dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Federal Reserve, dalla Banca centrale Europea e dalla Banca Centrale Cinese.

Ma l’Europa non può stare con le mani in mano.

In questo contesto non basta ricorrere ad interventi straordinari di lieve entità e decisi a livello nazionale senza una regia che coinvolga le istituzioni europee, Commissione e BCE in prima linea

Ha poco senso chiedersi se basteranno 3,5 miliardi da spendere in deficit per sostenere l’economia italiana gravemente colpita dagli effetti del Covid19.

Non basteranno anche perché è l’Europa intera ad avere problemi seri.

L’Italia aveva sofferto nella seconda parte del 2019 di forti problemi della produzione industriale, scesa bruscamente anche, ma non solo, per effetto dell’indebolimento dell’economia tedesca e per i contraccolpi della guerra dei dazi.

A questi dati negativi si erano già sommate le previsioni di un calo del PIL cinese, a metà gennaio, quando è scoppiata l’epidemia in Cina.

Ma nessuno poteva immaginare che l’Italia fosse così duramente colpita dalla diffusione del virus e che anche altre potenze economiche con cui abbiamo interscambi elevati, come la Francia e la Germania, finissero in una condizione simile alla nostra.

A questo punto occorrono rapidi interventi affinché alle aziende, colpite nella supply-chain non manchi liquidità; ma questo non basterà. Serve una massiccia politica di investimenti pubblici da avviare in tempi rapidissimi, l’unica terapia da cavallo che può contrastare i danni della recessione mondiale ed europea e che può ridare ossigeno essenziale per la ripresa della domanda.

L’Italia ovviamente ha più bisogno degli altri. Sbaglia il Governo a presentarsi a Bruxelles solo col cappello in mano. Occorre un’iniziativa forte, concordata con Germania e Francia affinché la Commissione europea vari piani di investimenti che siano gestiti direttamente dagli Stati potendo sperando che la BCE imbracci il bazooka di Draghi e lo diriga non solo per sostenere la liquidità delle banche ma anche per finanziare gli investimenti dell’Europa. È una situazione straordinaria e occorre interpretare in modo straordinario le norme comunitarie e se necessario adattarle e modificarle tenendo conto degli eventi.

Se l’Europa si dimostrerà debole, miope, divisa incapace di fronteggiare il drammatico problema economico dei prossimi mesi, è bene saperlo: i sovranisti avanzeranno ovunque e con loro la feccia dell’estrema destra che, soprattutto in Germania, ha ormai buttato la maschera.

È l’ultima chance per l’Europa.

Giuseppe Mazzei

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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