C’è un terremoto politico dietro la decisione di non costruire la pista di bob a Cortina per le Olimpiadi 2023. Oltre gli 80 milioni previsti, anche a causa del ritardo accumulato, ne servirebbero altri 60, che non ci sono, e a questo punto il Governo, anche per non correre il rischio di non arrivare al traguardo in tempi utili, ha deciso lo stop definitivo, o quasi. Martedì prossimo, a Milano, infatti, prima si riunirà la cabina di regia, poi il cda della Fondazione Milano-Cortina e sarà il giorno della verità. Ci sarà anche il ministro dello Sport, Abodi e anche il vicepremier Salvini, ministro delle Infrastrutture, che finora non si è ancora espresso.
Carraro: l’operoso Nordest non ha capito
La decisione, intanto, ha aperto una voragine in Veneto: il governatore, Luca Zaia, è stato messo in difficoltà. L’operoso Nordest è disorientato. Soprattutto dal bellunese piovono critiche e delusioni. Gli imprenditori veneti, per voce di Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, hanno commentato con asprezza: “veniamo a sapere, a cose fatte, che il Governo ha ufficialmente annunciato la volontà di rinunciare alla realizzazione della pista di bob, slittino, skeleton e para-bob a Cortina per spostare le gare in una sede già esistente e funzionante fuori dall’Italia. Questa è una sconfitta per tutto il sistema Paese. Non ci meritiamo di essere visti come quelli che “non sono in grado di raggiungere l’obiettivo” nel contesto internazionale. Non se lo merita il Veneto e non se lo merita l’Italia. Sono dispiaciuto che nemmeno “l’operoso” Nordest abbia compreso come la sfida su questo progetto andava oltre la semplice sfida sportiva. Non è un problema solo di Giochi Olimpici ma di credibilità del nostro sistema imprenditoriale, industriale e valoriale. Vincerla sarebbe stata la più bella medaglia olimpica e il Veneto poteva farcela, come sottolineato a più riprese anche dal presidente Luca Zaia”.
Malagò e la figuraccia internazionale
Il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi e Zaia hanno chiesto compensazioni: lo spostamento in Veneto di alcune discipline previste in Lombardia, ma dai lombardi, soprattutto dal Pd regionale, si è alzata la sfida al governatore lombardo: “Fontana dorme mentre Zaia ci scippa le gare di sci”, dice il Partito democratico, “sarebbe gravissimo per la nostra Regione perdere gare già assegnate.” Il sindaco di Milano, Sala, ha risposto con un secco “no” a spostamenti di gare verso Cortina anche perché ci sono di mezzo investimenti privati già fatti per gli impianti in Lombardia. Intanto sembra che Bormio si sia detta disponibile a cedere lo scialpinismo al Veneto. Ma è tutto per aria anche perché il presidente del Comitato Olimpico Nazioanle, Giovanni Malagò tiene aperta la porta nonostante il ministro dello Sport abbia fatto capire che il capitolo pista da bob a Cortina è chiuso definitivamente, mentre per Cesana se ne può parlare. Malagò ha dichiarato che “c’è una riunione la prossima settimana (appunto, quella di martedì) e si cominceranno a valutare le proposte, ma non c’è nulla di deciso.” Il presidente del Coni ha anche ricordato che in India, al G20 di Nuova Delhi, ha “annunciato semplicemente quanto ci era stato già detto”, e ha aggiunto polemicamente: “spero di essere stato chiaro su questo”.
Lo scacchiere delle ipotesi
Per ora le ipotesi riguardo il bob sono tante: utilizzare, ristrutturandola con una quarantina di milioni, la pista di Cesana, in Piemonte. Scelta sponsorizzata dal vicepremier Antonio Tajani, al quale si sarebbe aggiunto, con una frase interpretabile, il governatore Zaia che ha detto: “uscire dal territorio italiano dovrà essere una extrema ratio, dovuta a solide motivazioni.” Mentre il governatore lombardo Fontana, assieme al sindaco di Milano, Sala, al ministro Giorgetti e lo stesso Malagò, a questo punto, preferirebbero puntare sulla pista di St. Moritz. Non si è ancora espresso, invece, il vicepremier Salvini che parteciperà agli incontri di martedì prossimo. Esclusa l’ipotesi di Innsbruck che è sempre stata sul tavolo fino a quando si è deciso che non si andava all’estero, ma che ora non varrebbe più, visto che St. Moritz è in Svizzera. E’ vero che le Olimpiadi si chiamano Milano-Cortina, come ha fatto notare qualcuno, ma ora bisogna stringere perché gli impianti dovranno essere pronti, tutti, entro il 2026 e il tempo stringe.
Potrebbe “saltare” anche il villaggio olimpico
A questo punto si aprono interrogativi anche sui villaggi per ospitare gli atleti. Per i giochi di Cortina ne è previsto uno a Fiames, ma se le delegazioni internazionali si restringono potrebbero bastare i posti disponibili negli hotel. L’ipotesi è che si scenda da 1300 posti necessari a poco meno di 800 e a questo punto gli albergatori di Cortina hanno alzato la voce. Il loro presidente Stefano Pirro, ieri ha detto: “noi siamo pronti a fare la nostra parte: a certe condizioni, l’ospitalità diffusa sarebbe la scelta più giusta.” Non solo ma ci sarebbe un risparmio di 39 milioni di euro, ragiona Pirro, perché non sarebbe più necessario costruire il villaggio olimpico a Fiames.
Ambientalisti e Pd
Intanto hanno esultato gli ambientalisti che non hanno mai voluto la pista perché poi sarebbe stata subito abbandonata dopo i giochi, mentre é “arrabbiato” il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, che ha giudicato “malissimo” la decisione dello stop. “In questa partita”, ha detto in un’intervista radiofonica, “hanno contato molto gli ambientalisti e il Pd. E non è vero che la pista sarebbe stata usata solo per le Olimpiadi. Saremmo infatti diventati un punto di riferimento a livello europeo per queste discipline. Nonostante la cifra elevata, sono certo che sarebbe stato denaro ben investito“. Il primo cittadino si sforza di essere ottimista: “a Cortina ci sarà comunque il villaggio olimpico, insieme a sci e curling. Stiamo ancora provando a recuperare altre discipline. Pista da bob? Alla fine penso che si farà a Saint Moritz”.