martedì, 17 Dicembre, 2024
Esteri

Biden a Tel Aviv. Scudo Usa per Israele. Torna il terrore islamico in Europa

Le diplomazie nazionali e internazionali si muovono su una scacchiera che potrebbe ribaltarsi da un momento all’altro perché le armi non si zittiscono, ma è l’unica strada per la pace in Medio Oriente. Anche ieri ci sono stati attacchi da ogni fronte e anche ai confini con il Libano. Per non parlare di “lupi solitari” o cellule dormienti terroristiche, come è accaduto per l’assassino di due tifosi svedesi a Bruxelles. Ieri la premier italiana Meloni, al Consiglio dei 27 dell’Ue, ha espresso il cordoglio a Belgio e Svezia.
Il Presidente degli Stati Uniti oggi è in Israele per tentare di portare stabilità e aiuti umanitari, ma comunque ha ordinato di blindare l’area di crisi con l’invio di portaerei, e di navi d’assalto anfibie e duemila marine. Mentre il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, ha ripetuto che “i membri di Hamas hanno due opzioni: arrendersi o morire” e ha lasciato sperare dichiarando che “la risposta potrebbe non essere l’invasione di Gaza.”

Biden in Israele e Giordania

Ufficialmente Israele è impegnata a stanare i singoli terroristi, tutelare e liberale gli ostaggi “senza condizioni” e Biden, prima di partire dalla Casa Bianca, ha dichiarato che “ribadirà che Hamas non rappresenta il diritto del popolo palestinese alla dignità e all’autodeterminazione e discuterà le necessità umanitarie dei civili a Gaza”. Ieri era a Tel Aviv anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz e dopo aver incontrato Netanyahu, oggi andrà in Egitto. Scholz ha parlato anche il Re di Giordania che, a sua volta, ha dichiarato di non volere rifugiati nel suo Paese e neppure in Egitto: “Questa è una linea rossa, perché penso che questo sia il piano di alcuni dei soliti sospetti per cercare di creare questioni de facto sul terreno.” La Russia, con Putin che da ieri è in Cina per partecipare al forum della Via della Seta, ha manifestato “la disponibilità a continuare a condurre un lavoro mirato con l’obiettivo di porre fine allo scontro israelo-palestinese”. La Cina manderà un inviato speciale in Medio Oriente nei prossimi giorni. Anche il Giappone ha annunciato, tramite il ministro degli Esteri Yoko Kamikawa, che invierà aiuti umanitari e “continuerà a compiere sforzi diplomatici affinché l’assistenza necessaria e i beni di prima necessità raggiungano i civili innocenti e i rifugiati palestinesi” e nel contempo ha espresso la condanna ad Hamas per gli “attacchi terroristici”. Mentre il primo ministro inglese Sunak ha annunciato che nei prossimi giorni andrà in Israele.

Usa e Israele coordinati

Avviato anche il coordinamento sul campo tra statunitensi e israeliani: ieri, a sorpresa, è arrivato a Tel Aviv il generale americano Michael Kurilla che dal capo di Stato maggiore della difesa israeliano, generale Herzi Halevi, ha voluto “avere una comprensione chiara di quello che serve alla difesa israeliana, per sottolineare gli sforzi americani a sostegno di un’espansione del conflitto e per ribadire il ferreo supporto del dipartimento della Difesa americano a Israele”. “Sono qui per assicurare che Israele abbia quello di cui ha bisogno per difendersi – ha detto Kurilla – e sono concentrato soprattutto perché si eviti che altre parti allarghino il conflitto”. Mentre dall’Iran parlava l’Ayatollah Khamenei: “se i crimini del regime sionista” ha sentenziato, “continuano, nessuno potrà fermare i musulmani e le forze della resistenza. I bombardamenti devono cessare immediatamente.” Il portavoce militare israeliano Daniel Hecht, ha spiegato che non è vero quanto dicono tutti riguardo “un’offensiva di terra”, l’esercito si sta preparando, ma “potrebbe essere qualcosa di diverso.” Nel frattempo è cominciata la “guerra psicologica”. Hamas ha mostrato una giovane ostaggio, con un braccio rotto, ma che veniva curata. E’ un modo, dicono i militari israeliani, di “presentarsi come un’organizzazione umana, mentre compie crimini atroci.” Israele ha risposto mostrando un’esecuzione sommaria di soldatesse da parte di Hamas.

Onu, risoluzione ufficiale

Attivissima anche la Turchia, come è con la guerra russo-ucraina e i corridoi per il trasporto del grano. Ankara vuole esser uno dei Paesi “garanti di un patto tra Israele e Palestina nel caso le due parti trovassero un accordo per porre fine al conflitto in corso.” Il ministro degli esteri, Anadolu Fidan parteciperà al vertice dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione per la Cooperazione islamica (Oic) sulla situazione a Gaza in programma a Jeddah in Arabia Saudita. Mentre a New York il Consiglio di sicurezza dell’Onu discute su una bozza di testo di risoluzione ufficiale avanzata dalla delegazione brasiliana. La proposta del Brasile, che potrebbe essere messa al voto a ore, prevede una condanna esplicita di Hamas per i suoi attacchi contro Israele, la revoca dell’ordine israeliano di trasferire civili e dipendenti delle Nazioni Unite dalla Striscia di Gaza settentrionale a quella meridionale e “pause” umanitarie per consentire l’accesso agli aiuti.

Unione Europea mobilitata

Nel tardo pomeriggio, in videoconferenza, i 27 dell’Unione Europea si sono riuniti in seduta straordinaria e hanno iniziato con un minuto di silenzio per onorare le vittime innocenti che hanno perso la vita in Israele e Palestina. E le vittime dei recenti attacchi in Europa. “Il terrorismo e l’odio non hanno posto in Europa, né in alcun luogo del mondo”, ha riassunto il Presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. I membri del Consiglio europeo hanno esortato Hamas a liberareimmediatamente tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione. Hanno ribadito l’importanza di fornire aiuti umanitari urgenti e sono pronti a continuare a sostenere i civili più bisognosi a Gaza in coordinamento con i partner. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, prendendo la parola, si è detta “profondamente colpita” dall’efferatezza degli atti compiuti da Hamas e dal suo tentativo di “disumanizzare” i cittadini israeliani. Un grado di violenza che fa pensare a una “strategia” voluta per spingere Israele a una fortissima reazione che possa ricadere anche sulla popolazione civile palestinese per “ricompattare” l’opinione pubblica araba contro Israele. Infine ha ribadito che “dobbiamo tornare a ragionare di soluzioni di lungo termine della questione israelo-palestinese, riprendendo la questione dei due popoli e due Stati, che deve avere come presupposto il riconoscimento reciproco.”

Morto uno degli italiani scomparsi

La guerra guerreggiata, invece, avviene sempre ai confini con il Libano, dove è stata attaccata la cittadina di Metulla, nell’alta Galilea. Hamas ha riferito che le bombe hanno provocato 500 morti in un’ospedale di Gaza, ma Israele smentisce; parla di un’esplosione di cui non conoscono le cause.
Poco prima il portavoce militare Daniel Hagari avevaripetuto che ’’lo Stato del Libano deve chiedersi se è disposto a mettere in pericolo il Paese per i terroristi dell’Isis a Gaza. Deve proprio porsi questa domanda’’. E continua l’elenco dei terroristi uccisi; tra questi Il capo di Hamas dei valichi della Striscia Fouad Abu Btihan e Osama Mazini, capo del Consiglio della Shura e almeno altri 49 palestinesi uccisi nei raid condotti da Israele sulla parte sud della Striscia di Gaza, a Khan Younis e Rafah.
Yaakov Peri, ex capo dello Shin Bet e membro del team di negoziatori del Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, ha raccontato di aver “chiesto dei corridoi per riportare a casa gli ostaggi”, ma senza offrire una contropartita. “Hamas ci deve dire che sono pronti e qual è il prezzo. Non abbiamo ancora avuto una risposta”. Purtroppo ieri è giunta anche la conferma della morte di uno dei tre italiani; Eviatar Moshe Kipnis, cittadino italo-israeliano disperso dopo l’attacco terroristico di Hamas.

Profughi e aiuti umanitari

Per i profughi Antony Blinken, segretario di stato Usa, ha trattato con Israele la questione dell’arrivo degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e probabilmente oggi il Presidente Biden affermerà una soluzione, soprattutto per coloro che sono ammassati al valico di Rafah e negli ospedali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato di aver bisogno di un accesso urgente a Gaza per consegnare aiuti e forniture mediche, mentre l’Agenzia delle Nazioni Unite ha avvertito di una crisi umanitaria nell’enclave palestinese occupata da Israele. Richard Peeperkorn, rappresentante dell’Oms nei Territori palestinesi occupati, ha dichiarato che dall’inizio degli attacchi aerei israeliani a Gaza sono morte 2.800 persone e 11.000 sono rimaste ferite. Circa la metà di loro erano donne e bambini. Da Ginevra la portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani, ha spiegato che l’ordine di evacuare la popolazione del Nord della Striscia di Gaza dato da Israele potrebbe configurare un crimine internazionale di “trasferimento forzato illegale di civili.”

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