Il decreto Caivano può essere migliorato. Lo sostiene l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti intervenuta nell’iter di conversione con un parere indirizzato ai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. L’esame del disegno di legge 878 di conversione del decreto 123/2023, sulle misure urgenti di contrasto al disagio giovanile e alla criminalità minorile dovrebbe arrivare in Aula al Senato dal 23 ottobre. Il termine per la presentazione di emendamenti è scaduto e si stanno svolgendo le audizioni in Commissione. La Garante, al fine di intercettare immediatamente casi di disagio o di devianza, chiede di comunicare al Tribunale dei minorenni tutti i casi in cui avviene la convocazione da parte del questore: “In questo modo si potrà intervenire tempestivamente sui segnali di disagio, anche nel caso di minorenni di 14 anni, per offrire un programma rieducativo ai ragazzi che manifestano segni di devianza. Ci sono comportamenti che, pur non essendo reati, possono rappresentare un campanello d’allarme: intercettarli per tempo consente di arrivare prima che essi si trasformino in condotte penalmente rilevanti”.
Rischio passo indietro
Quanto all’ampliamento dei casi in cui si può ricorrere alla misura del carcere in fase cautelare l’Autorità garante ha segnalato due criticità. La prima è che si sta imboccando una strada che fa fare un passo indietro rispetto a un sistema penale minorile che considera la reclusione dei minorenni come extrema ratio. La seconda criticità riguarda il sistema italiano: “La vera emergenza non è quella di prevedere un maggior ricorso al carcere – scrive Garlatti nel parere – ma quella di potenziare le strutture, sia carcerarie che comunitarie, per renderle luoghi di efficace e reale recupero dei minorenni. È necessario chiedersi, prima di tutto, quale debba essere il fine di un periodo di carcerazione, non limitarsi al mezzo”.
Salute mentale dei giovanissimi
“È inoltre fondamentale – prosegue Garlatti – prevedere il rafforzamento e la creazione delle comunità terapeutiche: la salute mentale degli adolescenti, soprattutto quelli appartenenti a contesti di marginalità e svantaggio sociale nonché quelli detenuti che spesso sviluppano una dipendenza agli psicofarmaci, è l’elefante nella stanza che le politiche pubbliche continuano a ignorare”. L’Autorità garante ha inoltre espresso perplessità rispetto alla previsione che esclude la possibilità di ricorrere alla misura della messa alla prova nelle fasi successive quando questa sia stata concessa in fase preliminare e abbia avuto esito negativo. “La possibilità di accedere alla messa alla prova deve essere garantita in ogni fase quando si ha a che fare con minorenni, perché questi potrebbero maturare la consapevolezza di quanto commesso in un momento successivo del procedimento: non si possono applicare automatismi”.
Puntare su giustizia riparativa
Sempre a proposito della presa di coscienza da parte del minorenne, l’Autorità garante ha rinnovato la richiesta di valorizzare la giustizia riparativa in ambito minorile. “È uno strumento prezioso, che incide positivamente sulla vita delle persone coinvolte, sul tasso di recidiva e si affianca alle risposte della giustizia tradizionale senza sostituirle.” Proposta pure la realizzazione in ogni tribunale per i minorenni di servizi di supporto e informazione delle vittime. “Inasprire il sistema sanzionatorio o aumentare gli strumenti di repressione non aiuta le vittime”, ha insistito la Garante. Sul tema della giustizia riparativa: “va chiarito che non è previsto uno sconto di pena, ma si tratta di uno strumento volontario che si affianca al procedimento giudiziario.” Infine, secondo Carla Garlatti, occorre investire in attività di sensibilizzazione e formazione dei genitori. “Prevedere la reclusione dei genitori che fanno evadere l’obbligo scolastico ai figli può avere effetti controproducenti: se tuttavia si intende mantenere tale sanzione, sarebbe quanto meno auspicabile che prima di applicarla si invitassero i genitori a seguire percorsi di sostegno.” Apprezzabile, invece, che siano previste un’adeguata preparazione per chi è responsabile della gestione degli strumenti di parental control e l’incentivazione dei centri per la famiglia.