Ogni sforzo per evitare che l’assedio di Gaza si trasformi in una catastrofe umanitaria e di vittime. Mentre è partito il conto alla rovescia dell’esercito israeliano per l’operazione di terra per neutralizzare Hamas e liberare gli ostaggi nelle mani dei terroristi. Due facce di una guerra che rischia di incendiare l’intero Medio Oriente.
La determinazione di Tel Aviv
Il portavoce militare di Israele Daniel Hagari spiega le prossime mosse dell’esercito e le difficoltà che ci sono per la popolazione palestinese stretta nella Striscia di Gaza. “Comprendiamo che l’evacuazione della popolazione richiederà tempo. Stiamo adesso verificando le cifre’’, osserva Daniel Hagari nel commentare l’ordine dell’assedio totale e gli ordini di un prossimo attacco, ’’con volantini, messaggi radio e telefonici, e sul web’’, che sono stati inviati alla popolazione di spostarsi subito a sud del Wadi Gaza per motivi di sicurezza. Per l’esponente dell’esercito potrebbero essere necessarie ’’più di 24 ore’’. Hagari ha poi fatto presente che similmente anche un numero molto elevato di israeliani è stato costretto ad abbandonare le proprie abitazioni situate nel sud e nel nord di Israele per raggiungere località sicure.
I rischi del fronte libanese
Ieri un susseguirsi di notizie hanno fatto temere l’apertura di un nuovo fronte. L’esercito israeliano ha colpito con l’artiglieria il territorio libanese. La decisione è stata resa nota dal portavoce militare spiegando che l’azione è in risposta “ad un’esplosione alla barriera di sicurezza adiacente la comunità di Hanita”, al confine con il Libano. Inoltre, ha aggiunto, è stato attivato “un allarme riguardante l’infiltrazione di terroristi nella comunità. I soldati dell’Idf stanno attualmente perlustrando l’area”.
Hamas blocca gli abitanti
Nella Striscia invece la popolazione deve fronteggiare anche l’imposizione di Hamas che ha eretto posti di blocco e barriere per impedire agli abitanti di lasciare Gaza City”. Per il portavoce militare di Israele il blocco è la riprova che ’’Hamas è peggio dell’Isis. Ora ha gettato la maschera’’. Sulla tutelava dei civili palestinesi Danie Hagari ha evidenziato che nel contesto della evacuazione forzata degli abitanti di Gaza Israele si asterrà comunque dal colpire gli ospedali. ’’Faremo del nostro meglio per non colpire località sensibili. Ma in passato Hamas”, ha ricordato l’esponente militare, “ha sfruttato ospedali, scuole e moschee come scudi per difendere le sue infrastrutture militari’’.
Cresce il numero dei morti
È salito a 1.799 vittime palestinesi e 6.388 feriti il bilancio dei bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza. A riferirlo è il ministero della Salute palestinese citato dai media. Israele è favorevole alla creazione di “aree sicure” per i civili nella Striscia di Gaza in vista della vasta offensiva di terra che si appresta a lanciare. Lo ha detto un alto funzionario Usa all’agenzia France Presse a Doha. Medici e pazienti resteranno nella zona di pericolo, in assenza di ambulanze e di soluzioni adeguate per il ricovero dei malati più gravi. Il primo ministro palestinese Mohammed Shtayyeh ha accusato Israele di commettere un “genocidio” nella sua guerra contro Hamas nella Striscia. “Il nostro popolo a Gaza sta subendo un genocidio, Gaza è diventata un’area disastrata”.
Vittime tra i soldati israeliani
Al sesto giorno di combattimento ieri Tel Aviv ha reso noto che almeno 258 soldati israeliani sono rimasti uccisi nei combattimenti contro i militanti palestinesi da quando Hamas ha attaccato Israele sabato.“Le famiglie dei 258 soldati caduti sono state formalmente informate”, ha dichiarato il portavoce dell’esercito rivedendo un bilancio precedente che parlava di 169 soldati uccisi.
Blitz per liberare ostaggi
Ieri le forze di difesa israeliane (Idf) hanno reso noto che sono stati liberati diversi ostaggi tenuti prigionieri dai terroristi.
“L’unità d’élite della Flotilla 13 è stata schierata nell’area circostante la barriera di sicurezza di Gaza in uno sforzo congiunto per riprendere il controllo della postazione militare di Sufa il 7 ottobre”, spiega la nota delle forze armate, “I soldati hanno portato in salvo circa 250 ostaggi in vita. Oltre 60 terroristi di Hamas sono stati neutralizzati e 26 arrestati, tra cui Muhammad Abu A’ali, il vice comandante della divisione navale meridionale di Hamas”.
Colpite le postazioni dei terroristi
Nella informativa delle forze israeliane l’Aeronautica militare israeliana ha annunciato di aver centrato “750 obiettivi militari, tra cui tunnel sotterranei del terrore di Hamas, compound e postazioni militari, residenze di alti esponenti del terrorismo utilizzate come centri di comando militare, magazzini di stoccaggio delle armi, sale di comunicazione e hanno preso di mira alti esponenti del terrorismo”.
Ancora razzi su Israele
Hamas ha invece rivendicato il lancio di almeno 150 razzi su Ashkelon, nel sud di Israele, dopo l’annuncio da parte dell’esercito israeliano alla popolazione della Striscia di ritararsi dal nord dell’enclave palestinese. Alcune immagini diffuse dai media mostrano numerosi intercettamenti in cielo da parte dell’Iron Dome sulla città. Le brigate Al Qassam di Hamas, ovvero il braccio armato del gruppo palestinese, ha dichiarato che 13 ostaggi sono stati uccisi negli attacchi aerei dell’esercito israeliano sulla Striscia Gaza delle ultime 24 ore. Tra loro, fa sapere Hamas, c’erano anche ostaggi stranieri, anche se non sono state rese note le loro nazionalità.
Cortei nelle piazze arabe
Manifestazioni a sostegno dei palestinesi si sono svolte in alcune capitali arabe, come Amman e Baghdad. Al termine della preghiera del venerdì più di 10mila sono le persone che si sono radunate nel centro di Amman, vicino alla Grande Moschea di Hussein, rispondendo a un appello dei Fratelli Musulmani giordani. Presenti anche molti giovani e gruppi di sinistra. Nei filmati condivisi in rete si vedono gli scontri tra i manifestanti e le forze della sicurezza giordana al confine con i Territori palestinesi, dove si era concentrata un’altra protesta contro Israele. A Baghdad, invece, decine di migliaia di manifestanti si sono radunati in piazza Tahrir, nel centro della capitale irachena, per esprimere il sostegno ai palestinesi della Striscia di Gaza e protestare contro la rappresaglia di Israele per l’attacco subito da Hamas. A convocare la manifestazione chiedendo la partecipazione di ’’un milione di uomini’’ è stato l’influente leader religioso e politico sciita Moqtada al-Sadr. ’’No all’occupazione. No all’America’’ sono alcuni degli slogan intonati dai manifestanti. Durante la marcia sono state sventolate bandiere palestinesi e irachene, mentre i manifestanti hanno indossato sudari bianchi in memoria delle vittime dei raid israeliani.
L’Iran invoca la rivolta
Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha affermato a Beirut, durante il suo incontro col leader degli Hezbollah alleati di Hamas, che “bisogna rompere l’assedio imposto sulla Striscia di Gaza”. Citato dalla tv al Manar, Amir-Abdollahian ha ribadito che l’Iran è “solidale con i fratelli palestinesi” e che “bisogna fare di tutto per portare aiuti umanitari” alla popolazione della Striscia. “Se Israele non ferma i suoi attacchi contro i civili a Gaza, la regione si troverà ad affrontare nuove situazioni. Israele non può imporre un assedio completo a Gaza, bombardare i civili e commettere crimini di guerra senza una risposta”. Lo afferma il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, riferisce Al Jazeera. È necessario porre fine “all’uccisione di bambini e civili in Palestina”, ha aggiunto Amirabdollahian che ieri ha incontrato a Baghdad il premier iracheno Mohammed Shia al-Sudani e oggi è atteso a Beirut.
L’incognita Hezbollah
A suscitare dubbi e nuovi interrogativi è la posizione che prenderà Hezbollah. Una incognita che Naim Qassem, numero due del partito armato libanese filoiraniano Hezbollah, parlando alla folla riunita per una manifestazione, spiega così:
“Tutti aspettano di sapere cosa farà Hezbollah. Hezbollah conosce le sue responsabilità”, ha detto Qassem, “Siamo pienamente preparati e monitoriamo gli sviluppi in ogni momento. Parteciperemo a questa operazione secondo i nostri piani e la nostra visione”.
L’appello del Coordinamento italiano
“Ci uniamo alla richiesta del segretario generale Onu, al sottosegretario Blinken che si trova in Medio Oriente, alla presidente Ue Von Der Leyen, di bloccare l’operazione annunciata da Israele prima che gli scenari prospettati dagli esponenti del suo Governo, a partire dal primo ministro, diventino realtà” . E’ l’appello “umanitario urgente” alla Comunità Internazionale, dopo l’avvertimento di evacuazione del Nord e Centro di Gaza, sottoscritto da Aoi- Cooperazione e Solidarietà Internazionale, Cini-Coordinamento Italiano Ngo Internazionali e Link2007, network che raggruppa 16 tra le più importanti e storiche ong. “Gli abitanti della Striscia di Gaza nella notte” ricordano nell’appello, “hanno ricevuto sui loro telefoni un avvertimento da parte dell’esercito israeliano per l’evacuazione di tutta la zona nord e centrale della Striscia entro le 14 ora locale del 13 ottobre. Anche le Nazioni Unite hanno ricevuto la stessa comunicazione per la messa in sicurezza di tutto il loro staff e strutture, comprese scuole ed ospedali. L’area è sotto incessanti bombardamenti da cinque giorni, le strade sono distrutte. A Gaza non esiste un luogo sicuro. Non c’è elettricità né benzina. Questa richiesta da parte di Israele è irragionevole, non è possibile spostare oltre un milione di persone in poche ore. Sostenere le ragioni di questa decisione oggi”, conclude l’appello, “significa lasciare indietro civili innocenti che hanno diritto ad essere protetti, inclusi i più vulnerabili tra cui anziani, sfollati, degenti, e centinaia di migliaia di bambini”.
Putin torna in scena
Dopo giorni di silenzio sull’attacco ad Israele interviene il presidente russo, Vladimir Putin che ha evidenziato secondo quanto riferisce la Tass come: “Israele abbia diritto a difendersi”, nel contempo, “la questione palestinese deve essere risolta pacificamente” con la creazione di uno Stato indipendente con Gerusalemme Est come sua capitale. Per Putin. Quanto sta succedendo è “una grande tragedia per i palestinesi e per gli israeliani”.