Non solo big del calcio europeo. L’Arabia Saudita ha portato nel Paese importanti calciatori di fama mondiale grazie agli ingenti investimenti effettuati negli ultimi mesi ma esiste un progetto altrettanto costoso che vede Riyadh impegnata nelle nuove generazioni di calciatori sauditi. Si chiama “Future Falcon” ed è stato presentato da Romeo Jozak, direttore tecnico del programma Future Falcon, insieme al direttore generale del programma nella lega calcio saudita Ghassan Bin Hussein Felemban, in occasione del premio “European Golden Boy” che si è svolto a Solomeo, vicino Perugia.
Le nuove generazioni
“Oggi si parla molto dell’Arabia Saudita e il pubblico conosce i trasferimenti importanti avvenuti dai mercati europei a quello saudita. Ma il nostro progetto è iniziato nel 2019 in estate prima del Covid, quando nessuno parlava di Arabia Saudita e ora ne siamo davvero orgogliosi, quindi siamo partiti molto prima”, ha affermato Jozak. L’idea dei sauditi, quindi, è quella di “trovare i migliori talenti del Paese tra i 18 e i 20 anni e di lavorare e abituarsi allo stile europeo e quindi di lavorare anche in Europa”. L’obiettivo è quello di alimentare le squadre nazionali, le selezioni giovanili e i club lavorando sugli aspetti tecnici per poi posizionare l’Arabia Saudita sulla mappa del calcio internazionale.
Calcio e religione
“Fino a quattro anni fa il nostro progetto era sotto l’egida del ministero dello Sport saudita ora è passato alla Federazione di Riyadh. In Europa non è chiaro che l’Arabia Saudita è un Paese di calcio. In un questionario su cosa rende felice il cittadino saudita, al primo posto c’è la religione e al secondo il calcio. Se facciamo un confronto rispetto a 20 anni fa con la Cina, vediamo che in Arabia Saudita c’è una cultura radicata di calcio, cosa che non possiamo dire della Cina. Grazie a questo progetto abbiamo selezionato i migliori talenti in Arabia Saudita e li abbiamo mandati in Spagna. In quel Paese vengono seguiti interamente da noi che organizziamo la loro giornata, hanno un programma organizzato e li spingiamo ad abituarsi all’Europa. Alcuni giocatori sauditi non erano mai usciti dal loro Paese. Sappiamo che l’Europa è la culla del calcio e loro sanno che se vogliono alzare il livello devono andare lì”, ha aggiunto.