venerdì, 27 Dicembre, 2024
Attualità

Privatizzazioni, su possibile vendita di Ferrovie sindacati contrari

Una risposta interpretabile del ministro trova Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl pronti alla mobilitazione

“Come è noto ci sono dei passaggi societari.” Sono state queste le parole del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti a una domanda su una quotazione di Fs. Tanto è bastato per fare ipotizzare dismissioni di quote da parte del Governo che hanno subito fatto insorgere i sindacati. Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl ferrovieri, in una nota congiunta, si sono detti “perplessi” e “nettamente contrari” a un, ipotetico, piano di privatizzazione del Gruppo.

Contrarietà netta

“Rispetto alle notizie recenti trapelate dalla stampa,” scrivono i sindacati, “oltre che a rimanere perplessi, esprimiamo netta contrarietà rispetto all’ipotesi che il Governo stia lavorando a un piano per la privatizzazione parziale del Gruppo Fs, con una quotazione del Gruppo in Borsa fino al 40%, paventando un possibile scorporo delle due grandi controllate del gruppo, ovvero Trenitalia e Rete ferroviaria italiana che, in questo caso, resterebbe per intero allo Stato.” La privatizzazione delle Ferrovie è un’operazione complessa che riguarderebbe una delle più grandi società pubbliche che lo Stato possiede al 100% ed è molto attrattiva. L’incasso tra i quattro e cinque miliardi di euro rappresenterebbe circa un quarto dell’obiettivo stabilito nella Nadef.

Operazione infruttuosa

“Il Governo,” aggiungono, “non può vendere asset fondamentali per fare cassa. La possibile quotazione sul mercato porterebbe alle casse dello Stato un introito di circa 5 miliardi di euro, una goccia nel mare rispetto ai 2.859 miliardi di euro di debito pubblico stimato dalla Banca d’Italia il mese scorso e che non contribuirebbe in maniera incisiva alla risoluzione degli attuali problemi. L’operazione, oltre che a essere infruttuosa rispetto all’esiguità della cifra che ne deriverebbe, non porterebbe neanche a un miglioramento in termini di performance o di sviluppo del settore, ma, al contrario, c’è il serio rischio di danneggiare una delle poche aziende sane e in utile del Paese, con evidenti ricadute negative in termini di occupazione e, di riflesso, alla circolazione di passeggeri e merci, mettendo in crisi l’intero comparto della mobilità”.

A caccia di 20 miliardi

L’ipotesi di un’offerta pubblica riguarderebbe circa un terzo della società e sarebbe una parte fondamentale del piano di privatizzazione da 20 miliardi di euro, annunciato il mese scorso dal Governo. Ma il Ministero delle Finanze ha dichiarato che al momento non esiste un piano ufficiale su questo argomento, mentre Ferrovie dello Stato ha rifiutato di commentare. Il Governo, come è noto, conta anche sulla privatizzazione di Banca Monte dei Paschi di Siena e ha realizzato un accordo per cedere una quota del vettore ITA a Deutsche Lufthansa. Riguardo le Ferrovie i sindacati si augurano “che l’ipotesi non trovi fondamento. In tal senso ci aspettiamo di ricevere quanto prima una smentita da parte delle Istituzioni, diversamente non esiteremo a intraprendere azioni di mobilitazione della categoria, per scongiurare il pericolo di distruggere l’unico campione nazionale dei trasporti del Paese.”

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