“Possiamo ambire a diventare l’hub naturale di approvvigionamento energetico dell’intera Europa e possiamo farlo se usiamo l’energia come chiave per costruire, con l’Africa e il Mediterraneo allargato, un partenariato paritario e vantaggioso per tutti.” Lo ha detto la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un video messaggio inviato in occasione delle celebrazioni per i 70 anni di Eni. Dispiaciuta per non essere potuta intervenire di persona come annunciato, la Presidente si è scusata dicendo: “sono giornate complicate.” Ieri mattina, infatti, si è recata alla sinagoga di Roma per far sentire la vicinanza alla comunità ebraica.
Meloni: Eni è l’Italia
“Celebrare i primi 70 anni di Eni significa celebrare, di fatto, anche 70 anni della nostra storia nazionale,” ha aggiunto Meloni: “nel 1953, anno di nascita dell’Eni, l’Italia era molto diversa da quella di oggi. La guerra era finita da pochi anni e le ferite erano ancora profonde. Eppure, gli italiani si erano già rialzati, stavano ricostruendo e ponendo le basi di quel miracolo economico che ha reso l’Italia una potenza economica globale.” Oggi è la “vostra festa”, ha detto ai manager e dipendenti di Eni, ma è anche la festa dell’Italia che condivide il destino di questa grande azienda. Meloni ha ricordato Enrico Mattei “primo a capire” che bisognava diversificare le fonti energetiche per il Paese. Infine: “laguerra in Ucraina ha innescato una crisi anche dal punto di vista energetico, ma questa crisi sono convinta che possa diventare un’opportunità.” Meloni ha messo in fila: rinnovabili, gas, biocarburanti, idrogeno, cattura dell’anidride carbonica, ma anche tutte quelle tecnologie che consentono di trasformare sempre di più l’economia da lineare a circolare. E poi la grande sfida dell’energia da fusione: “so che i ricercatori di Eni,” ha concluso la Presidente del Consiglio “lavorano tutti i giorni per dare concretezza a questa prospettiva incredibile di aver così una fonte di energia pulita e illimitata.”
L’indipendenza energetica
L’incontro per i 70 anni di Eni è avvenuto al Gazometro di Roma Ostiense, alla presenza, tra gli altri, del Presidente del Senato Ignazio La Russa che si è congratulato: “L’Italia è orgogliosa della vostra storia, una storia che nasce e cresce con degli esempi” come quello di Enrico Mattei, “un uomo che non accetta di essere subordinato alle famose 7 sorelle e che pensa che l’indipendenza italiana non possa essere tale senza l’indipendenza energetica. Eni cresce con questo concetto.” Zafarana ha commentato così il traguardo raggiunto dalla società: “è una realtà aziendale che si fa amare a prima vista come è accaduto a me, presidente del suo Consiglio di amministrazione da 5 mesi soltanto e oggi fa onore ai suoi 70 anni di storia, e guarda con passione e fiducia al suo futuro potendo contare su professionalità e competenze tecniche d’eccellenza. Puntando sul grande patrimonio rappresentato dalle sue persone”.
La transizione energetica
L’amministratore delegato Claudio Descalzi ha raccontato che la continua evoluzione e trasformazione di Eni “ha permesso di trasformare la catena del valore da puro player oil&gas a società energetica integrata con attività differenziate e sinergiche nel ciclo industriale e commerciale”. Descalzi ha detto che non sappiamo come sarà il mondo tra decenni, ma sappiamo che ci sarà e che il lavoro in parte fatto e da fare è di passare “dal petrolio al gas e, più in particolare, la focalizzazione sul gas da noi prodotto, rispetto a quello acquistato da terzi riuscendo ad avere un’indipendenza.” Paradigma fondamentale è diventato quello di “coinvolgere partner e stakeholder dei Paesi che ci ospitano” e quindi “il primo passo”, secondo Descalzi, è “completare la sostituzione del gas russo” anche se non è cosa semplicissima.
Energia l’impatto della guerra
Quanto alla guerra in Israele Descalzi si è limitato a dire: “so solo che Chevron, per ragioni di sicurezza, ha dovuto interrompere la produzione.” “Sicuramente”, ha aggiunto, “la guerra preoccupa sempre per gli effetti che ha direttamente sulle persone e la società. Abbiamo già visto nei giorni scorsi gli effetti sul mercato: il prezzo del gas che è salito leggermente e il prezzo del petrolio che aveva iniziato una leggera discesa è risalito”. “La guerra è terribile”, ha concluso, “ma l’impatto sulla produzione di gas è marginale e sono tutti gli schemi e le possibili conseguenze che preoccupano il mercato che è ovviamente molto prudente. Bisogna capire l’evoluzione”.