Il Fondo monetario internazionale gela l’Italia: ha tagliato le stime del Pil italiano per il 2023 e il 2024. Una notizia, questa, che riflette una preoccupazione per la situazione economica del Paese e l’andamento dell’economia globale e europea. Entrando nello specifico, il Fmi prevede una crescita economica del Belpaese dello 0,7% per l’anno in corso, con un taglio di 0,4 punti percentuali rispetto alle previsioni di luglio. In pratica, le aspettative di crescita economica per il 2023 sono state riviste al ribasso, indicando una situazione economica più debole rispetto a quanto precedentemente stimato. Per il 2024, il Fondo presume una crescita finanziaria dell’Italia anch’essa al 0,7%, ma con una revisione leggermente negativa rispetto alle stime precedenti (meno due punti decimali). Questi tagli previsionali dell’Italia riflettono una generale frenata dell’economia globale e, in particolare, di quella europea.
Deficit di bilancio
Il Fmi ha poi aggiunto che, nonostante un progressivo miglioramento dei conti pubblici in Italia dopo l’impatto della pandemia, il Paese continuerà a registrare pesanti deficit di bilancio nei prossimi anni: nel 2023 si prevede un deficit di bilancio pari al 5% del Prodotto interno lordo. Nel 2024, il deficit dovrebbe diminuire leggermente al 4% del Pil. In pratica il governo continuerà a spendere più di quanto guadagna, il che potrebbe comportare un accumulo di debito pubblico.
Produzione industriale in crescita
Se dall’Organizzazione internazionale non sono affatto buoni gli scenari futuri, almeno dall’Istat è è arrivata una buona notizia: la produzione industriale in Italia ad agosto è aumentata dello 0,2% rispetto a luglio. Tuttavia, l’Istituto di statistica ha rilevato anche una diminuzione significativa nell’indice tendenziale complessivo, pari al -4,2%. Un dato che ha fatto sobbalzare il Segretario segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo che critica il governo sul consolidamento della pratica degli incentivi a pioggia: “Disperdere in mille rivoli grandi quantità di denaro non serve a imprimere alcuna accelerazione alla produzione industriale, che come dimostrano i dati diffusi oggi dall’Istat, risulta in calo di oltre 4 punti su base annua”.