“Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”. Un messaggio forte e chiaro quello lanciato dal Papa nel corso dell’udienza generale del mercoledì e dedicato al Continente nero dilaniato da molti conflitti: “Dopo quello politico, si è scatenato un colonialismo economico, altrettanto opprimente. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca”. Una terra sinonimo da sempre di povertà e di immigrazione, oggi più che mai sulla bocca di tutti per i tantissimi disperati che sempre di più cercano riparo in Europa, in Italia in primis. Ma una terra, per Francesco, dove la schiavitù e il colonialismo “non sono ricordi del passato, purtroppo”. E su questo tema il Pontefice cita San Daniele Comboni, apostolo per l’Africa che spese tutta la sua vita a favore del Continente nero, proprio nel pieno dell’orrore della schiavitù che “‘cosifica’ l’uomo, il cui valore si riduce all’essere utile a qualcuno o a qualcosa. Ma Gesù ha elevato la dignità di ogni essere umano e ha smascherato la falsità della schiavitù”.
I crocifissi della storia
Il Santo Padre ha preso spunto sempre da Comboni, il cui sogno era una Chiesa che facesse causa comune con i crocifissi della storia per sperimentare con loro la resurrezione, vuoi che fossero uomini, vecchi, donne o bambini tormentati da storie di ingiustizie: “Il suo zelo è stato energico e profetico nell’opporsi all’indifferenza e all’esclusione. Nelle lettere richiamava sempre la sua amata Chiesa, che per troppo tempo aveva dimenticato l’Africa”. Comboni inoltre ha sempre invitato la Chiesa a non dimenticare i poveri e ad amarli “perché in loro è presente Gesù crocifisso, in attesa di risorgere. Ho incontrato i legislatori brasiliani che operano per i poveri, che cercano di favorire i poveri con l’assistenza e la giustizia sociale. E loro non dimenticano i poveri: lavorano per i poveri. A voi dico: non dimenticatevi dei poveri, perché saranno loro ad aprirvi la porta del Cielo”.