Le mafie, si sa, sono sempre interessate agli appalti di opere e servizi pubblici.
E bene fa lo Stato, attraverso le sue diverse articolazioni, a condurre una guerra spietata alle consorterie criminali.
Spesso, però, le norme ideate per recidere le possibili infiltrazioni della “piovra” finiscono per danneggiare irrimediabilmente le imprese che già fanno i salti mortali per restare in piedi a dispetto della crisi economica e finanziaria in atto.
Un convegno, dal titolo “Mafie e appalti: prevenzione e contrasto delle infiltrazioni criminali negli appalti pubblici”, organizzato dall’Ance di Benevento in collaborazione con l’Università del Sannio e con il patrocinio degli Ordini professionali di avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti e collegio geometri e geometri laureati, dottori agronomi e forestali di Benevento cerca di fare luce su questi temi.
L’incontro, introdotto dal Procuratore aggiunto presso Tribunale di Benevento Giovanni Conzo e moderato dall’esperto avvocato Marcella Vulcano, Presidente Nazionale di Advisora, è in programma venerdì 28 febbraio nella splendida cornice dell’Auditorium Sant’Agostino a Benevento. Non si tratta soltanto di un’attività meramente accademica, nel senso che il direttivo Ance (composto da Mauro Verdino, Flavian Basile, Ernesto Mastrocinque, Fulvio Rillo, Albano Della Porta, Antonio Lampugnale, Pietro Barone, Carmine Iannella, Mario Michele Rubano, Domenico Maturo e Achille Lombardi) ha voluto stimolare la riflessione degli addetti ai lavori, andando ad affrontare gli effetti devastanti, anche sul piano reputazionale, che scaturiscono per l’impresa nel caso di una interdittiva che non sia suffragata da una sentenza della magistratura.
Di questo e altro abbiamo parlato a lungo con l’architetto Mario Ferraro, guida della benemerita organizzazione.
Presidente Ferraro, gli appalti sono da sempre nelle mire delle organizzazioni criminali. Quanto è importante un’azione di carattere preventivo?
“L’azione preventiva è fondamentale per agevolare il lavoro della pubblica amministrazione ed evitare illeciti. Tuttavia ritengo che l’aspetto più importante sia di ristabilire un rapporto virtuoso tra Stato e cittadino basato sul rispetto e sulla fiducia, rispetto che noi per primi abbiamo il dovere di garantire nei confronti delle regole che sono alla base di uno stato civile.
Quali sono le criticità della normativa su appalti e antimafia?
“Troppo spesso assistiamo al totale ribaltamento dell’articolo 27 della Costituzione che prevede la presunzione di non colpevolezza. Basti pensare alla misura dell’illecito professionale oppure alla diffusione dei protocolli di legalità per i quali anche in presenza di un mero rinvio a giudizio si può interrompere il rapporto contrattuale. Si tratta di tutti esempi eclatanti di un sistema che scarica sui privati l’inefficienza dello Stato e che invece di dimostrare, presume. Le informazioni antimafia hanno effetti irreversibili per l’impresa quali la risoluzione dei contratti, l’impossibilità a partecipare alle gare pubbliche, la revoca dei finanziamenti dei contributi ricevuti”.
E quindi?
“Pur condividendo la necessità di sbarrare l’acceso al mercato di quegli operatori colpiti da interdittiva, bisogna tener presente che gli effetti derivanti dalla stessa possono essere irrecuperabili nonostante il venir meno delle cause ostative che hanno portato alla sua emanazione, con effetti devastanti anche sul piano reputazionale dell’impresa, senza considerare i casi di interdittive generiche o a cascata”.
Quali sono, a suo giudizio, le azioni da attuare in questo campo?
“Sarebbe opportuno che i nuovi Protocolli di legalità si adeguassero ad un modello-tipo, predisposto dal Ministero dell’Interno d’intesa con l’Anac, attraverso il quale eliminare la clausola risolutiva. Ritengo, infatti, che si potrebbe risolvere il contratto solo dopo sentenze di condanna perlomeno di primo grado e non semplicemente a seguito di misure cautelari. Potrebbe essere utile sostituire il riferimento alla risoluzione contrattuale con quello del ricorso a misure straordinarie di sostegno e gestione delle imprese. Ad ogni modo occorre una strumentazione semplice ed efficace definita e gestita dagli organismi nazionali che svolgono ruoli essenziali a questo fine. La prevenzione delle infiltrazioni criminali deve, a nostro avviso, conciliarsi con la contrapposta esigenza di tutelare gli interessi di chi esercita un’attività imprenditoriale. Evitare un approccio eccessivamente punitivo/repressivo a favore di una azione che salvaguardi la continuità dell’attività imprenditoriale o una riabilitazione dell’impresa. Sicuramente il controllo giudiziario volontario, introdotto all’art. 34 bis del codice antimafia con la legge di riforma 161/2017, rappresenta una importante occasione per l’impresa colpita da interdittiva che abbia fatto ricorso al Tar, per non subire una vera e propria paralisi dell’attività, tale da pregiudicare l’intero indotto. Questa misura svolge una funzione meno invasiva ma parimenti efficace per combattere quella zona grigia di rapporti tra criminalità e aziende, evitando così una sostanziale paralisi aziendale”.
Qual è l’obiettivo che vi proponete di raggiungere attraverso il convegno del 28 febbraio?
“Quello di richiamare l’attenzione sul delicato tema delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. Per questo motivo abbiamo affidato il coordinamento scientifico ad indiscussi esperti della materia che hanno riunito illustri relatori per dar vita ad un dibattito che, con un approccio multidisciplinare, evidenzierà le molte positività della normativa antimafia di tipo preventivo, ma anche le tante criticità applicative eventualmente emendabili e, soprattutto potrà servire alle imprese sempre più spesso vittime del sistema, per avvicinarsi ad una cultura della prevenzione e del controllo interno dotandosi di strumenti di compliance programs utili per poter operare in modo consono alle esigenze preventive dello Stato e, contestualmente, per evitare il rischio dell’adozione di misure interdittive o di commissariamento antimafia”.
Quali sono le priorità di Ance Benevento?
“Effettuare delle proposte che possano essere recepite nei relativi protocolli di legalità. Alimentare il dibattito e sensibilizzare il legislatore verso la tutela degli imprenditori, per affrancare la figura dell’imprenditore da un bad reputation, frutto di luoghi comuni privi di fondamento. Anche la stretta creditizia rappresenta un altro elemento sul quale occorre intervenire per evitare una asfissia finanziaria delle imprese facilitando il ricorso dell’imprenditore in difficoltà ad un mercato parallelo così da diventare facile bersaglio degli usurai. Bisogna sostenere il sistema imprenditoriale soprattutto nelle sue fragilità al fine di renderlo meno vulnerabile, fornendo gli strumenti necessari a prevenire e combattere qualsiasi fenomeno illecito.
Il nostro auspicio è che si riesca a creare un circolo virtuoso tra le attività di controllo delle istituzioni pubbliche e le procedure preventive delle imprese, realmente in grado di impedire, neutralizzare o, almeno sensibilmente contenere, il fenomeno delle contaminazioni dei contratti pubblici da parte della criminalità organizzata di cui diventa vittima l’intero sistema economico”.