Giornata con Bruno Vespa, quella di ieri del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Prima a Cinque minuti post telegiornale di Rai Uno e poi a Porta a Porta. Che fa il paio con l’uscita del libro intervista fatta con il giornalista Alessandro Sallusti: “la versione di Giorgia”. In pressing prima delle decisioni importanti dell’autunno.
“Sono in pace con la mia coscienza” ha detto, riferendosi al lavoro di questo primo anno di legislatura. “Vivo in una dimensione folle, ma non sono cambiata.” L’Italia è considerata e rispettata a livello internazionale, ha raccontato soddisfatta “e fiduciosa” anche dei “segnali incoraggianti” che vengono dal Paese. Un lavoro “entusiasmante”, la versione di Giorgia Presidente del Consiglio, perché “il governo della nazione un po’ è la prova del nove di tutto quello che hai raccontato, devi dimostrare che non prendi in giro la gente”, soprattutto perché la propria storia politica, ha spiegato, “non è una zavorra”, ma una “visione”, “un pensiero politico”.
Europa, Draghi e Gentiloni
E poi i temi politici: sulla chiamata di Draghi da parte della Commissaria europea Von der Leyen la considera una buona notizia perché “Draghi è uno degli italiani più autorevoli che abbiamo, presumo che possa avere un occhio di riguardo per la nostra nazione.” E la scelta “non è contro” l’Italia. Piuttosto, ha rimarcato la premier, rispolverando la polemica dei giorni scorsi, il Commissario Gentiloni “è più critico che collaborativo”. “Io sono una persona abituata a dire quello che pensa”, ha aggiunto, “ho trovato facesse molte interviste nell’ultimo anno per redarguire e dire la sua sull’operato del governo, ecco, non so se accade nelle altre nazioni. I commissari non è che fanno il lavoro del loro governo però un occhio ogni tanto… ho visto un approccio più critico che non collaborativo, ma non vuol dire che io voglia litigare o discutere con Paolo Gentiloni”. Quanto ai rapporti con l’Europa, “ci siamo, ma a testa alta anche per difendere i nostri interessi nazionali.” Meloni si è auspicata che l’Ue ci “dia una mano” e “non si perda tempo.”
Guerra Ucraina e “dublinanti”
Sulla guerra in Ucraina non si cambia posizione, e sul ruolo internazionale dell’Italia, la premier ha aggiunto che nonostante le difficoltà “potrebbe andare peggio se non facessimo quello che stiamo facendo, una guerra più vicina, un mondo più insicuro”.
Poi ha risposto sulla questione dei migranti e in particolare sullo stop di Francia e Germania ai ricollocamenti. “Me lo aspettavo, in parte sì, avevamo detto che non potevamo accogliere i dublinanti, perché i nostri hot spot erano pieni. “La questione dei ricollocamenti è secondaria, sono state ricollocate pochissime persone in questi mesi, è una coperta di Linus, la questione non è come scarichiamo il problema, è fermare gli arrivi in Italia, non vedo ancora risposte concrete.”
Riforma premierato e ponte sullo stretto
E poi le questioni italiane. Intanto il ponte sullo stretto “lo famo!” L’ha detto mentre Bruno Vespa mostrava una vignetta di Osho dove il ministro delle Infrastrutture Salvini le chiede rassicurazioni. Così come il Governo è “praticamente pronto” per la riforma costituzionale per il premierato. Si fa anche quella: “gli italiani ci hanno chiesto di farla”. Se non ci saranno i due terzi in Parlamento saranno gli italiani” a esprimersi con il referendum.
Tassa extraprofitti e Superbonus
Sulla tassa alle banche per gli extraprofitti Meloni ha aperto a “correttivi” ma senza fare marcia indietro. Le modifiche, ha detto, “si possono fare a parità di gettito” che è “qualcosa di meno” di tre miliardi. Mentre sul Superbonus e i crediti incagliati la premier è stata chiarissima e ha ripetuto le cifra che aveva già fatto dopo l’ultimo Consiglio dei ministri: “i bonus edilizi messi in capo da Conte sono costati ad oggi circa 140 miliardi, mediamente una legge di bilancio che è la legge più importante di tutti e si fa sulla sanità il lavoro le famiglie il pubblico impiego vale 20, 30, 35 miliardi, questo per capire l’ordine, da 4 a 6 leggi finanziarie, qualcosa deve non aver funzionato”.
Redditi. Famiglie. Salario minimo
Dunque la manovra va razionalizzata per bene e incentrata, come ha ripetuto più volte Meloni, sui “redditi più bassi, famiglia, sanità, pensioni.” “Il lavoro dipendente”, ha spiegato, “è la nostra priorità dall’inizio, ragione per la quale in meno di un anno abbiamo concentrato le poche risorse di cui disponevamo sul taglio del cuneo contributivo”. Mentre sul salario minimo la risposta è una domanda: “perché quelli che adesso vogliono il salario minimo in 10 anni non hanno mai pensato di farlo? Se il salario minimo diventa un parametro sostitutivo diventano più i lavoratori che ci rimettono di quelli che ci guadagnano”. Mentre sul reddito di cittadinanza, va superato con il lavoro: ad oggi la piattaforma per i percettori di reddito di cittadinanza che possono lavorare conta “circa 50mila persone iscritte a fronte di 70mila offerte di lavoro e 750mila posti di formazione professionale per cui è previsto un rimborso spese. Le opportunità ci sono”. Infine la fermezza contro la criminalità.”Se fosse vero che c’è qualcuno che gestisce i soldi del reddito di cittadinanza, cioè la camorra, su questa cosa bisogna andare fino in fondo”.