Per fronteggiare la crudeltà della guerra in Ucraina “ci si dedichi a maggiori preghiere, soprattutto nei santuari, per la conversione e la fine del conflitto”. Papa Francesco ha ricevuto ieri i Vescovi del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina all’interno dello Studio dell’Aula Paolo VI, poco prima dell’Udienza Generale del mercoledì nel corso della quale è tornato a parlare anche della recente visita in Mongolia e dell’incendio divampato qualche giorno fa a Johannesburg e che ha causato circa 70 vittime.
Nell’incontro con l’Arcivescovo maggiore di Kyïv, Sviatoslav Shevchuk, il Pontefice ha ribadito la sua vicinanza al popolo ucraino. Un popolo che vive in una “dimensione di martirialità”, di cui non si parla abbastanza nonostante la sua crudeltà e criminalità. Con l’esempio di Gesù Cristo durante la Passione, il Santo Padre ha incoraggiato il popolo a non rimanere vittima, ma a testimoniare il coraggio di dire la verità. “La guerra è una cosa del diavolo, vuole distruggere”, ha aggiunto Francesco, ricordando tutte le persone ammazzate, ferite e torturate. Un pensiero anche ai bambini ucraini incontrati durante le udienze: “Ti guardano e hanno dimenticato il sorriso. Questo è uno dei frutti della guerra: togliere il sorriso ai più piccoli”.
Nel corso dell’incontro il Papa è tornato anche sulle sue dichiarazioni (fortemente criticate dal governo ucraino sposate invece dal Cremlino) fatte durante il video collegamento con i giovani russi il 25 agosto, ribadendo che le sue parole sulla ‘Grande Russia’ erano intese in un contesto prettamente legato alla cultura e non di certo per esaltare logiche imperialistiche e personalità di governo.
Dolore per Johannesburg
Nel corso dell’udienza generale, oltre a chiedere di pregare per la “martoriata Ucraina che soffre tanto”, il pensiero del Pontefice è volato in Sudafrica, a Johannesburg per la precisione, dove alcuni giorni fa un incendio divampato nel centro della città ha causato la morte di circa 70 persone, tra cui diversi bambini. “Provo vivo dolore per quanto accaduto”, le sue parole, esortando quindi tutti a unirsi in preghiera per le vittime: “Ai parenti esprimo il mio profondo cordoglio e invio una speciale benedizione per loro e per quanti si stanno prodigando per provvedere ad assistenza e supporto”.
La bellezza della Mongolia
Reduce dal viaggio in Mongolia, il Santo Padre ha affermato successivamente che la visita nel cuore dell’Asia gli ha fatto bene perché gli ha dato la possibilità di incontrare un popolo nobile e saggio, affettuoso, che “custodisce le tradizioni, rispetta gli anziani e vive in perfetta armonia con l’ambiente”. Il Vescovo di Roma ha spiegato anche che la visita “a un piccolo gregge di fedeli” deriva anche dal fatto che è proprio in posti lontani dai riflettori “che molte volte si trovano i segni della presenza del Signore” che non cerca il palcoscenico, “ma il cuore genuino di chi lo desidera e lo ama senza apparire, senza voler ergersi sugli altri.
E io ho avuto la grazia di incontrare in Mongolia una Chiesa umile e lieta, che è nel cuore di Dio, e posso testimoniarvi la loro gioia nel trovarsi per alcuni giorni anche al centro della Chiesa”. Francesco ha colto l’occasione per ringraziare anche quei missionari che 30 anni fa andarono in un Paese che non conoscevano, la Mongolia appunto, per dare vita a una comunità unita e cattolica, una parola, questa, “che significa universale. Ma non si tratta di un’universalità che omologa, piuttosto di un’universalità che s’incultura”.