Il cambiamento climatico degli ultimi anni impone agli agricoltori italiani di rivedere il prospetto delle produzioni agricole tipiche delle regioni: con l’estate 2023 – classificata terza tra le dieci più torride mai registrate dal 1800, con una temperatura superiore di 0,67 gradi – si fa più viva che mai la necessità, per quanto riguarda le colture, di cambiare rotta e virare ‘strategicamente’ alle coltivazioni di frutta esotica. Mango e avocado in particolare, registrano coltivazioni record.
Oltre mille ettari di frutta esotica
A oggi gli ettari coltivati nel nostro Paese a frutta tropicale – riferisce Coldiretti – sono più di mille, fra Sicilia, Puglia e Calabria dove sempre più spesso si coltivano piantagioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina dalle banane al mango, dall’avocado al lime, dal frutto della passione all’anona, dalla feijoa al casimiroa, dallo zapote nero fino ai litchi.
Ulivi e pomodori al Nord
Il clima, come vedremo, influisce indistintamente su tutte le colture: vino e olio oggi, a esempio, vengono prodotti a latitudini sempre più settentrionali, con la Pianura Padana protagonista di produzioni tipicamente mediterranee come grano e pomodoro da salsa, con 70mila ettari coltivati in Italia e l’Emilia Romagna eletta hub dell’oro rosso nelle regioni settentrionali. Le Alpi a Nord, invece, assistono alla migrazione degli ulivi: si trova in provincia di Sondrio l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano.
Agricoltura sostenibile
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre risente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli, imponendo nuove sfide per le imprese agricole che devono saper cogliere le opportunità che ne derivano, oltre a monitorare gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sicurezza del territorio. Un obiettivo che richiede impegno delle Istituzioni per introdurre all’agricoltura 4.0 e quindi l’impiego di droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al pressing di Coldiretti, sta finalmente aprendo le porte.